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Jerusalem: the Israel Museum |
Yerushalaim shel zahav, veshel nechoshet veshel or..., Gerusalemme d'oro, di bronzo e di luce... inizia così il ritornello di una famosissima canzone molto amata dagli ebrei di tutto il mondo. Si, Gerusalemme è magica, profonda, intensa, emozioni assicurate ogni volta che la si incontra, ma forse è "troppa". Io non riuscirei a viverci stabilmente, soprattutto nella città vecchia intra muros, come si fa a sentirsi sempre sospesi fra terra e cielo con le voci dei muezzin e le preghiere notte e giorno degli ardenti fedeli?
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Anish Kapoor: scultura del 2010 |
Se la fede è latitante e non si hanno aspirazioni ascetiche, come si fa a convivere giornalmente con il "sacro" che fuoriesce da ogni vecchia pietra, da minareti, templi e chiese e dalle masse dei pellegrini che in quei luoghi cercano conferme? Troppo impegnativo, una laica impenitente come la sottoscritta si sente più a suo agio nella godereccia Tel Aviv, in compagnia di altri "peccatori" suoi compari e a Gerusalemme ci va senz'altro, ma con parsimonia, per non fare indigestione di spiritualità.
Quel venerdì che per la modica cifra di due euro prendiamo l'autobus che in 40 minuti ci porta nella città d'oro, di bronzo e di luce, alla cugina Dorit che ci viene a prendere alla stazione chiedo di andare a rivedere dopo tanti anni il Museo di Israele, so che ci sono nuove estensioni e il "Giardino dell'arte" disegnato dal giapponese Isamu Noguchi che ha associato i principi zen al paesaggio mediterraneo e all'arte moderna con sculture di Henry Moore, Picasso, Lipchitz e Kapoor e la vista strepitosa di tutta la città all'intorno, Knesset, il Parlamento, compreso.
Disteso su una collina, il Museo d'Israele è un complesso immenso, rappresenta la più grande istituzione culturale del paese, numero uno nel mondo per reperti e testimonianze di archeologia biblica e di Terra Santa e custodisce innumerevoli collezioni di arte antica, moderna, africana, asiatica, oceanica, ebraica diasporica e israeliana e altro ancora; impensabile vedere e relazionare questa vastità, ma imprescindibile una visita al Santuario del Libro cui si accede da un lungo corridoio in pietra e che custodisce i famosi Manoscritti del Mar Morto e altre antichissime pergamene bibliche. Nella vetrina circolare al centro dell'edificio dalla particolare architettura, una copia del Manoscritto di Isaia, il cui originale miracolosamente ben preservato è fra i tesori del museo.
Fra le mostre temporanee attualmente è in corso una su Erode il Grande, quel re della Giudea dal 37 prima dell'era volgare fino alla morte nel 4 a.C. sotto il protettorato romano. E' tristemente passato alla storia ancora dibattuta dagli studiosi per la Strage degli Innocenti, episodio presente soltanto nel Vangelo secondo Matteo, un massacro di bambini da lui ordinato allo scopo fallito di uccidere Gesù, appena nato a Betlemme e che ha ispirato nei secoli una vastissima produzione artistica.
Ignoravo che si dovesse a Erode l'ingrandimento e l'abbellimento di Gerusalemme e l'edificazione di Cesarea e delle fortezze di Masada, Macheronte e Herodion. Fotografato di straforo il modellino di questa Herodion, il più grande dei suoi palazzi ai confini fra Giudea e Samaria proprio ai margini del deserto. Nelle intenzioni del sovrano avrebbe dovuto essere il suo memoriale, la sua "piramide" lasciata al mondo. All'apice della collina in una fortezza a se stante i suoi appartamenti privati, in basso un edificio più esteso con giardini, gli appartamenti per i collaboratori e gli ospiti, un teatro, una vasta piscina e una stanza adibita esclusivamente al divertimento degli invitati.
Fra le collezioni permanenti nelle varie ali del museo arte moderna a profusione con stupendi Picasso e Matisse e gli amatissimi espressionisti tedeschi, Marc, Schmidt-Rottluff, Macke, Jawlensky, Kirchner, Pechstein. In questo viaggio in Israele ne ho fatto veramente indigestione.
Bellissima una stanza che conteneva la collezione privata dello scultore Jacques Lipchitz, fra cui varie figure precolombiane, due maschere funerarie del Perù risalenti ai primi due secoli del secondo millennio e sculture di Hans Arp.
Sono ormai le quattro del pomeriggio, il tramonto si avvicina e bisogna affrettarsi perché ci si prepara all'arrivo del sabato; sta per calare il sipario, Gerusalemme chiude tutte le sue attività, come una coltre di silenzio e di raccoglimento che coprirà ogni cosa; giusto un salto a Mamilla avenue per farla scoprire ad Alida che non la conosce.
E poi succulenta cena da Dorit; mentre lei col figlio Elad ci hanno accompagnate per la città, il marito Zvika, grande gourmet e cuoco per passione era rimasto a casa a spignattare. sua assistente in cucina la figlia Avital . Il libro di ricette aperto fra le verdure era tutto consunto, segno che viene regolarmente consultato per il diletto degli ospiti.
Da Israele il cugino Mino mi manda una foto, uno straordinario filmino e mi scrive- Sara, sei scappata giusto in tempo-. Pioggia a catinelle per tutto il paese e un'ondata di freddo e gelo che ha investito il nord, da quelle parti non ci sono abituati e non sono attrezzati, chissà il casino. Altro che d'oro, di bronzo e di luce, Gerusalemme è ricoperta di 60 centimetri di neve, forse urge una nuova canzone che la descriva come città di neve e bianco.
POLAR BEAR LOVE