venerdì 13 novembre 2009

Neshikot



Prima lezione di ebraico: bacio si dice neshikà, uno solo e striminzito, neshikot, tanti a profusione. Non mi metto a fare disquisizioni da cioccolato mandorlato perugina, non parlo delle virgole dell'amore, ma insomma questo sostantivo è proprio imprescindibile, darne e riceverne una spezia fondamentale del vivere, ecco perchè bisogna conoscere le lingue. Gustosissimi i saluti finali-mail dell' amica Gabriella che mi scrive: neshikot non so cos'è, ma neshikot anch'io.


Partiti i gioielli, sono sbarcate immantinente le amiche, forse ci vorrebbe un ghisa milanese a regolare il traffico di va e vieni nei miei 25 metri quadri. La convivenza stretta, oltre alla regressione adolescenziale, rivela subito le debolezze di ciascuna, scelta di dolci vari sulla tavola, chissà ti prende un buchetto nello stomaco per Gastone, bottiglia di vino rosso e birretta fresca per Thea che notoriamente ama i liquidi e non i solidi e sigarette per la sottoscritta sempre appollaiata alla finestra per non affumicare; menomale, nessuno è perfetto!!!!


Tel Aviv è generosa, ricompare il sole e scenette varie testimoniano subito, anche per le nuove arrivate, della fantasia locale: da un negozio di parrucchiere sbuca fuori la proprietaria che mi fa entrare e parlandomi in spagnolo mi mette tonnellate di crema in testa massaggiandomi i capelli che trova troppo crespi ed asciutti- in una piazzetta una gattara doc, tira fuori 20 vaschette del supermercato che riempie con riso e carnina con un mestolo chiamando per nome i 22 gatti (li ho contati) "lady, bohi lehechol" (lady, vieni a mangiare)- due viados stratosferici, 46 di piede, braccialetto di strass, unghie finte e parrucca bionda fino a metà spalla ingurgitano da leoni al tavolo accanto- all'ordine del giorno le chiacchere ai caffè con illustri sconosciuti con l'idioma che capita



La città comincia a non aver segreti e diventiamo sempre più esigenti nel nostro vagabondare: rehov Basel, strada della Tel Aviv da bere con bellissimi bar e negozi trandy, case nuove ma sempre rispettose dell'impronta Bauhaus, la minuscola via Almonit col suo caffè-biblioteca Il Piccolo Principe, l'appartamento di Ben Gurion nell'omonima via, semplice, ricco di vita vissuta e di tre stanze-libreria con 20.000 volumi, Hummus Ashkara, un bugigattolo sulla strada dove si mangia un hummus coi fiocchi, l'ultimo tratto di lungomare, parte sud, dove i surfisti come tante foche in mare si scatenano sulle onde e li puoi osservare facendo l'israeli breakfest dalla terrazza del ristorante Manta Ray prima di proseguire per il mercato delle pulci della vecchia Yaffo, il quartiere e l'omonima via Florentine, vecchio malfamato e sgarrupato che sta sorgendo a nuova vita con l'arrivo di giovani creativi e ristorantini improvvisati, lo stupendo square Albert all'angolo della vie Montefiore con Betsal'el Yafe con un palazzo bauhaus circolare che abbraccia mezza piazza e presenta sulla facciata una scultura-impronta dell'albero antistante, i divini bligni di zucca in salsa di yogurth e mentuccia da Orna and Ella.


Mi riposo un pò e mi sbarazzo per due giorni delle amiche andate in gita organizzata sul Mar Morto e Masada e poi a Nazareth ed in Galilea, lago di Tiberiade e Capharneum, abbiamo però fatto Gerusalemme insieme, in modo ruspante, con i mezzi pubblici e lavorando di talloni. La città, vecchia di 4000 anni e labirintica, nasconde infiniti misteri che è una vera gioia scoprire, se ne hai la fortuna e la curiosità. Nella foto qui sopra, con un giovane falascià, ebreo etiopico che vi sta pregando, Hakotel Hakatan, il piccolo Muro del Pianto situato nel quartiere mussulmano, vicino all'Iron Gate. Dal 1948 al '67, Israele non poteva accedere alla zona del Muro del Pianto che in quel periodo era sotto controllo giordano, per pregare si ripiegava dunque su questa altra parte di Muro, ciò che è rimasto anche qui del Secondo Tempio, eretto nel 516 a. C. e distrutto dai romani nel 70 della nostra era. Poi al monte Sion, subito fuori dall'omonima porta il Cenacolo (luogo della prima chiesa cristiana e dove Gesù e gli Apostoli avrebbero consumato l'Ultima Cena), la chiesa e l'Abbazia della Dormizione (dove la Vergine Maria sarebbe trapassata) e la tomba del re David ( altro luogo di pellegrinaggio sacro per gli ebrei). Subito fuori, fortunatissime ad assistere ad una cerimonia ebraica in uso fra i religiosi, il festoso primo taglio di capelli di un bambino di tre anni che segna il suo ingresso nel mondo della Torah e dei primi insegnamenti. Altra chicca, la scoperta dell' Ospizio austriaco situato nientepopodimenoche in via Dolorosa al 37, il Santo Sepolcro a 50 metri, buone relazioni col cielo veramente assicurate. Indirizzo prezioso per un soggiorno a Gerusalemme, costa veramente poco ed è bellissimo. Terrazzo con vista da sballo sulla città, costruito da pellegrini nel 1857, il palazzo conosce tante vicissitudini: presenza austriaca in Terrasanta fino alla prima guerra mondiale e residenza del console, poi luogo di studi e di accoglienza per i religiosi cristiani; requisito dai tedeschi nella seconda guerra mondiale (che internarono rettore e sorelle), alla fine del protettorato inglese viene affidato alla Giordania che lo ha trasformato in ospedale. E' solo nel 1985 che questo luogo magico, tutto rimesso a nuovo, ritrova la sua vocazione primaria, quella dell'accoglienza e questa volta per tutti.
Le amiche sono entusiaste, Gerusalemme piace da morire, bisogna tornarci e restarci di più.


Sto lanciando una nuova moda verbale: la Tel Aviv water. L'acqua corrente è buona, sicura e nei ristoranti te la servono senza problema, anzi, talvolta ci mettono pure fettina di limone, foglia di menta, ghiaccio e cannuccia. Non so come dire in ebraico e nemmeno in inglese "acqua del rubinetto" e così ho trovato la nuova dizione. Il fatto è che ai camerieri (mai professionisti, sono sempre gentilissimi studenti che si pagano in questo modo l'università), la dizione piace molto, ridono e la vogliono adottare. Lancio il marchio?

E' un'osservazione banale, ma la faccio lo stesso; bipede o quadrupede, ci vuole sempre e comunque fortuna. Oggi ho seguito da vicino il destino di un corpulento gatto soriano. Adagiato su un morbido cuscino dentro un cestino di vimini, è arrivato sul lungomare in bici col suo padrone. Entrambi sono scesi, il privilegiato si è cercato con nonchalance un angolo di spiaggia per le legittime funzioni fisiologiche, ha coperto il tutto di bianca sabbia e poi ha raggiunto in panchina il padrone che leggeva. Il gatto, con la notoria saggezza dei felini, pensava,. Non so a cosa.......

Mondaneggiamo: invitate da sconosciuti amici di amici, sabato ci mettiamo in ghingheri e finiamo a pranzo in superappartamento con terrazza e vista mare alla vecchia Jaffo.E' sempre molto interessante entrare nelle abitazioni dei locali. Il padrone di casa è un "anta" avanzato che ama la gioventù, femminile in particolare, sembra di essere al casting di un provino di veline, gli mollo in mano la pianta di orchidee comprata per una moglie che evidentemente non c'è. Specialità jemenite squisite, mangia pure Thea adepta del digiuno, c'è chi suona il piano, si conversa cosmopoliticamente more solitu, ambiente informale alla israeliana. Mi colpisce particolarmente il supertecnologico water. E' dotato di un minicomputer sulla parete, con vari pulsanti: wash woman, wash man, wash behind, clean, dry. Immagino effluvi e getti particolari, mi piacerebbe provare, ma non oso, coi bottoni faccio sempre casino, mi servo della vecchia carta igienica; pare che anche il Giappone in questo campo sia molto avanzato.

Oggi parte Thea, con un pò di rimpianto credo, lascia sole e caldo, l'aspetta la pianura padana. La immortalo mentre tenta di afferrare con la macchina fotografica l'ultimo tramonto locale. Con Gastone invece torneremo nelle nebbie lunedì 16 novembre, ma prima, l'ultima chicca, Petra in Giordania via Eilat, gita di venerdì e sabato prossimi, ma questa sarà......la prossima storia.


1 commento:

  1. Vivacissime, come sempre, le tue descrizioni. Con l'aggiunta delle fotografie ci immergi nella tua vita e nelle tue esperienze. Ricordo quanto erano incredibilmente belli tutti i giovani israeliani (mi è venuto in mente guardando la foto delle soldatesse). E gli uomini... che seduttori.

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