Una prima sosta a Phnom (=collina) Banan, una trentina di chilometri a sud di Battambang. All'ingresso dei monaci in legno in meditazione intorno al Buddha e degli imponenti Naga che fungono da ringhiera ad una scala in pietra di ben 358 gradini (terribili da farsi perchè altissimi). I Naga sono creature con busto umano e coda di serpente, ricorrenti nella mitologia induista e vedica (in sanscrito nag significa serpente).
Con diverse simbologie e sfumature interpretative nei vari paesi del sud-est asiatico, ai naga vengono attribuiti grandi poteri . Un naga, serpente a sette teste, avrebbe protetto il Buddha. Ci sono poi culture che si sentono eredi dei naga, come i cambogiani per esempio, leggendario frutto dell'incontro fra una principessa naga ed il primo re dell'antica Cambogia.
Salendo lemme lemme per il caldo e la fatica su alcuni alberi vedo la segnalazione anti mine, un invito a non avventurarsi assolutamente fuori dai sentieri tracciati. La Cambogia conta una lunghissima coda di 25.000 persone mutilate per lo scoppio di una mina. Ancora oggi, malgrado le intensive campagne di sensibilizzazione al rischio, una media di 20 persone al mese resta uccisa o ferita, relativo grande progresso rispetto agli anni 90 quando il numero si aggirava sui 300 mensili.
La ripidissima scala lassù in alto prometteva meraviglie, ma arrivate in cima, il tempio è semidistrutto, solo la vista a 360 gradi su tutta la natura circostante non deluderà. I fedeli vengono a fare offerte al Buddha posto sulla sommità. Il luogo è stato usato come postazione di osservazione e controllo del territorio dai khmer rossi. Nei dintorni visitiamo anche Phnom Banon nella speranza delusa di visitare la vigna e le istallazioni agricole dove l'unico produttore di vino cambogiano produce un cabernet sauvignon dal sapore pare squisito e molto particolare. Lo confesso, Gastone e la sottoscritta siamo totalmente astemie, nessuno è perfetto, la degustazione proposta non ci interessa e tanto meno l'acquisto di bottiglie.
Di Battambang la Lonely planet racconta grandi cose: che dopo Siem Reap, PhnomPenh e Sihanoukville è la quarta destinazione turistica del paese, che è una città piena di charme dall'architettura coloniale molto ben preservata, fusione di modernità e della tranquillità della città di provincia. Sarà, forse non ho saputo guardare, ho visto qualche stabile d'epoca interessante, abbiamo anche cenato al Villa, hotel-ristorante in una residenza coloniale anni 30 magnificamente restaurata, ritrovato i numi tutelari nell'altarino davanti a casa come in Birmania, ma non ho respirato nell'aria tutto questo fascino. Il lungo fiume per esempio non animato e sporchissimo, non lasciando trasparire niente di buono per la nostra attraversata in barca dell'indomani. Stupende invece queste due signorine e, non vorrei sembrare cinica, le casse da morto colorate e istoriate per chi preferisce essere sepolto piuttosto che cremato.
Per andare in macchina da Battambang a Siem Reap porta d'accesso per visitare i templi di Angkor, ci vogliono grosso modo due ore, naturalmente con il nostro grande amore per l'acqua abbiamo scelto la via fluviale, 5 ore previste durante la stagione delle piogge, 9 negli altri periodi
e noi di ore ne abbiamo messe 13, giunte a destinazione trainate da una corda, dopo due ore di attesa su una casa galleggiante perché il motore, poverino, a un certo punto è andato in tilt. L'avventura c'è stata ed il sedere quadrato pure.
Decisamente fine febbraio, primi di marzo, era un momento sbagliato, il livello dell'acqua era molto basso. Abbiamo navigato su un tronco di fiume, che introduce al lago Tonlé Sap, il cuore cambogiano, la più grande distesa di acqua dolce del sud-est asiatico, che fornisce pesci e irrigazione a metà della popolazione del paese.
La scarsezza d'acqua evidenzia ancora di più il degrado ambientale, gli argini dissestati, baracche in lamiera e capanne che talvolta non sono neanche capanne, nemmeno palafitte dai sostegni ritagliati, ma direttamente tronchi d'albero infilati nel terreno.
Il colore dell'acqua è marrone intenso, sembra di navigare su un cappuccino, bottiglie di plastica galleggiano un pò ovunque, ma forse servono per segnare dei limiti per le barche.
Il Tonle Sap, dichiarato riserva della Biosfera dall'Unesco nel 1997 è la risultante di uno straordinario fenomeno naturale, un sistema combinato tra lago e fiume. Da giugno a ottobre durante i monsoni, il livello del Mékong aumenta a tal punto da sfociare nel lago invertendone il percorso. Con la ricchezza delle sue acque ne aumenta la portata e la profondità che da due metri arriva fino a 10.
Nella stagione secca, dedicata alle attività peschive, invece, è il Tonle Sap che riversa nel Mékong l'eccedenza delle sue acque. (bellissimo il sistema di reti cinesi come a Cochin). Le foreste limitrofe inondate con depositi annuali di ricchi sedimenti favoriscono la fertilità del suolo e l'agricoltura.
Leggo che il Tonle Sap è un habitat faunistico d'eccezione per uccelli, pesci e tartarughe, purtroppo non li ho visti. Ho trovato invece una testa di bambola sospesa a un tronco sull'acqua, uno scalpo di plastica biondo che sorride ai naviganti: Troppo bella, non potevo non fotografarla.
Nessun commento:
Posta un commento