In fondo quei “Bagni Misteriosi” in pietra di Vicenza, cemento armato e vernice a tempera, realizzazione di De Chirico del 1973 nel parco Sempione vicino alla Torre Branca, li avevo visti per decenni scalcinati, corrosi dal tempo e dalle intemperie con i colori stinti e le figure umane che si erano ormai sgretolate e dissolte, una geografia della memoria che gli occhi conoscevano e riconoscevano ogni volta.
Così mi ha fatto specie trovare questa volta la fontana restaurata, come un'opera non rinnovata ma nuova, l'opacizzazione di un ricordo caro. Già, a certe cose “malgrado tutto” ci si affeziona e così avviene anche per la nostra quotidiana frequentazione col kitsch, un certo “brutto” di cui spesso si sa riconoscere la volgarità ed il cattivo gusto ma che fa parte di un immaginario lungamente praticato e che ci ha sempre accompagnato: questo il tema della bella mostra alla Triennale: “Gillo Dorfles. Kitsch: oggi il Kitsch”.
La prima cosa che mi viene in mente quando pronuncio la parola kitsch è la gondola di Venezia in bella mostra fra altri “gioielli” sopra un buffet che lo straordinario Gian Maria Volonté in balia di un'incazzatura potente afferra e scaglia contro il muro in una memorabile scena del film La classe operaia va in Paradiso.
Vannetta Cavallotti: L'accadimento 1985 |
Non manca mai la gondola di Venezia in tutte le bancarelle e negozi di souvenir, naturalmente presente anche nella mostra, è un must, possiamo anche contare sempre sul Duomo di Milano, la Torre di Pisa, il Colosseo, i santini di papi, santi e Madonne e, perché no?, anche sul dito medio di Cattelan in inequivocabile posizione in piazza della Borsa a Milano e queste sono solo alcune chicche delle specialità italiane, ma fortunatamente o sfortunatamente non so, ogni paese ha il suo autoctono kitsch da esibire, dalla torre Eiffel alla Statua della Libertà passando per le piramidi, i cioccolatini di Mozart, Mao Zedong in cera, le matriosche attualizzate a forma di Bin Laden, le ballerine di flamenco in plastica.
Rutger van der Velde: Today is the first day of the rest of your life 2012 |
Il rapporto fra Gillo Dorfles e il kitsch inizia nel lontano 1968 quando nel suo primo libro (il kitsch Antologia del cattivo gusto Mazzotta editore) dedicato all'argomento il critico e semiologo si mette ad analizzare cosa sia e cosa significhi quel kitsch che invade subdolamente il quotidiano, l'arte, i processi del vivere, il nostro modo di comunicare e già allora, con acuta lungimiranza ammonisce: “ il kitsch è necessario conoscerlo, anche frequentarlo e, perché no, qualche volta utilizzarlo, a patto di non farsi prendere la mano. Perché il “cattivo gusto” è sempre in agguato”.
Carla Tolomeo: Lunelune panchetta 2009 |
Appurato che farebbe parte integrante e non eliminabile della modernità, obbiettivo della mostra è chiedersi come il kitsch sia cambiato e si sia evoluto in questi decenni, quali le sue diramazioni e applicazioni, come l'arte, attraverso scelte intenzionali o casuali degli artisti faccia riferimento alla cultura del kitsch.
Carlo Rizzetti: Salvador Dali's Mae West 2005 |
Sia Dorfles che gli altri esperti di osservazione e analisi della realtà interpellati constatano che il kitsch da manifestazione tutto sommato marginale sia diventato onnipresente e per svariate ragioni: il passaggio con relativa diffusione su larga scala dal pezzo unico alla serialità degli oggetti grazie alla produzione industriale, l'esuberanza dei mezzi della comunicazione di massa, il dominio imperante della società dell'immagine, facilità e immediatezza del messaggio per raggiungere un numero sempre più ampio di ascoltatori e spettatori con la conseguenza che “ciò che poteva essere un elemento negativo si trasforma in un elemento positivo dal punto di vista dell'efficacia nel mercato e quindi nel marketing. Dato che il marketing rappresenta uno dei fattori fondanti dell'arte contemporanea, anche la pubblicità e, naturalmente, la televisione, hanno voluto e dovuto servirsi di questo elemento, un tempo considerato deteriore; oggi invece ritenuto insostituibile perché efficace”.
Cracking Art Group: Dalì a là (Omaggio a Avida Dollars 2004 |
Un tempo altra era la denominazione, forse si diceva propaganda, ma Dorfles fa notare come anche nel passato si sia fatto uso di elementi kitsch: “...spettacolarità superficiale... Credo che, in questo senso, anche prima della nostra epoca, le grandi manifestazioni pubbliche, ludiche, sportive, agonistiche abbiano avuto degli elementi di kitsch. Allora non si chiamavano così, ma avevano proprio lo stesso scopo: di essere facilmente comprensibili dalla popolazione in toto.” e impossibile non pensare a strumenti, metodi e linguaggi delle dittature di ogni epoca e latitudine.
Martin Parr: Miami, Florida 1998 Magnum Photos/ Contrasto |
Interessante anche la riflessione dell'architetto Vittorio Gregotti che notando come “anche il monumento antico è divenuto anzitutto valore economico turistico ed è su questo anziché sulla conservazione specifica e sulla cura del suo contesto che si concentra l'attenzione pubblica......Disneyland è alle porte perché è ovunque” sottolinea pure lui il passaggio dal kitsch dell'oggetto, in fondo innocuo, alla raffinatezza della contemporaneità che con quella spettacolarità superficiale cui fa riferimento Dorfles, arriva addirittura a pensare kitsch, un atteggiamento kitsch del pensiero e del modo di operare.
Corrado Bonomi: Piccoli Uomini - Benito 2002 |
Sorridendo, ridendo, con stupore, curiosità, sconcerto e talvolta disgusto giriamo con le amiche per l'esposizione, la mostra è molto eloquente e non lascia drammaticamente scampo: tutti, ma proprio tutti, anche quelli che sanno nuotare, rischiano di annegare nella moderna sovraesposizione di kitsch; media, fotografie, pubblicità, pornografia, sport, arte, ovunque un oceano di kitsch, come un'immensa piovra dagli irresistibili tentacoli che avanza e tutto divora. Aiuto! Si salvi chi può!
Statuette nano: icona del brand Love Therapy di Elio Fiorucci |
Catalogo della mostra: Gillo Dorfles Kitsch oggi il kitsch Editrice Compositori
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