giovedì 7 giugno 2012

Budapest: solo dettagli

Questi sorridenti e simpatici ragazzi li abbiamo conosciuti la sera della partenza  in coda davanti a noi all'aeroporto di Orio al Serio. Portavano tutti la stessa maglietta con  scritto sulla schiena " Addio al Celibato Precisetti", dove Precisetti è l'eloquente soprannome del futuro sposo (il terzo da destra), per un fine settimana a Budapest, modo divertente per festeggiare l'amico che presto volerà verso "la felicità coniugale". Auguri di cuore anche da parte nostra. E' stata tutta una sorpresa per il malcapitato, ma gli amici avevano le idee ben chiare su come trascorrere il soggiorno e io ne approfitto subito per mostrare la foto di una felice sposa ungherese.
Salomonicamente il Danubio divide in due parti la città, Buda e Pest, ma saggio come un vecchio fiume che si rispetti non fa preferenze, sono equanimamente  belle e interessanti  entrambe.

E'  però vero che oltre le bellezze intrinseche di una città, nell'incontro hanno grande peso le circostanze esterne in cui la si visita. A Budapest  avevo passato un week-end nell'ambito di un viaggio di lavoro in Ungheria una caterva  di anni fa con mio marito e scrivere ora il sostantivo con l'aggettivo possessivo accanto mi fa una certa impressione perché ormai  sono single da un bel pezzo.

 Si era ancora in pieno realismo socialista, l'atmosfera, i palazzi, la città, ricordo perfettamente l'impressione avuta, tutto mi era sembrato grigio, opaco e triste. La memoria di altro arranca, forse perchè la mente è selettiva e vorrebbe ricordare solo i momenti sereni; diluviava, faceva un freddo becco e avevamo litigato a sangue per una cazzata, è sempre per delle cazzate che si inizia a litigare, avevo impiegato due ore del nostro poco tempo a disposizione per trovare un telefono funzionante per chiamare mia madre, ovvero la suocera.

Sono solo rimasti pefettamente impressi i coloratissimi  barattoli di conserve di verdure esposti al mercato, ne avevo comprati e di ritorno a casa non li abbiamo mai mangiati,  come spesso succede con gli acquisti fatti nell'euforia del viaggio. Da questo punto di vista Budapest non è cambiata, al mercato li ho ritrovati sempre in bella mostra, ma questa volta li ho solo fotografati.
Questa volta è stato tutto diverso, come se incontrassi la città per la prima volta, come se gli occhi fossero vergini e la sua bellezza mi ha incantata. Non sono certo la sola a risentirne il fascino se è vero che una grandissima parte di Budapest è sotto la tutela del Patrimonio Mondiale Culturale dell'Unesco: dal panorama dalle rive del Danubio al quartiere del Castello di Buda, da alcuni edifici dell'Università al Parlamento, dall'Accademia Ungherese delle Scienze alla Piazza degli Eroi e la lista è ben lungi dall'essere finita.



Cielo blu, faceva caldo e c'era il sole, gli anni sono passati e con loro quel triste grigiore dei "compagni" per niente compagni, i palazzi hanno ricevuto una bella spruzzata di restauri e di gioventù, caffé, strade, teatri e ristoranti sono gremiti, la gente sembra aver voglia di godersi la vita  e con le buone amiche ci si diverte sempre. Dicono che in Ungheria ci sia una grave crisi economica e non sono i soli, dicono che nel paese spirino venti reazionari e xenofobi, ma non se ne accorge certo il turista in cinque giorni di permanenza.

 - "Ma è mai possibile che trovi sempre tutto bello?"- mi dice mio fratello con la stessa aria canzonatoria di quando eravamo ragazzi, nei miei confronti quell'ironia non è mai venuta meno. Cosa ci posso fare se mi entusiasmo perché per fortuna il mondo è bello, se la natura è spesso generosa e fantasiosa e se gli uomini in secoli e millenni hanno saputo costruire cose eccelse?


 Purtroppo non ci sono solo quelle, lo so bene, in questi giorni per esempio in Italia è drammaticamente d'attualità il terremoto, ma non mi sembra proficuo solo piangere, lamentarsi e criticare, preferisco guardare con gli occhiali blu e sottolineare il buono, questa per lo meno è la direzione.

 A volte mi coglie il rammarico, vorrei essere capace di inventare storie, attingere a un patrimonio interiore di fantasie, pensieri e parole senza aver bisogno di stimoli e spunti esterni come  sa offrire per esempio il viaggio, ma poi sul Corriere di qualche giorno fa ho letto una frase di Tiziano Terzani e mi sono consolata:


  " Ero vuoto. Vuoto come è vuota una spugna, pronta però a riempirsi di quello in cui è tuffata. La metti nell'acqua e d'acqua s'imbeve, la inzuppi nell'aceto e diventa acida. Non avessi viaggiato non avrei mai avuto niente da dire, da raccontare; niente su cui riflettere".

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