Non ho capito bene di cosa vivano gli abitanti perché di attività in giro non se ne vedono, i pochi turisti vengono da queste parti solo per le bellezze naturali dei luoghi e la visita del parco. Però è in Gabon e particolarmente in questo villaggio che è stato girato il film "Le collier du Makoko" del regista Joseph Koumba-Bididi, la storia di una regina che decide di far tornare una collana sacra appartenuta a un suo antenato in seno al suo popolo convinta che essa sarà portatrice di equilibrio e prosperità.
A Lécony il mercato è piccolissimo e si snoda lungo la strada; non ci sono bancarelle e le poche cose in vendita vengono disposte direttamente sulla terra. Fa eccezione su un banchetto la specialità del luogo, anche piuttosto costosa, i lombrichi, di cui la popolazione locale è molto ghiotta, se li mangiano lessati e fatti andare in padella da soli tipo patatine fritte o mescolati con verdure locali. Persino Francesco che da vero viaggiatore assaggia sempre tutto non se l'è sentita, ma chissà, forse perché è vegetariano. Un tempo nel villaggio c'era anche un cinema ora caduto in disuso, un'altra delle tante costruzioni abbandonate che si vedono in giro per il Gabon, ma in fondo nessuna meraviglia, non esiste un cinema operativo nemmeno nella capitale Libreville.
A Lécony le case non in muratura sono di legno ma completamente ricoperte di latta, non oso pensare la temperatura infernale all'interno. Il fatto è che si vedono spuntare ovunque delle cattedrali di terra e sono dei termitai; le termiti sono una quantità sterminata e voracissime del legno, il rivestimento dunque funge da protezione.
Come consigliato dalla guida del Petit Futé alloggiamo all'ostello "Rendez-vous des chasseurs" il cui proprietario, il colonnello Richter, "le Colonel" come lo chiamano tutti qui, è proprio un personaggio che merita. Malgrado il piglio burbero in realtà è gentilissimo, al nostro arrivo inaspettato ci prepara in men che non si dica due uova al tegamino e un'insalata, ma vuoi che era un militare, vuoi che adesso è sordo, la conversazione è faticosa, lui parla con un tono di voce a 1000 decibel e noi pure.
Il "colonel" è alsaziano e fa un certo effetto in questo angolo del mondo con le case di latta vedere affissa una foto del castello di Koenigsberg, a pochi chilometri dal luogo in cui è nato. Ama raccontare la sua vita che è stata movimentata e io amo ascoltarlo. Faceva il parà nell'esercito francese di stanza nel Gabon, poi è stato assoldato nell'esercito gabonese prima per 9 anni come guardia del corpo del past presidente Omar Bongo e nel palazzo del potere ne ha viste delle belle poi è finito comandante di un presidio militare gabonese a Lécony dove adesso vive da pensionato.
Di prodezze "le colonel" ne ha fatte tante, ma quella che mi mostra subito è la foto del pitone di sei metri che anni addietro ha ucciso da solo nella "brousse", come in Gabon viene chiamata la giungla e poi è fiero della casa che ha costruito lui tutta da solo e che lascerà in eredità alla compagna Delphine, una peperina tremenda locale, quando se ne tornerà definitivamente in Francia.
Con loro vivono anche due bambini, ma non sono della coppia; il concetto diverso di famiglia da queste parti obbliga Delphine, che non ha figli, a tenere quelli della sorella. Il colonnello adesso è arrabbiato, per questo se ne vuole tornare in Francia, dice che il paese è regredito ed effettivamente mancava per esempio l'elettricità un certo numero di ore al giorno. Spiace dirlo, ma quando non è un locale a gestire le attività, comunque le cose funzionano perché al Rendez-vous des chasseurs c'era sempre l'acqua in casa per la doccia grazie a dei serbatoi installati sul tetto e un gruppo elettrogeno per i momenti senza luce. E bravo il nostro "colonel"!
A Lécony, nel cuore dell'Africa nera, anche le galline si sono uniformate e sono quasi tutte nere, i galli invece, novelli tarzan delle savane, hanno doti da equilibristi non indifferenti, ma entrambi non hanno la coda e un sedere tutto rotondo.
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