E' una vecchia storia, nessuno domanda di nascere, ma intanto che ti piaccia o meno poi nel mondo ti ci trovi e credo che la grossa fatica consista nel trovare un posto, il proprio posto, quell'angolo infinitesimale dell'universo che è il tuo e dove impari a starci "relativamente" bene. Nell'arco di una vita il ventaglio delle possibilità è larghissimo, alternative dietro l'angolo che spesso non si sanno vedere, ci si chiede di utilizzare tutte le sfaccettature del pianeta uomo a seconda del momento della vita e delle circostanze, questione di dosaggio degli ingredienti, come una ricetta gastronomica, troppo peperoncino o zucchero insufficiente fanno cambiare sapore e riuscita. Interrogativi difficilissimi che segnano il percorso di tutta una storia, all'inizio non ci pensi, vivi e basta, poi ti accorgi che è fondamentale centrare la tua direzione, il tuo posto, perché il mondo è grande, se non sai dove metterti rischi di perderti, di non cogliere il senso del tuo vivere. Nella ricerca del posto, seduta per terra è troppo scomodo, in poltrona mi sembra eccessivo, opterei per una sedia, mannaggia, ce ne sono così tante, qual'è quella "giusta"? E poi dove piazzarla? Alle falde silenziose dell'Himalaya come alla fine ha fatto Terzani o in mezzo al brulicare della metropoli, in una comune condividendo tutto con gli altri o in individualismo sfrenato? Non lo so, probabilmente la risposta sta nella " via di mezzo" evocata dai saggi di tutte le tradizioni, ma l'unica cosa veramente positiva dei periodi festivi fra pranzi cene e sieste propedeutiche all'abbuffata successiva è che sono un'occasione di bilancio, ti fanno pensare. Con i miei ragazzi accanto, una volta tanto non ho dubitato di nulla, ho sentito con gioia che il mio posto era lì con loro, insieme, seduti intorno ad un tavolo davanti a un bel passato di verdura (non surgelato, ma preparato con amore con tutte le verdure fresche).
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