La mia amica Donatella è appassionata da sempre di fiori, piante, giardini, il mondo del verde come si suol dire oggigiorno, ma è anche curiosa dell'uomo sapiens sapiens e in particolare dei meandri complessi e talvolta misteriosi del suo pensiero. Così, per saperne di più e certamente per conoscere meglio se stessa, si è iscritta a un corso triennale di counseling ad indirizzo psicosintetico ( metodo psicologico integrale fondato dal medico e psichiatra Roberto Assagioli, considerato dallo stesso Freud come il primo psicanalista italiano). Un'esperienza interessante, ha lavorato con un gruppo stimolante, letto molti libri, imparato un sacco di cose che non conosceva, si è rimessa in gioco con prove ed esami e ha doverosamente terminato il ciclo di studi con una tesi. E qui viene il bello perché mi ha regalato una copia del suo scritto che ho letto con grande interesse scoprendo che con la scelta del soggetto della sua tesi è riuscita a conciliare egregiamente i suoi due principali interessi, la natura e la psicologia. Già il titolo la dice lunga delineando le aree di ricerca: " Dal giardino ideale al giardino realizzato: Il percorso dalla natura all'anima".
Donatella relata in parallelo del suo lavoro concreto forbici e zappa in mano in un suo giardino nella campagna veneta e di riflessioni e cambiamenti interiori suscitati in lei da questa operosità creativa e minuziosamente osservati; un andirivieni continuo fra l'esterno del giardino e l'interno del suo essere, il dentro e il fuori, l'intuizione che il rapporto diretto con la natura si presenti per lei, e non solo per lei, come facilitatore della sua crescita personale. Abbiamo tutti avuto modo di constatare che un panorama, una passeggiata in mezzo al verde, il contatto e la vista del bello della natura intorno a noi, comunicano gioia, ci fanno star bene, ma altro è sviscerare più approfonditamente i meccanismi interiori di questo benessere avventurandoci in un giardino che ricco di fiori, erbacce e rovi è anche metafora di fiori, erbacce e rovi che hanno dimora nel nostro profondo.
Valutazione del terreno, studio dell'humus, dissodamento, ripulitura dalle erbe infestanti, fantasia e immaginazione per cosa sarà meglio piantare, volontà e tenacia nell'andare avanti anche se il tempo è stato inclemente, anche se un certo seme non ha attecchito, pazienza nel rispettare tempi e ritmi dei cicli naturali molto meno frettolosi dei nostri, svariate le operazioni richieste per creare uno spazio verde e nella tesi si sottolinea come anche la costruzione della persona segua un percorso parallelo, necessiti di tali coordinate, abbia in fondo le stesse esigenze. Risulterebbe dunque che non c'è solo la gramigna della terra, ma anche quella dell'anima, ovvero quel marasma di pulsioni, paure, ansie, illusioni, dubbi, incertezze che ci abitano, erbacce infestanti che possono ostacolare i nostri sonni tranquilli, sterpaglie difficili da comprendere, controllare, superare.
E siamo poi sicuri che tutte le "mauvaises herbes" come le definiva il Piccolo Principe, vadano estirpate? " La lotta alle erbacce mi sfiniva, tanto erano duramente inserite nel terreno e ben sapevo che strapparle equivaleva a riprodurle, a dar loro ancora più vigore....Ho cominciato a distogliere la mia attenzione dalle erbacce per passare all'azione, sperimentando nuove specie di piante perenni e tappezzanti che ricoprissero le aree infestate, in altre parole anziché continuare ad estirparle, ho tolto loro spazio vitale semplicemente occupandolo, dopo un'opportuna pulitura, con altre piante.....ho riconosciuto loro dignità di esistere (anche se sotto controllo) consapevole che chiamiamo erbaccia ciò di cui magari non si conoscono ancora le proprietà benefiche e ho dovuto ammettere che alcune erbe infestanti sono anche molto graziose, semplicemente non avevo mai permesso loro di fiorire, definendole brutte a priori come ad esempio la Veronica Agrestis (detta comunemente "occhi della Madonna") che a primavera ricopre aree di prato di miriadi di fiorellini blu intenso". Proseguendo nel parallelismo, giardino esteriore - giardino interiore significa forse imparare ad accettare, accogliere, addomesticandolo, quell' ingarbugliatissimo ma affascinante miscuglio di cui siamo fatti, significa forse trasformare, incanalandola diversamente, quell'energia distruttiva: "Potei verificare che abbandonare la pretesa di avere tutto sotto controllo e di dover sempre correggere le cose, aveva l'effetto non solo di rilassare me stessa ma anche di migliorare la mia relazione con gli altri".
E molti altri sono gli spunti di riflessione offerti dal lavoro dell'amica, pensare per esempio l'ikebana non solo come un modo giapponese per disporre i fiori, ma come una vera filosofia, quella della ricerca dell'essenziale e di eliminazione del superfluo all'interno della composizione floreale, ma anche esemplare parabola di vita; scoprire una nuova disciplina nell'ambito delle scienze psicologiche di cui ignoravo l'esistenza, ovvero l'ecopsicologia, "una nuova disciplina che affianca la psicologia all'ecologia, partendo dal riconoscimento della stretta relazione che esiste tra l'uomo e il suo ambiente e dalla reciprocità di questa relazione" poiché come scrive Marcella Danon nel suo libro Ecopsicologia del 2006. " C'è un legame molto stretto tra le malattie dell'anima e le malattie del mondo". Non a caso come a New York o a Parigi anche in Italia sono sorti gli orti condivisi, occasione non solo per zappettare, seminare e raccogliere la propria insalatina ma anche per stare semplicemente con gli altri in una comunicazione aperta e c'è ora anche la Garden Therapy per "migliorare la qualità di vita delle persone attraverso la cura delle piante e altre attività connesse".
Il corso di counseling non l'ho fatto, i nomi dei numerosi studiosi citati e i loro lavori mi sono sconosciuti, non mi sono cimentata in nessun giardino, ma vien voglia di saperne di più perché il percorso sembra affascinante e per intanto potrei cominciare seriamente con le piante del mio balcone che francamente non sembrano molto soddisfatte e chissà che tra una potatura e l'altra.... non migliori anch'io.