Me lo aspettavo, con l'arrivo dei "gioielli" i ritmi sono totalmente cambiati; finite le mie giornate oziose e pigre al rallentatore; le chiacchere, le domande, la curiosità di scoprire insieme e la gioia di condividere ciò che si è già visto e fare da cicerone, mettono le ali ai piedi ed il motorino alla lingua, la sera ci si addormenta stravolti. Francesco avanza sempre soft, non ha esigenze particolari, non a caso ambisce a diventare "un saggio", Marco fa ottomila cose al minuto, smanetta col telefonino in continuazione, si è preso anche due appuntamenti con clienti israeliani ed ha piazzato un sacco di cataloghi Slide, è proprio business oriented e bulimico di tutto, ma va bene così, in quell'insalata russa che è una famiglia, ci sono tanti ingredienti e la maionese dell'amore li lega tutti.
Lunedì con la Egged (la compagnia locale) in autobus a Gerusalemme, 80 kilometri da Tel Aviv, 50 minuti di strada. Davanti alla stazione prendiamo poi il locale numero 1, quello che passando da Mea Shearim, il quartiere ortodosso per eccellenza, va diretto al Kotel ( il Muro del Pianto). La nostra meta è la città vecchia naturalmente, i luoghi sacri canonici, passare dal quartiere mussulmano a quello cristiano, dall'armeno all'ebraico, girare a caso per stradine millenarie, respirare quell'aria mistico-turistico-spirituale veramente unica. Bellissima una passeggiata sui tetti: non so bene come, ma siamo riusciti a prendere il vicolo giusto, la scaletta giusta ed a un certo punto planavamo in alto; ci siamo ritrovati davanti la cupola del Santo Sepolcro a sinistra, quella d'oro che ospita la pietra nera da cui Maometto si sarebbe librato in cielo per sedersi accanto Allah alla spianata del tempio, al centro, e il Muro del Pianto a pochi passi a sinistra; in linea d'aria, a tiro di schioppo, la più alta concentrazione di luoghi sacri del mondo, quelli delle tre fedi monoteiste di due miliardi e mezzo di persone, non scherziamo. A Gerusalemme molte città e civiltà si sovrappongono. Per esempio proprio il monte del Tempio è stato sede del primo e del secondo tempio degli ebrei, Erode vi eresse in seguito un santuario dedicato a Giove, poi divenne una chiesa cristiana e da ultimo Haram-ash-Sharif, il sacro luogo dell'ascensione di Maometto. Non è per essere polemica, ma cristianesimo e islam non hanno mai rispettato nelle loro conquiste i luoghi di culto altrui, pensiamo anche in tempi recenti al tentativo di convento ad Auschwitz o alla distruzione degli immensi Buddha di Bamiyan in Afghanistan. Terminiamo la giornata gerosolomitana con baci, abbracci, torte e thè a Pizgat Zehev, uno dei tanti quartieri nuovi sulle colline intorno, dai cugini paterni, i genitori di Eldad.
Conosco le sindromi di Stoccolma, di Peter Pan, di Muenchhausen e pure di Stendhal, mi mancava quella di Gerusalemme. Ma in fondo lo si poteva immaginare che con tutta questa sacralità, a qualcuno gli va il cervello in tilt. Negli anni 30, uno psichiatra locale ha studiato questa psicosi, che colpisce annualmente da 50 a 200 persone: dalla signora inglese piazzata sul monte Scopus con tazza di thè in mano, of course, nell'attesa imminente di Gesù al canadese che credendosi Sansone si scaglia violentemente contro il muro della sua stanza per sfuggire "elementare Watson" ai filistei, da chi si sente una reincarnazione della Vergine Maria all'australiano che mette a fuoco la moschea Al-Aqsa per distruggere i monumenti non cristiani della spianata del Tempio. La follia è sempre molto fantasiosa, ma stiamo tranquilli, è una forma benigna, pare che dopo qualche giorno sotto osservazione ospedaliera si recuperi il senso della realtà e ti rispediscano a casa.
Martedì, macchina a noleggio per tre giorni e via verso il sud, il deserto del Neghev che i ragazzi non conoscono e Mar Morto, per rilassarsi un pò.
Esempi di riflessioni "on the road" del "gioiello" Marco:
Cazzo, in spiaggia a Los Angeles non c'era neanche un albero, eppure mi sono beccato una cacca di goenland in un occhio. La merda di gabbiano è acidissima, per fortuna avevo gli occhiali da sole, mi poteva accecare.
Vorrei assaggiare il gooducken, è una specialità inglese natalizia, me ne ha parlato il nostro rappresentante. Si prende un groose ( piccioncino), lo si mette in un duck (anatra), che si infila poi in un turkey (tacchino), praticamente tre uccelli in uno da arrostire in forno, dev'essere buonissimo.
In fabbrica c'è una ragazza che si chiama Santina A ddolorata, quale sarà il suo diminutivo?
Però, son sfigati questi israeliani, a 500 kilometri in linea d'aria c'è una marea di petrolio e qui un c......
Francesco nota invece che in un prato ci piazzano le caprette a brucare per risparmiare la tosa-erba, che tutti sfrecciano nel deserto troppo in fretta, che abbiamo pernottato a Ein Bokek, la spiaggia chic, orribilmente turistica del Mar Morto, mentre a nord c'è quella di Kalya, autentica ruspante (ha ragione, poi ci andremo e sarà bellissimo, infangati a mollo nell'acqua ).
La sottoscritta viene presa in giro perchè smaccatamente di parte, sempre critica e non obbiettiva nei confronti dei fratelli arabi. E' un gran vecchio gioco fra noi, ci divertiamo con le dinamiche di un tempo, Marco fa il pirla, Francesco il professore polemico ed io la rompicoglioni.
Prima tappa
Beer Sheva, dove anche se ora c'è tutto, pure un'ottima università, non si ha voglia di andarci a vivere perchè è una cattedrale in mezzo al deserto con clima di fuoco. Rispetto alla parte moderna che mi era sembrata senza anima, la città vecchia, visitata questa volta, ha almeno una sua personalità. Seconda sosta a
Sde Boker, il kibbutz degli ultimi anni di Ben Gurion (ne ho già parlato
nelle note del viaggio precedente)
. Ci ha molto colpiti la lungimiranza di questo statista che già nel lontano 1955 affermava:
Scientists must develop new technologies: low-cost processes for water desalination, applied solar energy, wind power for producing electricity, artificial lakes throught the Neghev and the study of desert flora and the special properties of local soils in order to introduce new crops.... Science has the power to contribute to the greatest global problem - the greening of the deserts - which has become the major concern of the nations of Asia, Africa and Australia
Infine la meravigliosa
Shivta, in the middle of nowhere per cena e sonno ristoratore. Ci tenevo tanto che i ragazzi conoscessero questo posto in mezzo al nulla, la qualità del silenzio che solo il deserto sa trasmettere, la passeggiata al tramonto fra le rovine della vecchia città nabatea tutta per noi, l'attesa della squisita semplicissima cena di Ayala dondolandosi sull'amaca. Non mi sono sbagliata, erano entusiasti, non capita tutti i giorni un posto così.
Shivta, Mamshit, Nizzana, Haluza e Avdat (che visitiamo l'indomani) sono le città nabatee sulla "strada delle spezie" che dalla lontana India arrivavano via Petra fino a Gaza, il porto commerciale più importante sul Mediterraneo per le carovane. Sorte negli ultimi secoli prima della nostra era, queste antiche città conoscono il maggior sviluppo dal IV al VII secolo d.C. in concomitanza con l'apogeo bizantino. Le rovine archeologiche di Avdat sorgono su una distesa montagnosa a più di 600 metri d'altezza, tutt'intorno deserto, waadi, montagne e silenzio a perdita d'occhio. Passiamo naturalmente per Mitzpe Ramon col suo cratere circondato di montagne prima di raggiungere il Mar Morto, che non commento, le foto parlano da sole.
Il 30 ottobre, di ritorno a Tel Aviv, è stato un giorno veramente straordinario, ma non per i miei 60 anni, ci mancherebbe altro (anzi, 6+0, psicologicamente fa un altro effetto), ma perchè ha diluviato per più ore e non solo qui, ma dovunque in Israele, anche al sud. Ero mortificata per i ragazzi, sembrava un novembre milanese, e invece quasi festa nazionale, un miracolo, vera manna donata dal cielo, erano mesi e mesi che non si vedeva una goccia. Una giornata così da queste parti è una benedizione, invecchio sotto i migliori auspici. Ho festeggiato nel pomeriggio con una lunga, splendida passeggiata in riva al mare con Francesco mentre Marco dormiva e la sera con pantagruelica cena e spettacolo magico dai cugini materni Tami e Mino ed i loro figli. Sono proprio fortunata e commossa, grazie, grazie di cuore per tutti gli auguri affettuosissimi arrivati per sms ed internet.
La settimana è volata, Marco è partito stamani, Francesco me lo godo ancora due giorni. Faccio la mamma e dico che i miei gioielli sono proprio dei "gioielli". Per il prossimo compleanno se ne riparla fra dieci anni, c'è tempo.