La prima fermata in Austria è Sillian. La proprietaria del nostro Garni ci racconta che i frontalieri italiani ci vengono spesso a fare la spesa, i prezzi sono stabili e tutto costa di meno. Il fieno steso ad asciugare al sole lungo i filari mi fa pensare ai campi dei tornei medievali, certo mancano stendardi e vessilli colorati, ma non so perché immagino cavalieri tutti bardati che galoppando incrociano aste e lance.
E' Austria, ma sempre Tirolo, non cambia lo straordinario paesaggio e nemmeno l'architettura dei luoghi; se possibile tutto è ancora più ordinato, pulito, curato, ogni cosa al suo posto, forse troppo per i miei gusti, l'impressione che folletti ed elfi dei boschi siano sempre in agguato a mettere alacremente tutto in ordine, nemmeno una foglia per terra, nemmeno un ramo secco che non sia stato tagliato, persino il vento sembra irregimentato, un pò di casino indiano non guasterebbe.
Per fortuna anche nella "perfetta", linda e profumata Lienz, turistica quanto mai, si può trovare qualche scorcio di poesia. Per esempio una bella testa di maiale nella vetrina di un macellaio; è di plastica, ma riprodotta benissimo, ha pure i peli sotto il muso. Per esempio un signore che suona la pianola, ma la sua originalità consiste nel fatto che lo fa con dei guanti neri alle mani. Per esempio due paia di scarpe solitarie in esposizione fatte rigorosamente in Austria.
E poi che gioia vedere questi cavalli incontrati in passeggiata liberi come il vento. Loro se ne fregano di tutto.
Alla sera si ritorna tutte insieme alla base. Delle biciclette stanche con asburgica organizzazione se ne occupa il treno, le riporterà a Dobbiaco. A Moso alle 21 c'è il concerto, la musica, una certa musica, da queste parti usa molto. Alla fine tutti i musicisti si metteranno il cappello con le piume in testa e terminerà con l'immancabile Marcia di Radetzky. Mi viene da pensare ai miei genitori, a questo mondo mitteleuropeo della loro gioventù che sembra non cambiare mai, al concerto del primo dell'anno a Vienna, appuntamento imperdibile, che ascoltavamo sempre in religioso silenzio davanti alla televisione.
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