A Cap Esterias invece ci sono stata nella mia prima domenica gabonese, invitati da un'amica dei ragazzi che come molti "expatriés" ha affittato una spartanissima casetta sul mare per i fine settimana. Sia nella turisticamente meglio attrezzata Pointe Denis che nel più selvaggio Cap Esterias si è direttamente sull'oceano mentre a Libreville le acque sono miste, l'oceano si unisce con le acque dolci dell'estuario del fiume Kamo e guardando il loro colore viene meno voglia di tuffarcisi, comunque la domenica la spiaggia della capitale è gremita.
Racconta con quante difficoltà sia finalmente riuscita in accordo con le autorità locali competenti a stendere un progetto di lavoro per il Gabon che finora senza programma e consapevolezza culturali, non ha ancora repertoriato i suoi beni materiali e immateriali (siti, artigianato, lingue, tradizioni), non riconosce i suoi artisti e non sa promuoverli e tutelarli. Spiega che non sempre un "bene" risponde perfettamente a tutti i criteri necessari per l'assegnazione del titolo Patrimonio dell'Umanità o sa mantenerli nel tempo (e queste sue parole daranno una risposta alle mie perplessità sull'insufficiente manutenzione del Parco della Lopé), ma l'attribuzione, con tutti gli aiuti conseguenti che l'Organizzazione mette in campo, vuole anche essere una spinta, un incoraggiamento a paesi e governi per operare di più e meglio in una certa direzione.
La madre di Yvette racconta invece le sue terribili vicissitudini perché proviene dal Kasai, una regione dell' attuale Repubblica Democratica del Congo, ex Congo Belga, dalla storia tormentatissima. La signora è stata drammaticamente vittima due volte di epurazione etnica, ha vissuto in campi profughi, ha conosciuto la guerra civile fra Baluba, l'etnia della famiglia Bantu maggioritaria nel Kasai cui lei appartiene e i vicini secessionisti abitanti del Katanga. (Mi sono ricordata che a fine anni '60 i puri e duri del servizio d'ordine del Movimento Studentesco dellUniversità Statale venivano chiamati i katanghesi). E' stato toccante sentire in diretta da qualcuno che le aveva personalmente vissute e dalla sua viva voce peripezie da brivido di cui negli anni ho avuto una sommaria informazione dai media e che mi sembravano così lontane.
A Capo Esterias ci facciamo anche una bella passeggiata, il vecchio faro, il villaggio, i fedeli che escono dalla messa della piccola chiesa, le donne che preparano per la vendita i granchi ripieni, la vita quotidiana dei bambini che quando passi ti scrutano con quegli occhi come dei carboni accesi.
Partecipiamo anche a una serata musicale in allegria con un complesso del Mali al Centro Culturale Francese, l'unico posto a Libreville in cui si organizzino eventi culturali e si proiettino ogni tanto dei film. Incredibile la partecipazione e la vivacità del pubblico in sala. Mentre il gruppo musicale si esibisce, la gente si alza in piedi e si mette a ballare, molti se ne vanno a farlo direttamente sul palcoscenico; qui si usa così e lo trovo molto divertente, se solo avessi il coraggio di farlo anch'io.
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