mercoledì 16 gennaio 2013

Gabon: ça c'est l'Afrique!

La riconversione dell'area della teleferica in Parco Ecologico con gli obbiettivi primari di non far morire il villaggio di Bakoumba e i suoi abitanti salvandone il tessuto sociale, puntare sul miglioramento agricolo per un'autonomia alimentare, salvaguardare il minimo artigianato locale come per esempio la lavorazione della rafia,  è stata senz 'altro una buona scelta della società Comilog in accordo col governo gabonese, ma purtroppo non sufficiente  per rivitalizzare l'economia del luogo. Solo una sessantina di persone hanno trovato lavoro nel cambiamento, mancano molte infrastrutture, i giovani non sanno cosa fare, bevono e giocano al pallone e il futuro del villaggio non è roseo.
Forse una della ragioni di questa morte lenta in assenza di qualsivoglia attività sta nel fatto che di turisti in realtà ce ne sono pochissimi e qui entra in gioco ancora una volta una delle tante contraddizioni del Gabon. Ufficialmente si afferma la volontà di  aprire il paese all'eco-turismo valorizzando il suo immenso patrimonio paesaggistico e faunistico, ma concretamente non si creano adeguate infrastrutture e servizi validi per l'accoglienza, faticose le formalità burocratiche per l'ingresso nel paese, alto costo del volo e rapporto qualità-prezzo della ricezione alberghiera insoddisfacente. Riflessioni queste scambiate con Padre Leandro, da due anni in servizio sacerdotale a Bakoumba e nei 30 villaggi limitrofi a pochissimi chilometri dal confine con il Congo, che andiamo a trovare in parrocchia.
Si può condividere o meno l'opera di evangelizzazione che la chiesa ha operato in Africa, ma bisogna riconoscere che rappresenta forse l'unica presenza autenticamente viva e attiva in ascolto e al servizio della gente. Al suo arrivo dopo anni di vuoto (con la chiusura dell'attività della Comilog i preti olandesi sul posto se ne erano andati) Padre Leandro ha trovato una situazione di degrado assoluto, sia del tessuto sociale che dei luoghi.

 Si è rimboccato le maniche, ha  cercato di ricompattare la comunità dei fedeli e ripristinare decorosamente gli spazi necessari per l'incontro e lo scambio come il campanile, la chiesa, la sacrestia, l'aula per la catechesi, l'asilo per i bambini. Padre Leandro è stato a Roma per la Beatificazione di Papa Wojtyla come dimostra la bella foto sul tavolo e sogna di ritornarci per studiare diritto canonico.

Essendo prete secolare, Padre Leandro non riceve nessun sostegno da una congregazione e dovrebbe vivere dell'aiuto dei fedeli che però sono poveri  in canna, però dice "on a des amis" a Libreville che lo stanno finanziando per i suoi progetti ambiziosi, cioè una grotta quasi pronta per una bella Madonna che sta per arrivare da Roma, una casa per ospitare "i confratelli" che verranno a trovarlo, una struttura all'esterno per poter celebrare le messe all'aperto.

Padre Leandro è giovane, pieno di energia e di voglia di fare: va lui a trovare regolarmente i suoi fedeli organizzati in micro comunità per quartiere o gruppi di case, sa parlare nella lingua della loro etnia,  è fiero di raccontare che dai 20 fedeli iniziali è passato ai 500 attuali, sono però tutti della terza età, non ha ancora trovato come coinvolgere i giovani. Ci porta in giro per il villaggio e ci presenta  dei suoi parrocchiani di diverse etnie. Mi colpiscono in particolare povertà (le uniche che abbiamo visto a piedi nudi) e situazione di tre donne in una casupola in fondo al paese. Tutte e tre mogli e amiche che si aiutano a vicenda ( 7 figli ciascuna) di uno stesso uomo (la poligamia da queste parti è ancora attuale);
tomba del marito
alla morte del marito l' hanno seppellito in pompa magna accanto a casa in una tomba degna di un faraone e adesso, vedove, possono infine ricevere la comunione quando vanno a messa. (nella fotografia sono con una vicina di casa). Rimango un po' perplessa come sono perplessi Francesco e Alex quando alla sera assistono ad una messa detta "della misericordia" (a Libreville pare che ce ne sia una tutti i giovedì mentre a Bakoumba solo 4 all'anno) misto di rito tradizionale e manifestazioni animiste. Durante la funzione suonano i tamburi, musica intensa, alcune donne cadono in trance e si buttano a terra davanti all'altare. In una specie di esorcismo collettivo attraverso canti e preghiere vengono liberate dal maligno e tornano ad essere abitate dallo Spirito Santo.


Con grande saggezza e consapevolezza Padre Leandro ci dice "ça c'est l'Afrique" sottolineando l'importanza dell'Esortazione Apostolica post sinodale "Ecclesia in Africa" del 1995 di Papa Giovanni Paolo II in cui si sottolineano gli indispensabili apporti e contributi dei sacerdoti locali e africani in genere. Loro meglio di chiunque altro conoscono, possono comprendere e sapranno mediare la complessa realtà della spiritualità africana.

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