lunedì 14 marzo 2011

Myanmar: l'itinerario

Il Myanmar è un paese molto esteso, sulla foto della cartina  non sono riuscita a farci stare la punta estrema del nord che finisce con le propaggini più orientali dell'Himalaya e la lingua di terra del sud che compresa tra il Mar delle Andamane e la Thailandia   sul mappamondo mi sembra assomigliare al Cile che fiancheggia l'Argentina. Ex colonia britannica ed indipendente dal 1948, malgrado vari moti insurrezionali sempre drammaticamente soffocati nel sangue e tentativi di elezioni democratiche, dal 1962 il paese è praticamente in mano a varie giunte militari che si sono via via succedute, la cosiddetta " strada birmana verso il socialismo".

 Tenuto strettamente in pugno dal governo centrale  da molti anni, il Myanmar è stato per lungo tempo chiuso al mondo in difficile isolamento ed anche ora che sembra cominciare a farsi strada una lenta ma progressiva "apertura" ci sono le zone bianche, quelle cioè accessibili al turismo, (anche se l'accompagnamento di una guida locale è sempre auspicabile) con buone infrastrutture alberghiere e che corrispondono grossomodo al centro-sud del paese; le zone marroni (per esempio aree degli stati Shan e Kayah , 2 delle 14 divisioni amministrative del paese), ovvero quelle visitabili ma che necessitano di permessi speciali ed autorizzazioni (una lettera dattiloscritta con tutto l'itinerario dettagliato,  un sacco di bolli governativi e numerose fotocopie del passaporto a disposizione) con vari posti di blocco e di controllo lungo la strada e le zone nere, assolutamente off limits per il turista e forse per la popolazione locale stessa, non so. Da aggiungere però che in tutto il paese la normativa vigente proibisce ai turisti di visitare orfanotrofi, scuole, ospedali, cimiteri ed i villaggi più all'interno.

 Queste zone "sensibili" o non praticabili dove i birmani rappresentano una minoranza rispetto alle altre tribù per lo più ai confini con la Thailandia e la Cina (visibilmente ancora più arretrate e più povere, indicibile lo stato delle strade, per la precisa volontà politica di isolarle)  sono in mano ai "ribelli" o sfuggono comunque al completo controllo del governo centrale. I "ribelli" sono di vario tipo, ci sono i partiti di liberazione nazionale, quelli delle varie etnie che vogliono maggiore autonomia regionale, i residui del Kuomintang, i signori dell'oppio del famoso triangolo d'oro anche se il Myanmar ne ha notevolmente ridotto la produzione, adesso il primato spetta all'Afghanistan con il 95% della produzione mondiale.

 Noi abbiamo fatto il percorso turistico classico cioè il quadrilatero Yangon- lago Inle -Mandalay- Bagan con le  località limitrofe (il tratto fra queste due ultime città con crociera fluviale sul Ayeyarwady, imponente corso d'acqua che traversa per 2000 chilometri tutto il paese) più un'estensione sull'oceano a Ngapali (pensare che nuotavo nel Golfo del Bengala mi ha fatto un certo effetto) e la zona "sensibile" intorno a Loikaw, (malgrado numerosi controlli e pastoie burocratiche ne è valsa veramente la pena perché la nostra guida Alex era del posto e ovviamente conosceva la zona  benissimo).

Questa volta ho pensato di non raccontare cronologicamente il nostro viaggio tappa per tappa, in 4 settimane ne abbiamo fatte veramente molte, spesso una sola notte per posto, fuori dalle 6 del mattino (mamma quante albe!) fino a sera (mamma quanti tramonti!) e poi impossibile la descrizione degli innumerevoli luoghi sacri visitati. Procederò piuttosto in modo sincronico per temi e centri di interesse. Se riuscirò anche solo per un'infinitesimale scintilla a trasmettere la bellezza dei luoghi e della sua gente, l'atmosfera di quiete che vi si respira, sarò proprio contenta.


Yangon-Kyaiktiyo-Bago- Yangon-Heho-Kalaw-Loikaw-Sagar-Pindaya-lago Inle- Mandalay -Amarapura-Sagaing-Monywa-Mandalay-Bagan-Ngapali-Yangon.

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