Brixen, come la traduce il tedesco, è una cittadina dalla storia molto antica, ma dove il barocco l'ha fatta da padrone; architettonicamente è dunque molto diversa dall'austera romanica e gotica Avignone nel Vaucluse provenzale, eppure queste due città hanno suscitato in me un'impressione di profonda vicinanza. In entrambe, malgrado il loro importante ruolo politico-religioso nella storia, non è la spiritualità che vi si respira, quella lasciamola aleggiare per luoghi sacri e vicoli intra muros della Gerusalemme vecchia, ma il potere temporale della Chiesa, l'istituzione religiosa nella sua espressione più terrena e secolarizzata.
Città papale, Avignone, per circa cento anni, da quel 1309 in cui Clemente V° e gli altri otto papi che gli sono succeduti l'hanno scelta come propria sede di residenza; città vescovile, Bressanone, antico stato ecclesiastico dai complessi equilibri politico-istituzionali e dinastici durato circa otto secoli ( dall'inizio dell'XI° al 1801). Il Palazzo dei Papi di Avignone sarà contemporaneamente residenza papale, luogo di culto, fortezza e sede amministrativa e parimenti avrà autonomi poteri politico-religiosi la figura del principe-vescovo di Bressanone, uno dei tanti signori del Sacro Romano Impero di Germania secolarizzato nel 1806 da Napoleone e inglobato dopo la Restaurazione del 1815 nell'Impero d'Austria.
Leopoldus v. Spaur principe-vescovo 1747-1778 |
Il primo Duomo in stile carolingio risale al X° secolo, sostituito da uno romanico dopo un grande incendio nel 1174. E' della metà del '700 l'attuale duomo barocco commissionato dal principe-vescovo Kaspar Ignaz von Kuenigl: "Ora costruiamo il duomo. Deve assomigliare ad un grandioso salone, ad un autentico atrio del cielo. La sua caratteristica non sia lo stucco lustro, bensì il marmo". La processione che si tiene la terza domenica del tempo pasquale è una manifestazione popolare e religiosa di grande richiamo e pare che vi partecipasse regolarmente il cardinale Ratzinger in occasione delle sue permanenze a Bressanone.
Semplicemente meraviglioso l'attinente chiostro con i suoi affreschi gotici in 15 arcate dei XV°-XVI° secoli. Leggo nell'opuscolo esplicativo che rappresenta il monumento artistico più significativo di tutto l'arco alpino.
.Non sono una grande amante di arte sacra, ma a prescindere dalle opere, e durante la visita ne scopriremo certe di grande rilievo, quale originaria residenza dei principi vescovi di Bressanone, è il Palazzo Vescovile stesso a offrire assoluto interesse. Sale di grande magnificenza, meravigliose stufe in maiolica, arazzi, mobili, quadri di pregio, il rinascimentale cortile interno.
La prima costruzione risale al 1200, trasformato in castello rinascimentale a fine '500 e due secoli dopo, voluto sempre dal principe-vescovo Kaspar Ignaz, l'ampliamento grazie alla nuova ala settentrionale con le sue sale di rappresentanza chiamate "appartamento imperiale". Dopo la secolarizzazione il palazzo verrà abitato solo in parte dal Vescovo che trasferirà poi la residenza della nuova Diocesi a Bolzano. Dal 1974 il palazzo è museo e archivio diocesano.
Intorno al 1800, il principe vescovo Karl Franz Lodron sia per la cappella aulica che per una camera del proprio appartamento ordina due grandi "presepi" agli intagliatori- scultori Augustin Alois Probst e Benedikt Nissl. L'incredibile presepe di Probst, in miniatura, che contiene più di cinquemila figurine e racconta tutta la storia di Cristo partendo dalla Natività fino alla sua Passione sulla Croce non è che il primo di una collezione veramente straordinaria del Museo Diocesano di presepi provenienti da varie parti d'Italia. (la tempesta sul lago di Tiberiade nella foto qui accanto). Mi hanno particolarmente colpito i "presepi ebraici" se li posso così definire che francamente non mi era mai capitato di vedere, la rappresentazione miniaturizzata cioé di momenti di vita e festività ebraiche come la Celebrazione del Tempio e Succot, la festa delle capanne.
Nell'attuale mostra temporanea del museo "Fede e devozione: simboli, immagini" stupende le maquette pop-up tridimensionali del primo '700 e certi ex-voto, sculture in legno o dipinti su vetro.
Ultima chicca di Bressanone è il bellissimo edificio della facoltà di Teologia. Un gentilissimo professore incontrato davanti all'androne ci racconta che all'epoca d'oro erano iscritti fino a 600 seminaristi, poi negli anni '70 una completa crisi di vocazioni, non c'era più nessuno, per questo l'Università ha aperto ai laici. Adesso ci sono 400 persone laiche che frequentano i corsi e fra loro 300 donne.
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