domenica 11 settembre 2011

in cortile

Immigrato in Italia negli anni  '50, papà si lanciò nella produzione dei suoi giochi, non bambole purtroppo, ma didattici, degli stampini di legno con delle figure in gomma sopra da timbrare sulla carta e colorare. La fabbrica era in uno scantinato della periferia milanese, vi si accedeva da un grande cortile. Ho fatto il taxista per i miei ragazzi con incastri di orari da delirio, ma allora di soldi ne circolavano pochissimi e non si usava certo portare i bambini a judo, tennis, nuoto, danza, inglese, musica e non so cos'altro ancora, semplicemente si giocava nelle corti dei condomini, inaccessibili dall'ora di pranzo fino alle quattro, quattro e mezza del pomeriggio per non disturbare il riposo postprandiale. Il cortile della fabbrica invece era sempre aperto e a disposizione, divenne presto il "parco giochi" della via, ci venivano tutti. Lì per esempio è iniziata a cinque anni l'amicizia mai finita con Anna, saltavamo la corda, giocavamo a bandiera e a forza di succhiare con le labbra eternamente nere facevamo la punta di matita ai bastoni di liquirizia. Quel cortile era uno spazio "free" per noi bambini, ne ho goduto e basta, senza rendermi conto di quale preziosa opportunità "sociale" abbia rappresentato per l'aggregazione, per lo stare insieme, il nostro crescere. Mi ci ha fatto riflettere un libro edito da Einaudi acquistato nei mesi scorsi al Mart di Rovereto e letto nell'ozio dell'estate, "Dove abitano le emozioni", un' intervista a due voci con lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet e l'architetto Mario Botta  condotta da Giuseppe Zois, giornalista e scrittore. Il titolo era troppo intrigante e il sottotitolo pure "La felicità e i luoghi in cui viviamo". I luoghi del vivere, dell'abitare, dell'apprendere, del lavorare, del viaggiare e altri ancora sono l'oggetto della riflessione, Crepet e Botta li interpretano con i loro saperi, nella presentazione al testo si sottolinea come i colori, la luce, e l'organizzazione degli ambienti possano generare solitudine, disagio e noia, ma anche benessere, creatività e incontro. Se Botta afferma che: "la storia dell'uomo è lo specchio anche della sua abitazione", Crepet fa notare che:"in altre civiltà e culture invece diventa più importante il fuori, il legame affettivo è vissuto all'esterno della casa: penso a comunità di pescatori che lo trasferiscono sulle loro imbarcazioni dipingendole con colori spettacolari........Stessa cosa per le cabine dei camionisti, arredate come una stanza privata". Se il sociologo sottolinea che: " nelle nostre città si annidano i cunicoli dell'identità", l'architetto che grazie al suo lavoro "interpreta lo spazio come un filtro dove transita la visione del mondo" completa il concetto affermando che "la città rappresenta la forma più avanzata di vita organizzata, delle sue relazioni sociali e delle possibilità che l'uomo ha di incontrare l'altro suo simile". Ben diversamente da come viene vissuta dall'uomo moderno, oggi che non c'è più l'osteria  per gli uomini ed il sagrato per le donne (l'osteria delle massaie),  "adesso siamo arrivati a uno schema di diffidenza generalizzata: il vicino non è uno che ti può aiutare, è prima di tutto uno da prendere con le pinze" (Crepet), alla base "la città è il luogo predisposto per vincere il sentimento della solitudine......in città incontriamo la storia di altri uomini, incontriamo esperienze vissute" (Botta). Mi è piaciuta molto la sintesi dei luoghi dell'abitare che l'architetto propone: "la valenza collettiva dell'abitare è una necessità nascosta ma presente. Non è possibile abitare da soli, si è sempre immersi in un contesto modellato da altri uomini"; mi ha fatto pensare ai rifugi antiatomici che certi si fanno costruire privatamente, svizzeri in testa. Neanche per idea, non lo voglio, avrò un tasso basso di spirito di sopravvivenza e nel contempo risparmio anche un sacco di soldi, ma cosa me ne faccio  di restare in vita in un mondo dove non c'è più nessuno? Con chi parlo?

Mario Botta Paolo Crepet con Giuseppe Zois:  Dove abitano le emozioni. La felicità e i luoghi in cui viviamo
Einaudi Stile libero 2007


 

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