No tranquilli, non parlo di quella sessuale, argomento fin troppo usato ed abusato e poi anche gli ormoni ogni tanto vanno in vacanza. Vorrei parlare dell'ansia da Paperblog, ma procediamo con ordine.
Nel mio frequente girovagare per il mondo degli ultimi anni avevo preso l'abitudine di scrivere di quando in quando agli amici lontani una mail collettiva, sorta di diario di viaggio con un pò di humour, quando mi riusciva. Era un modo per dare mie notizie e condividere le esperienze on the road. Mentre ero in India, nel Kerala, a farmi fare cose turche in un centro ayurvedico, mi arriva una mail da quel mio figlio perfetto ecologista, terzomondista, saccopelista che mi annuncia un suo regalo, la creazione di un blog tutto per me.- Che cos'è un blog? non ne so niente e poi lascia stare Francesco, lo sai che non sono tecnologica, cara grazia se ho imparato a gestire la corrispondenza.- Sara, è facilissimo, non devi far niente, basta mettere questo indirizzo e il tuo pezzo ci va direttamente.- Da allora son passati due anni, il blog ha cominciato a piacermi, ci ho preso gusto. Ogni volta che F. viene a trovarmi (vive all'estero e lo vedo poco) me lo ritocca (è un mago al computer) e mi insegna qualcosa di nuovo della macchina infernale, tutti i Control a-c-v-z per esempio, a mettere le foto, a fare gli allineamenti. Certo i miei lettori erano proprio pochini, fa trendy dire di nicchia, poi tutti lavorano, hanno poco tempo, ricevono un sacco di posta ogni giorno, a certi non gliene frega niente e le mie amiche sono imbranate come me, grosse difficoltà fra i tasti per mettere un commento, caso mai un "mi è piaciuto" a voce, una pacca sulla spalla e via andare. Non era il massimo della vita, ma mi ci ero rassegnata ed abituata, pigramente e lentamente scrivevo le mie impressioni al ritorno, tanto non le aspettava quasi nessuno.
Poi circa un mese fa fra gli sparuti commenti al mio blog mi contatta una certa Silvia, che si firma Responsabile Comunicazione Paperblog Italia - invitandomi a partecipare. Non conosco il sito, navigo poco in rete, vado a vedere di cosa si tratta, con tutte le cose strane che si sentono in giro, non si sa mai, non vorrei trovarmi in cattiva compagnia. Invece "se ppò fà " e mi butto. Sono palle di Fra Giulio che si scrive solo per il personale piacere di scrivere, l'onanismo tutto solo in un angolo alla lunga stufa, l'ha detto anche Albert Camus all'assegnazione del Nobel che la scrittura non deve essere una gioia solitaria, e se l'ha detto lui...... Essere letta, avere magari il riscontro di uno sconosciuto che ti ringrazia per un momento di interesse o di emozione che hai saputo suscitare, mi piace, eccome se mi piace. Il fatto è che Paperblog mi ha distolto dai miei ritmi soporiferi, scopro che scrivono in tantissimi e bene e cose interessantissime e a ritmo serrato. Il fatto è che il cuoricino dello staff che ogni tanto sceglie il tuo post, soprattutto se non sei una professionista della parola scritta, è una spazzolata all'ego non da ridere. Il fatto è che mi osservo e non mi piaccio: non ho mai amato le graduatorie, i punteggi, la competitività, e ora mi scopro a guardare quanti punti ho accumulato, in quale rubrica mi hanno messo perchè solo "viaggi" non mi basta, d'accordo andare in giro, ma non si può avere l'elica sotto il sedere 365 giorni all'anno, ci sono ancora sulla schermata o nel frattempo sono arrivati altri 500 post? Mamma che stress, se persino il grande poeta Mallarmé si angustiava per il " terrore del foglio bianco" figuriamoci se io da modesta casalinga di Voghera non ho il problema di come riempire una pagina web. Magari come le galline in batteria con Mozart produrrei di più perché il fatto è che se non scrivi scompari, finisci nelle cantine polverose del computer e non ho voglia di scomparire. Già c'è il problema del tabacco, non vorrei diventare anche Paperblog dipendente; quasi quasi, se la situazione s'aggrava, mi faccio una curetta disintossicante.
Nel mio frequente girovagare per il mondo degli ultimi anni avevo preso l'abitudine di scrivere di quando in quando agli amici lontani una mail collettiva, sorta di diario di viaggio con un pò di humour, quando mi riusciva. Era un modo per dare mie notizie e condividere le esperienze on the road. Mentre ero in India, nel Kerala, a farmi fare cose turche in un centro ayurvedico, mi arriva una mail da quel mio figlio perfetto ecologista, terzomondista, saccopelista che mi annuncia un suo regalo, la creazione di un blog tutto per me.- Che cos'è un blog? non ne so niente e poi lascia stare Francesco, lo sai che non sono tecnologica, cara grazia se ho imparato a gestire la corrispondenza.- Sara, è facilissimo, non devi far niente, basta mettere questo indirizzo e il tuo pezzo ci va direttamente.- Da allora son passati due anni, il blog ha cominciato a piacermi, ci ho preso gusto. Ogni volta che F. viene a trovarmi (vive all'estero e lo vedo poco) me lo ritocca (è un mago al computer) e mi insegna qualcosa di nuovo della macchina infernale, tutti i Control a-c-v-z per esempio, a mettere le foto, a fare gli allineamenti. Certo i miei lettori erano proprio pochini, fa trendy dire di nicchia, poi tutti lavorano, hanno poco tempo, ricevono un sacco di posta ogni giorno, a certi non gliene frega niente e le mie amiche sono imbranate come me, grosse difficoltà fra i tasti per mettere un commento, caso mai un "mi è piaciuto" a voce, una pacca sulla spalla e via andare. Non era il massimo della vita, ma mi ci ero rassegnata ed abituata, pigramente e lentamente scrivevo le mie impressioni al ritorno, tanto non le aspettava quasi nessuno.
Poi circa un mese fa fra gli sparuti commenti al mio blog mi contatta una certa Silvia, che si firma Responsabile Comunicazione Paperblog Italia - invitandomi a partecipare. Non conosco il sito, navigo poco in rete, vado a vedere di cosa si tratta, con tutte le cose strane che si sentono in giro, non si sa mai, non vorrei trovarmi in cattiva compagnia. Invece "se ppò fà " e mi butto. Sono palle di Fra Giulio che si scrive solo per il personale piacere di scrivere, l'onanismo tutto solo in un angolo alla lunga stufa, l'ha detto anche Albert Camus all'assegnazione del Nobel che la scrittura non deve essere una gioia solitaria, e se l'ha detto lui...... Essere letta, avere magari il riscontro di uno sconosciuto che ti ringrazia per un momento di interesse o di emozione che hai saputo suscitare, mi piace, eccome se mi piace. Il fatto è che Paperblog mi ha distolto dai miei ritmi soporiferi, scopro che scrivono in tantissimi e bene e cose interessantissime e a ritmo serrato. Il fatto è che il cuoricino dello staff che ogni tanto sceglie il tuo post, soprattutto se non sei una professionista della parola scritta, è una spazzolata all'ego non da ridere. Il fatto è che mi osservo e non mi piaccio: non ho mai amato le graduatorie, i punteggi, la competitività, e ora mi scopro a guardare quanti punti ho accumulato, in quale rubrica mi hanno messo perchè solo "viaggi" non mi basta, d'accordo andare in giro, ma non si può avere l'elica sotto il sedere 365 giorni all'anno, ci sono ancora sulla schermata o nel frattempo sono arrivati altri 500 post? Mamma che stress, se persino il grande poeta Mallarmé si angustiava per il " terrore del foglio bianco" figuriamoci se io da modesta casalinga di Voghera non ho il problema di come riempire una pagina web. Magari come le galline in batteria con Mozart produrrei di più perché il fatto è che se non scrivi scompari, finisci nelle cantine polverose del computer e non ho voglia di scomparire. Già c'è il problema del tabacco, non vorrei diventare anche Paperblog dipendente; quasi quasi, se la situazione s'aggrava, mi faccio una curetta disintossicante.
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