Immagino che in Myanmar, forse alla periferia della capitale o a Mandalay, altra grande città, ci siano delle industrie, ma noi non ne abbiamo viste, neppure da lontano, abbiamo invece visitato una quantità cospicua di atelier artigianali dalle lavorazioni più svariate. Degli ambienti e delle condizioni di lavoro i nostri sindacati avrebbero certamente molto da dire, ma lì non esistono e quindi avanti ....così! Una cosa almeno è certa, nessuno ha sete, negli interni circolano cuccume e thè a volontà e fuori per strada, davanti a case, negozi, pagode e monasteri degli orci colmi d'acqua sono sempre a disposizione.
Sul lago Inle brulicano le innumerevoli attività degli intha e delle varie etnie che vi risiedono, ogni villaggio ha una sua specificità; a parte le attività legate all'agricoltura (coltivazioni di fiori, il loto in particolare, frutta, verdura) ed alla pesca, (piscicolture, cantieri navali) ci sono le lavorazioni dell'argento e dell'ottone, le lacche, la produzione di sigari e sigarette e soprattutto molte filande con telai di legno per tessere borse, vestiti, sciarpe in cotone, in seta (i bachi da seta sono sulle montagne vicino a Mandalay) e in pregiato filato di fior di loto. Interessante osservare come si ricava il sottilissimo filamento dal suo stelo. Come un tempo le nostre macchine da cucire nelle case, nei villaggi, sotto un tendone davanti all'uscio si trovano comunemente dei telai con i quali le donne confezionano abiti per la famiglia. Molte canzoni popolari raccontano la storia di una ragazza che mette tutto il suo cuore nel tessere un vestito per l'innamorato.
In grandi stanzoni pieni di luce, il sole è invadente, l'acqua tranquilla che domina incontrastata il panorama dalle finestre tutt'intorno, compostamente sedute per terre a gambe incrociate con i bambini piccoli accanto, le donne lavorano e sembrano rinnovare fedelmente un sapere antico.
Durante la crociera sul fiume Ayeyarwaddy visitiamo Yandabo, un villaggio specializzato nella lavorazione della terracotta, storicamente celebre perché vi è stato firmato il primo trattato di pace anglo-birmano nel 1826. E' un villaggio privilegiato, ha uno spaccio alimentare ed un bar nello spiazzo centrale, un telefono fisso e l'elettricità mattina e sera.
Con argilla, acqua e cenere vengono prodotte diverse dimensioni di brocche, quelle grandi per l'acqua, più piccole e con un buco sotto per il riso ed il pesce che finiranno cotti al vapore sopra una foglia di banana. Quando sono pronti 3500-4000 vasi crudi, si fa un grosso cerchio con in mezzo il fuoco, si ricopre con una montagna di cenere e si fa cuocere per 10 giorni. Si lavora per sette mesi, da ottobre ad aprile, poi arriva la stagione delle piogge e la produzione si interrompe.
Gli articoli in lacca sono la principale produzione dell'artigianato di Bagan. Durante il periodo imperiale le lacche erano scambiate come regali e gli oggetti preziosi venivano custoditi in scatole di lacca. Prima gli artigiani creano le forme in legno o in strisce di bambù e crine di coda di cavallo. Nella seconda fase della lavorazione si procede alla laccatura, il manufatto viene ricoperto fino a 24 volte della resina di una pianta che diventa nera a contatto con l'aria e poi lasciato riposare in una camera oscura per almeno cinque giorni. Dopo aver lasciato seccare i diversi strati di lacca dai tradizionali colori di base, rosso, giallo, verde o nero, si passa alla fase dell'incisione dei motivi decorativi, che si ispirano ai dipinti murali delle pagode o dei testi sacri, come i nostri codici miniati. Nuova immersione nel colore e poi copertura di un preparato a base di polvere fossilizzata di legno e lucidatura finale. Le ciotole di foglia di bambù e crine di cavallo sono bellissime, impermeabili all'acqua e risultano particolarmente leggere ed elastiche.
Lavorazione di arazzi, tappezzeria di velluto ricamato con fili d'oro e d'argento e ornata di figure di seta a rilievo è tipica a Mandalay. Era utilizzata un tempo per farne dei divisori nelle stanze del palazzo reale e per decorare le residenze temporanee del re, quando si trovava in viaggio. Fili dorati, brillanti di vetro, pagliette di rame, incrostazioni preziose che nobilitano le stoffe, le mani delle donne si muovono con velocità e destrezza, intanto ridono e scherzano.
La fabbricazione di sottilissime scaglie d'oro è un'altra attività fiorente a Mandalay. Si mettono pezzi d'oro tra foglie di bambù e avvolti in pelle di daino. Ogni pacchetto viene martellato manualmente per almeno otto ore, degli orologi ad acqua misurano il tempo. Dopo ogni fase di battitura, le ragazze, utilizzando dei coltellini di corno e di avorio, tagliano delicatamente le lamine d'oro in piccoli quadratini che passeranno nuovamente sotto i colpi del martello.
Si otterranno infine dei quadrati d'oro sottilissimi, imprescindibili in Myanmar, dove ogni buon birmano li incolla regolarmente sulle statue del Buddha. Macroscopico l'effetto di questa pratica devozionale alla Phaung Daw Oo pagoda sul lago Inle. Le statue sono state talmente ricoperte di fogli d'oro che è ormai impossibile riconoscere la forma originaria.
Visitare e scoprire tutte queste lavorazioni a me sconosciute è stata un'esperienza entusiasmante. Non solo le attività, ma anche i contesti erano ogni volta diversi, spesso casa-bottega, tutta la famiglia al lavoro, dagli anziani ai bambini, grandi sorrisi e ogni volta accoglienza calda. In condizioni spesso difficili mi ha colpito la compostezza della gente e la serena atmosfera del loro stare insieme. In un atelier di sculture in legno, le statue aspettano il visitatore all'ingresso, ogni volta si rinnova la voglia di entrare.