Madeira è piccola, a volerla girare di corsa, si può contornare l'isola anche in un solo giorno, ma noi, lente e curiose, ci abbiamo messo due settimane e ne valeva la pena, mai lo stesso itinerario. La scoperta dei luoghi è organizzata da veri professionisti del turismo: se non si vuole noleggiare una macchina, per 25 euro al giorno dalle 9 del mattino alle 6 di sera ti viene a prendere e ti riconduce in albergo la sera un mini bus che ti scorrazza in giro secondo varie proposte di itinerario. Noi abbiamo iniziato col circuito dell'ovest.
Prima tappa è Camara de Lobos, pittoresco villaggio di pescatori così chiamato perché gremito di foche monache all'epoca dello primo sbarco sull'isola nel 1420 del comandante Zarco poi trasferitosi nella più ampia baia di Funchal (i rari esemplari di foche rimaste sono ora solo sulle 3 isole disabitate di fronte a Madeira e che si chiamano appunto Desertas) e divenuto famoso perché era qui che Churchill piazzava il suo cavalletto per dipingere. A prima vista mi sono sembrati dei pipistrelli bianchi appesi ad asciugare al sole, ma sono dei gattucci, della famiglia degli squali, una specialità culinaria del luogo dopo 6 settimane di essiccazione. Non ho assaggiato.
Seconda tappa, paesaggisticamente veramente straordinaria Cabo Girao, fra le più alte falesie del mondo, uno strapiombo di 580 metri. Non soffro di vertigini, ma lo spettacolo è impressionante, colpiscono in particolare in basso, in una minuscola lingua di terra davanti all'oceano, dei campi coltivati. Per lavorarli gli agricoltori vi accedono dall'acqua.
Terza tappa Ribeira Brava, cittadina commerciante divenuta turistica. E' nella regione di sud-ovest, una zona a "sole sicuro" e funge da interconnessione fra l'ovest e il nord. Quando nel passato ancora non esisteva l'attuale efficiente rete stradale, i prodotti dell'agricoltura del nord che sovente non potevano venire imbarcati per le condizioni dell'oceano, venivano trasportati a spalle fino a Ribeira Brava e poi portati per mare nella capitale. I bar sono sempre gremiti di soli uomini che giocano animatamente a carte o a domino, le donne si sa, hanno da lavorare, la spiaggia di ciottoli neri ha un aspetto surreale.
Non a piedi come i trasportatori di un tempo, ma in minibus fra paesaggi stupendi e selvaggi attraversiamo il passo Encumeadas e ci ritroviamo sull'altipiano Paul de Serra a 1500 metri. Vegetazione scarsa, piante di erica bassa bassa, in lontananza pale eoliche. Pare che un tempo l'altipiano fosse un bosco costituito da due tipi di eriche, ma tutto è stato sacrificato alla produzione di carbone di legna o ai forni della popolazione visto l'alto potere calorico di queste piante, adesso ci brucano capre e pecore.
Segue come quinta tappa Porto Moniz, alla punta nord-ovest dell'isola, paesaggio mozzafiato, qui si incontrano le più belle "piscine naturali" di tutta Madeira. Con qualche intervento tecnico da parte dell'uomo, si sono cementati fra loro spuntoni di rocce e voilà, si nuota in una piscina naturale di oceano. Su tutta l'isola si trovano bacini naturali lavici scavati nella roccia dall'erosione marina.
Con il cemento si è aiutata la natura ad assicurare alle vasche un continuo apporto d'acqua. Le onde più alte riescono sempre a raggiungere la piscina fornendo il ricambio idrico e l'acqua è frequentata anche da pesciolini ed altre piccole creature marine. Originariamente questi bacini lavici erano preziosi per quelle giornate in cui le barche dei pescatori non potevano uscire in mare, attingendo proprio da queste vasche quanto serviva per vivere. Le onde portavano il pesce e quando rifluivano lo si catturava. Era lo scorso 28 novembre, sole, ma anche vento a volontà, Gastone ed io ce ne siamo ben guardate, ma dei coraggiosi tedeschi o svedesi, immagino, ne hanno approfittato brrrrrrr. Succulento pranzo a base di "espada con banana" in una terrazza pressoché sull'acqua.
Spettacolare la strada lungo la costa nord-occidentale, con da una parte l'oceano e dall'altra vallate che ricordano quelle svizzere. Al Miradouro do Seixal (una terrazza panoramica) la cascata denominata Veu da noiva , velo da sposa.
Ultima tappa della giornata l'antichissima Sao Vicente, borgo di viticultori. Il centro abitato è rivolto verso l'interno, una parete rocciosa lo protegge dal vento e nei secoli lontani dai pirati, in lontananza, sulla sommità di un vulcano spento l'omonima Cappella. Naturalmente abbiamo visitato la chiesa barocca nel centro paese, ma il luogo che ho preferito è stato l'adiacente minuscolo cimitero. Pochissimi marmi e lapidi con sepolture pompose, semplici tombe tutte ricoperte di fiori freschi. La più fortunata mi è sembrata la signora Maria Fernanda Vieira de Abreu con la sua bella aiuola fiorita.
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