In giro per le strade di Parigi si alza il sipario e la rappresentazione del giorno ha inizio. Quale rappresentazione? Quella della vita? Quella della finzione? Quella dell'inesauribile fantasia dell'uomo? Risposta difficile, il confine talvolta è molto labile, però mi sembra valga la pena giocarsela questa partita. La ville lumière è generosa di trompe-l'oeil, una mia vecchia passione, e tra il quartiere di Belleville con il Signor Malaussène, suo celebre residente, immortalati dalla penna di Pennac e l'optical art delle colonne di Daniel Buren nel cortile di Palais-Royal, non c'è che l'imbarazzo della scelta e bastano pochi passi per andare al Musée des Arts Décoratifs e saperne di più guardando la mostra "Trompe-l'oeil -Imitations, pastiches et autres illusions" e già il titolo e il pannello all'ingresso sono molto eloquenti.
"Le bugie sono sempre necessarie, anche per arrivare al trompe-l'oeil...." diceva l'immenso poeta Baudelaire e in effetti dal Rinascimento al surrealismo passando dal barocco è tutto un "fingimento", gli artisti ricercheranno costantemente tecniche di rappresentazione che sappiano simulare prospettive, rilievi e materiali per l'illusione perfetta, carte e parati dipinti concorreranno largamente a raggiungere l'obbiettivo. Certo che la natura ha sempre rappresentato il primo modello da imitare, ma col passare del tempo si vorrà riprodurre fedelmente ogni cosa, marmo, pietra, legno, gesso, un falso che vorrà sembrare più vero del vero.
Come ciliegina sulla torta, la serata perfettamente coerente con la giornata borderline fra vero e finto, realtà e illusione. Visito l'amico Eugenio de' Giorgi che da un anno con moglie e cane Tobia al seguito è venuto a vivere a Parigi. Il milanese teatro Olmetto è stato per vari anni il suo regno e si ricordano stagioni memorabili, ma spiace dirlo anche se è cosa risaputa, l'Italia investe pochissimo nella cultura e nel teatro ancora di meno, tutt'altro vento si respira in Francia malgrado i tagli della crisi. Eugenio è grande conoscitore nonché interprete appassionato della Commedia dell'Arte, non a caso la critica l'ha definito "lil figlio spirituale di Dario Fo" e lo fotografo proprio davanti a una pittura ricevuta in omaggio dal nostro premio Nobel nazionale.
"Le bugie sono sempre necessarie, anche per arrivare al trompe-l'oeil...." diceva l'immenso poeta Baudelaire e in effetti dal Rinascimento al surrealismo passando dal barocco è tutto un "fingimento", gli artisti ricercheranno costantemente tecniche di rappresentazione che sappiano simulare prospettive, rilievi e materiali per l'illusione perfetta, carte e parati dipinti concorreranno largamente a raggiungere l'obbiettivo. Certo che la natura ha sempre rappresentato il primo modello da imitare, ma col passare del tempo si vorrà riprodurre fedelmente ogni cosa, marmo, pietra, legno, gesso, un falso che vorrà sembrare più vero del vero.
E per restare in tema di artificio, curiosissima e divertente un'altra mostra temporanea sempre al Museo delle Arti Decorative, ovvero "La Mécanique des Dessous", il funzionamento del "sotto".. Ad ogni epoca degli invisibili accessori sotto i vestiti hanno perseguito un'apparente metamorfosi del corpo, modellandolo secondo l'estetica corrente. Strutture di ferro, d'alluminio, ossa di balena, varietà infinite di busti e corpetti per modificare la silhouette, accentuare o ridurre parti del fisico privilegiando certamente il corpo femminile, ma non solo quello, esposti in mostra anche rigonfiamenti nascosti per bicipiti e muscoli delle braccia per il sesso forte. Nell' '800 si usava un rigonfiamento per il posteriore che i francesi chiamavano "faux-cul" e più esplicito di così si muore.
Con le parrucche abbiamo cominciato svariati secoli fa, adesso andiamo alla grande anche con ciglia e unghie finte (quelle della foto le ho viste in una vetrina di Belleville). In appendice alla mostra mi viene da aggiungere che ormai con la moderna chirurgia plastica, fra tette e compagnia, interveniamo direttamente sul corpo, non servono più intelaiature posticce, sostituiamo quello che non ci va sic et simpliciter con dei pezzi di ricambio.
Alla fine della mostra c'era un'angolo con la possibilità per il pubblico di provare le astuzie segrete della femminilità del passato e poi bellissimi spezzoni di film sull'argomento. Francamente mi sarebbe piaciuto molto farmi allacciare il corsetto da Jean Gabin o dalla mamy nera di Rossella O'Hara
Nella sua casa fra i tetti del Marais, ed è una grande emozione guardarlo e ascoltarlo in grammelot e dialetto lombardo-veneto, Eugenio indossa alcune delle sue maschere di scena, alcune di serie, altre fatte su misura espressamente per lui dal più grande mascheraio del mondo che vive e lavora a Venezia ( lo stesso che le fa per Ferruccio Soleri ). Di Arlecchino in particolare ne ha diverse perché personaggio e personalità di Arlecchino sono compositi, la maschera verrà scelta in base ai tratti del carattere che l'interpretazione vorrà sottolineare. Da anni e in varie parti del mondo Eugenio tiene dei seminari sulla Commedia dell'Arte e sulle maschere, Zanni, Arlecchino, Brighella, Pantalone, il dottor Balanzone, Colombina, il Capitano...."appena le indossi, cambi, diventi un altro" spiega Eugenio e difatti a fine corso invita i partecipanti a scegliere quella che è loro più congeniale. Grazie Eugenio, è stata un'esperienza bellissima.
Rincasando in un vicolo vedo un paio di scarpe sospese e mi dico che almeno quelle sono vere. O mi sbaglio, è forse un'altra illusione?