Per i viaggi succede come per le foto. Se sfogli gli album di famiglia pazientemente costruiti negli anni sfilano davanti agli occhi solo belle immagini: gite, compleanni, feste, pranzi, cene, amici, allegria, occasioni liete, istanti magici bloccati nel tempo. Giri le pagine e pensi : - ma quanti momenti belli, come sono stata fortunata, la mia vita sembra una carrellata di gioie senza soluzione di continuità-. Non è così, non c'è mai niente di tutto tondo, tra una foto e l'altra, per me come per tutti, magari sono passati giorni e mesi ed anni con il loro carico di preoccupazioni, difficoltà, malattie, dolori, solo che quelli non sono stati fotografati, non si usa. Anche scegliere di partire da sola per un lungo periodo, per rimettersi alla prova, per spingersi più in là, alla ricerca di quella certa autonomia interiore che ti permetta di trovare un tuo posto dovunque, non è sempre una passeggiata. Posti nuovi, musei, il confronto con altro, esperienze stimolanti, un grande privilegio certamente, ma non solo.
Certi giorni macini chilometri per strade anonime e senza ricordi e ti si secca la lingua in gola perché non hai con chi parlare, meno male che ci sono cani e gatti di quartiere in giro, qualche parolina e una carezza ci scappa sempre. Ti mancano il cinemino con le amiche, il burraco tra una chiacchiera e l'altra, le lasagne della Marina che le fa così buone, il telefono che squilla, tuo figlio che si autoinvita a cena con tre amici all'ultimo momento, il buongiorno sempre col sorriso del portinaio Benjamin; arrivi a pensare con tenerezza persino alle nebbie di casa tua con l'orrido cavalcavia di via Monteceneri compreso. Credo si tratti di nostalgia.
La solitudine offre molto tempo per pensare. Certi giorni rimpiangi l'agenda super piena e correre trafelata come allora, genitori anziani da accudire, bambini, casa, lavoro e bisognava far tutto di corsa. Che fatica a volte questa libertà, così difficile da conquistare, così difficile da riempire di un nuovo senso.
Credo che scrivere sia un piacere, un'occasione di condivisione, ma anche un'esigenza del profondo, riempie dei vuoti. Non c'è niente da fare, puoi fare dieci volte il giro del mondo, ma ti porti sempre con te. Forse era molto saggio Montaigne, lui non si è mai mosso dalla sua stanza, ha pensato che non serviva, il viaggio l'ha sempre fatto solo all'interno di se stesso.
Come faceva quella canzone di Ornella Vanoni? E' uno di quei giorni in cui ti prende la malinconia e fino a sera non ti lascia più........domani è un altro giorno, si vedrà!
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