Frugando in un cassetto ho trovato questa vecchia piastrella di ceramica, condensato di saggezza popolare da negozio di souvenir; devo averla regalata ai miei genitori negli anni ruggenti della mia adolescenza ribelle per comunicare e farmi forse perdonare qualcosa. Noto solo ora che non si parla della mamma, a proposito dov'è?, ma solo del padre e tardivamente mi ribello, per quel che serve, i miei ragazzi mi hanno sempre chiamato per nome, adesso ormai mi candido come nonna e nel frattempo le donne hanno fatto un buon lavoro. Mi accorgo anche che nella psicologica sintesi c'è una grossa lacuna: a 20 si chiede consiglio, a 40 si rimpiange chi è già al cimitero ed a 30, i miei virgulti stanno giusto in quella fascia lì, cosa succede? Beh, succede che non chiedono più consigli perché ormai sono grandi e non ti rimpiangono perché per fortuna non sei ancora morta. La morale è che avere i figli di 30 anni o giù di lì è un bel match, perché sono semplicemente perfetti, sanno già tutto e non hanno nessuna cedimento nostalgico. Per la mia generazione ci ha pensato 'il '68, "l'imagination au pouvoir", c'erano i collettivi, gli ideali politici, molti hanno fatto acqua ma insomma, saprei come raccapezzarmi, adesso invece fra naturisti, animalisti, salutisti, igienisti, ecologisti, terzomondisti, sacco-pelisti e bocconiani rampanti.... aiuto! Guai se ho un prodotto scaduto nel frigorifero, se compro il minestrone surgelato invece che tutte le verdurine fresche, se non divido bene la pattumiera, se ho un riprovevole cedimento consumistico, se fumo l'ennesima sigaretta. No, per amor del cielo, non mi lamento, sono molto fortunata, i miei due ragazzi sono bravissimi, ma aspetto fiduciosa che, almeno per le vacanze, diventino imperfetti come me.
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