Il tragitto Peryar- Munnar e' in assoluto il paesaggio piu' bello visto finora. La strada stretta e tortuosa si inerpica sempre di piu', arriviamo fino a 1500 metri di altezza. 3 sono i colori che riempiono questo paesaggio cartolina per la gioia degli occhi: il rosso vivo della terra argillosa ( mi fa pensare al Tavoliere delle Puglie con gli alberi d'olivo secolari), il verde smeraldo della foresta tropicale, l'azzurro delle case nascoste nel mare d'alberi o incollate disordinatamente sulle colline.
Fra pendii, monti ed avvallamenti improvvisamente appaiono loro, le superbe piantagioni di the. Foglie tipo gardenia, cespugli alti circa 70- 80 centimetri potati regolarmente bassi con precisione da arte toparia, perche' per il raccolto verranno utilizzate solo le foglioline tenere dei giovani rispunti. Fra i vari cespugli ci sono dei minuscoli sentieri per consentire alle donne la raccolta. Da lontano l'effetto e' quello esaltante di un immenso puzzle verde a cielo aperto. Mi torna alla mente un'altro paesaggio commovente nella sua bellezza, le risaie a terrazza incontrate nel centro di Bali intorno ad Ubhud.
L'ingresso a Munnar, citta' faro delle piantagioni di the, arricchitasi proprio grazie al turismo che si è creato intorno ai campi, mi fa' invece pensare alla nostra Romagna, con Peppone e Don Camillo, comizi comunisti con bandiere rosse e falce e martello ( e chi le vede piu' in Italia) e campanili di chiese a profusione, manca giusto la piadina ed il culatello. Finalmente mi sono documentata ed ho la risposta per tutte queste chiese: in India ci sono grossomodo 25 milioni di cristiani, il cui 75 per cento vive nel Kerala. Visitiamo naturalmente una fabbrica di the, se ho capito bene la foglia e' sempre la stessa, cio' che fa la differenza sono i vari livelli di asciugatura, di triturazione, di lavorazione e la collocazione geografica della pianta, piu' o meno collinare o montana.
Munnar e' un paesone senza fascino, solito casino per le strade, ma il mercato della frutta e verdura presenta bancarelle pulite e ben esposte. Qui Gastone rivela infine quanto e' astuto e subdolo: realizzo infatti che lentamente, ma inesorabilmente le nostre residenze notturne si sono degradate, proprio dalle stelle alle stalle. Prima lo splendido resort ayurvedico, poi l'albergo sporchetto, ma con vista-vision su alba e tramonto sull'oceano, naftalina nei rubinetti contro scarafaggi troppo arditi a Madurai, presso l'abitante a Peryar ed ora a Munnar, dietro la chiesa, una casa con cantiere in costruzione davanti. Si, la posizione alla base sarebbe bella, sulla sommita', domina il paese e piantagioni di the, peccato che per accedervi si rischia la vita. La stanza ha un sapore coloniale, ma vecchio vecchio, sporco sporco. Acqua calda no, quello che credevo un copriletto sarebbe in realta' il lenzuolo, percio' piu' sicuro il nostro sacco a pelo, il rubinetto del lavandino balla il twist e centrare l'acqua e' un terno al lotto e mentre ti lavi i denti vedi 5 operai che ti dicono good-morning, Mio figlio Francesco avrebbe adorato, scalcagnato ed autentico al punto giusto. Bilancio positivo invece per la colazione, pericolosa pero' stupenda sul tetto di prima mattina, tetto in costruzione, s'intende e per il massaggio di riflessologia, piedi e nulla piu' propostaci per 30 centesimi,( proprio cosi'! ) dal factotum della reale magione. Probabilmente la sera successiva dormiremo in taxi come il nostro driver Ravi e come qui fanno tutti i taxisti.
Ciao Munnar, si ricomincia la discesa, ci aspetta un'altra caotica citta' indiana, Thrissur, pare la capitale culturale del Kerala.
Pensierino della sera: quando gli indiani parlano inglese, capisco poco, a volte un cazzo. Mi sono pero' resa finalmente conto che anche loro, quando parlo io, non capiscono niente. La differenza sta nel fatto che io chiedo all'infinito di ripetere, mentre loro ti dicono sempre yes yes, ti danno informazioni totalmente errate e se ne fregano. Francamente preferirei un bel -non lo so - .
Grazie a chi mi scrive e mi racconta di se', mi fa piacere un sacco, non rispondo individualmente perche' senno' passerei le giornate al computer e la strada invece attende.
sempre sara con amore
Fra pendii, monti ed avvallamenti improvvisamente appaiono loro, le superbe piantagioni di the. Foglie tipo gardenia, cespugli alti circa 70- 80 centimetri potati regolarmente bassi con precisione da arte toparia, perche' per il raccolto verranno utilizzate solo le foglioline tenere dei giovani rispunti. Fra i vari cespugli ci sono dei minuscoli sentieri per consentire alle donne la raccolta. Da lontano l'effetto e' quello esaltante di un immenso puzzle verde a cielo aperto. Mi torna alla mente un'altro paesaggio commovente nella sua bellezza, le risaie a terrazza incontrate nel centro di Bali intorno ad Ubhud.
L'ingresso a Munnar, citta' faro delle piantagioni di the, arricchitasi proprio grazie al turismo che si è creato intorno ai campi, mi fa' invece pensare alla nostra Romagna, con Peppone e Don Camillo, comizi comunisti con bandiere rosse e falce e martello ( e chi le vede piu' in Italia) e campanili di chiese a profusione, manca giusto la piadina ed il culatello. Finalmente mi sono documentata ed ho la risposta per tutte queste chiese: in India ci sono grossomodo 25 milioni di cristiani, il cui 75 per cento vive nel Kerala. Visitiamo naturalmente una fabbrica di the, se ho capito bene la foglia e' sempre la stessa, cio' che fa la differenza sono i vari livelli di asciugatura, di triturazione, di lavorazione e la collocazione geografica della pianta, piu' o meno collinare o montana.
Munnar e' un paesone senza fascino, solito casino per le strade, ma il mercato della frutta e verdura presenta bancarelle pulite e ben esposte. Qui Gastone rivela infine quanto e' astuto e subdolo: realizzo infatti che lentamente, ma inesorabilmente le nostre residenze notturne si sono degradate, proprio dalle stelle alle stalle. Prima lo splendido resort ayurvedico, poi l'albergo sporchetto, ma con vista-vision su alba e tramonto sull'oceano, naftalina nei rubinetti contro scarafaggi troppo arditi a Madurai, presso l'abitante a Peryar ed ora a Munnar, dietro la chiesa, una casa con cantiere in costruzione davanti. Si, la posizione alla base sarebbe bella, sulla sommita', domina il paese e piantagioni di the, peccato che per accedervi si rischia la vita. La stanza ha un sapore coloniale, ma vecchio vecchio, sporco sporco. Acqua calda no, quello che credevo un copriletto sarebbe in realta' il lenzuolo, percio' piu' sicuro il nostro sacco a pelo, il rubinetto del lavandino balla il twist e centrare l'acqua e' un terno al lotto e mentre ti lavi i denti vedi 5 operai che ti dicono good-morning, Mio figlio Francesco avrebbe adorato, scalcagnato ed autentico al punto giusto. Bilancio positivo invece per la colazione, pericolosa pero' stupenda sul tetto di prima mattina, tetto in costruzione, s'intende e per il massaggio di riflessologia, piedi e nulla piu' propostaci per 30 centesimi,( proprio cosi'! ) dal factotum della reale magione. Probabilmente la sera successiva dormiremo in taxi come il nostro driver Ravi e come qui fanno tutti i taxisti.
Ciao Munnar, si ricomincia la discesa, ci aspetta un'altra caotica citta' indiana, Thrissur, pare la capitale culturale del Kerala.
Pensierino della sera: quando gli indiani parlano inglese, capisco poco, a volte un cazzo. Mi sono pero' resa finalmente conto che anche loro, quando parlo io, non capiscono niente. La differenza sta nel fatto che io chiedo all'infinito di ripetere, mentre loro ti dicono sempre yes yes, ti danno informazioni totalmente errate e se ne fregano. Francamente preferirei un bel -non lo so - .
Grazie a chi mi scrive e mi racconta di se', mi fa piacere un sacco, non rispondo individualmente perche' senno' passerei le giornate al computer e la strada invece attende.
sempre sara con amore
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