E' veramente incredibile il numero di stronzate che riescono a concepire 9 donne "anta" a passeggio per Roma in un fine settimana primaverile, si arriva persino ad immaginare una liaison fra un'angelica Maria Speck, evviva il cognome gastronomico ed un supposto conte Wuerstel.
L'atmosfera è quella della gita scolastica fra adolescenti: in treno si parla a voce troppo forte e si fa casino, si ammira la città, sempre stupenda anche con la pioggia, si ascoltano disciplinatamente spiegazioni con gli occhi rigorosamente all'insù
per ammirare soffitti e decori mozzafiato,
si studiano e si concordano democraticamente gli itinerari cartina in mano,
a villa Borghese da vere turiste della domenica si prende il trenino per girare il parco (ce ne vergognamo un pò)
e la sera, nelle nostre camerone "orsa minore" a 5 letti della Casa Internazionale della Donna a Trastevere (stupendo ex-convento delle vetero-femministe romane divenuto la Foresteria "Orsa Maggiore" per sole donne) fra frizzi e lazzi si tira tardi e non si dorme.
Abbiamo naturalmente fatto onore ad abbacchi di tutti i tipi, carciofi fritti alla giudia e piattoni di pasta cacio e pepe,
guardato le vetrine, una di scarpe in particolare, purtroppo non interessano più i tacchi a spillo, ma le comode Birkenstock,
sfoggiato pigiami psichedelici,
bevuti un sacco di caffè e preso il sole appena ha fatto capolino.
I momenti seriosi di sana curiosità culturale e gli scambi profondi sui destini del mondo e i tormenti dell'anima si alternano insomma a superficialità turistiche e goliardie giovanili, ma non siamo più ragazzine ed il rispetto reciproco regna sovrano, nessuna si perde, nessuna si imbosca e non si formano gruppetti, tutte sempre insieme appassionatamente.
Per me la scoperta più bella è stato il cosiddetto quartiere Coppedè che ignoravo totalmente, grazie Giovanna di averci portato.
E' una piccola area situata nel quartiere Trieste tra piazza Buenos Aires e via Tagliamento. Lo chiamano quartiere, ma in realtà sono una trentina fra ville immerse nel verde,
palazzi ed edifici che si articolano intorno a p.zza Mincio e la Fontana delle Rane, suo nucleo centrale. Espressione unica ed isolata dell'architettura romana del primo '900, da palazzi ed edifici scaturisce un tripudio di invenzione e fantasia, l'architetto e scultore Gino Coppedè (l'amica Delia l'ha simpaticamente definito"il Gaudì de noiatri") si è scatenato, mettendoci proprio di tutto, il liberty e l'art déco allora in voga, il medio evo, il manierismo ed il barocco romano. Il paesaggio urbanistico risulta così totalmente onirico, si passa dai motivi mitologici dell'antica Grecia, alle torrette medievali, dai temi floreali alle aquile imperiali austere a vegliare
e ad una Venere in balcone che aspetta giusto di entrare in casa.
Fantastico, andare per credere, si accede alla magia tramite un pomposo arcone da cui pende un'enorme lampadario in ferro battuto.
Fallita la visita prevista al Quirinale la domenica mattina perchè era il 25 aprile e c'erano i festeggiamenti con tutti i grandi papaveri del potere, riuscitissima invece la mostra del Caravaggio alle Scuderie del Quirinale e la visita a Villa Borghese
con quella Paolina del Canova che eternizzata sulle pagine dei libri di storia dell'arte, si è finalmente fatta ammirare dal vivo. Si può non amare la scultura neo-classica, Brancusi o l'arte africana suscitano in me ben altre emozioni, ma impossibile non ammirare il virtuosismo dello scultore che lavora il marmo come se fosse duttile pongo; la Paolina è bellissima, ma ancora di più il materasso granitico su cui è adagiata, con tutte quelle pieghe e quelle sinuosità nella materia sembra più morbido ed accogliente di un permaflex.. Mi ha incantato una Venere di Cranach modernissima nella sua classicità, completamente nuda col cappello in testa, ma per la verità tutto è semplicemente bellissimo, la villa, le opere che vi sono ospitate, il parco e le serre esterne
e sembra che la famiglia Borghese gradisse gli ospiti, ma non più a lungo di un giorno ed una notte; chissà, forse la pletorica bellezza già allora poteva far venire la sindrome di Stendhal ( in quei tempi ancora da scoprire) a chi sostava troppo.
A differenza di Milano dalle bellezze nascoste e tutte da scoprire, come Parigi, Roma è generosa di sè ed offre a piene mani le testimonianze dei suoi 2000 anni di storia; vagabondare è sempre un incanto, si rivedono volentieri i luoghi già noti come piazza di Spagna, Trinità dei Monti, il Pincio, piazza del Popolo, piazza Navona, via del Corso, i vari palazzi del potere, la sinagoga
al Portico di Ottavia e c'è la scoperta di quelli nuovi: per esempio la galleria Sciarra,
la meravigliosa piazza S. Ignazio di Loyola
e la piazza S. Eustachio con l'antica torrefazione (ricchi espressi e "monachella", cioè marocchino con panna) e l'omonima chiesa con le corna di cervo sul tetto; all'origine della conversione al cristianesimo di Sant' Eustachio ci sarebbe la visione avuta durante una battuta di caccia.
Di chiese, a Roma, naturalmente se ne fa una scorpacciata: ci colpiscono in particolare la Madonna dell'Archetto decorata nel 1850 da Costantino Brumidi che ha poi lavorato al Campidoglio di Washington, Sant'Andrea al Quirinale e San Carlino 4 fontane, sono tutte e tre cappelle piccole e raccolte, più a misura d'uomo rispetto allo sfarzo grandioso di una Santa Maria Maggiore col soffitto tutto d'oro di provenienza molto discutibile, il primo oro portato via dalle Americhe all'epoca di Papa Alessandro VI.
Un taxista simpatico e loquace ci offre la chicca del Muro del Pianto, sissignore, il Muro del Pianto a Roma, sito in via Veneto angolo via Campania. Come davanti al suo omonimo ben più famoso di Gerusalemme, anche qui si piange e ci si lamenta naturalmente, ma non per la distruzione del secondo Tempio ad opera dei romani nel 70 dell'era volgare, ma per il business, gli affari insomma che vanno male: sembra che sia il luogo d'incontro e di confronto dei commercianti romani.
Per le "anta" la prudenza non è mai troppa e dunque per il rientro milanese può capitare di arrivare alla stazione con due ore di anticipo, ma non c'è problema. Si comprano due mazzi di carte dal tabaccaio in stazione, si sfida il mal di schiena sedendosi sulle valige, un cartone trovato per terra piazzato fra due panche fungerà da tavolino e si gioca serenamente a burraco. Precauzione necessaria: sorvegliare che i treni che passano non facciano volar via le carte.
Ciao Roma caput mundi, grazie, sei sempre stupenda!!!!
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