domenica 4 novembre 2012

La principessa del suono

Scrivo a tempo ravvicinato di  toilette e mi rendo conto che il soggetto non è dei più edificanti, ragion per cui se disturbo la sensibilità di qualcuno, chiedo anticipatamente scusa. Non è che sono un'appassionata dell'argomento, ma per me viaggiare significa segnalare tutto ciò che attira il mio occhio e che mi sembra peculiare di quel paese. Se i bagni così particolari di Hundertwasser al Kalke Village di Vienna erano un'opera artistica e in quanto tali meritavano delle foto, quelli giapponesi sono senza ombra di dubbio un inno alla tecnologia (forse anche allo spreco d'acqua e d'elettricità) e la dicono lunga sull'attenzione all'igiene del popolo del sol levante. Straordinari i bagni collettivi divisi per sesso presenti in ogni albergo che non ho potuto purtroppo fotografare con le vasche di acqua calda e le tinozze di reazione di acqua fredda in cui ci si immerge nudi dopo una rigorosa e preliminare pulizia del corpo, a disposizone minuscoli sgabelli con doccia vicina e prodotti a profusione, bagno schiuma, shampo, ammorbidente per capelli  della locale marca Shisheido che in Europa costano un patrimonio. Ma torniamo ai servizi: per il turista, che immancabilmente si deve confrontare con questo luogo strettamente necessario, per racapezzarsi in una toilette giapponese, quasi non basta la laurea, ci vuole il dottorato e parlando di quanto ho visto, non esaurirò l'argomento perché talvolta sui quadranti c'erano pulsanti solo in giapponese che non ho sperimentato.

 A certi si finisce per abituarsi con i  pulsanti base incorporati nella tazza, altri sembrano delle sale operatorie con quadranti complessi attaccati al muro e sistemi idraulici complicatissimi. Tanto per cominciare l'asse del water è  sempre caldo, gradevolissimo d'inverno, mi chiedo se è freddo d'estate. Poi, nei meno sofisticati, come minimo tre pulsanti  per la diversa distribuzione dei vari getti e un altro pulsante per regolare le tre possibili intensità dell'erogazione.

 Presente spesso sulla tastiera la cosiddetta Principessa del Suono, che non è romanticamente  la protagonista di una antica favola edo, ma un pulsante che imita il rumore dell'acqua.   Originariamente la Principessa del Suono è sorta per risparmiare l'acqua, vista l'abitudine di farla scorrere per coprire pudicamente i "rumori naturali".


Dulcis in fundo, mi è capitato di vedere un tasto con sopra il disegno di un'onda che la curiosità mi ha spinto naturalmente a schiacciare. Usciva aria calda per asciugare, intuibile cosa.

 Sopra certi bagni c'è un lavandino, sistema ingegnoso per lavarsi le mani e non sprecare l'acqua che va a finire nel water.  Segnalo poi la forma completamente diversa della cosiddetta "turca", non quadrata come da noi, ma stretta e rettangolare. Per rimanere in tema, ma concludere con una bella realizzazione di architettura contemporanea, mostro i bagni dell'architetto Shuhei Endo.


Contrasto interessante visto a Osaka seconda città del Giappone per densità abitativa e per vivacità produttiva ed economica. Parlo di contrasto perchè prima visitiamo il castello, tra i più grandi e celebrati del paese, edificato una prima volta nel 1583 e poi più volte distrutto e ricostruito per via di guerre e capricci della storia e poi nei bei giardini  intorno agli spalti l'espressione di una modernissima creatività architettonica.
  

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