Non scherziamo, il teatro Déjazet non è mica un teatro qualunque, un off off dell'ultima ora, è il più antico teatro di Parigi e per la verità, a guardarlo bene, i suoi anni se li porta tutti: costruito nel 1770, come "jeu de paume" del futuro re Charles X, ai suoi albori ha visto suonare nientepopodimeno che Mozart e Offenbach. Viene ripreso poco meno di un secolo dopo da Virginie Déjazet, ballerina, attrice brillante e famosa, la "regina del vaudeville" come viene soprannominata, che trasforma il luogo nel teatro sempre gremito della Parigi che si vuole divertire.
Nel 1939 il teatro verrà chiuso, sarà prima un cinema e verrà poi destinato a diventare un supermercato quando arriva Jean Bouquin che negli anni 70 lo restaura, lo restituisce alla sua vocazione teatrale e nel '76 la prima col suo amico Coluche. Nel secondo novecento al Déjazet si potevano incrociare i mostri sacri della ribalta, da Vilar a Arletty, da Jean Luis Barrault a Brasseur, proprio qui Marcel Carné e il poeta sceneggiatore Jacques Prévert hanno girato gli interni del capolavoro filmico "Les enfants du paradis" e chi non lo conosce, corra subito a vederselo. Per approdare infine ai nostri giorni, dal 9 ottobre prossimo, in concomitanza con la mostra "Frida Kahlo - Diego Rivera, l'Art en Fusion" in programma al Museo dell'Orangerie, il teatro Déjazet propone lo spettacolo "Attention peinture fraîche".
Diventerà sarto e poi famosissimo creatore di moda, perché quando ha l'intuizione di aprire il suo secondo negozio a Saint Tropez e Brigitte Bardot entra dentro, è fatta, per lui si aprono le porte di una carriera folgorante. « … Puis je retrouvais enfin celui que allait rester à jamais mon ami fidèle, celui qui sut mieux que personne m’habiller, me chiffonner, me pavoiser, me déguiser, me dénuder, me sexyfier, me parer et me désemparer. L’unique, le seul, l’irremplaçable Jean Bouquin. […] Ces étoffes somptueuses qu’il me tournicotait autour du corps, parures de déesse, soies arachnéennes […] Jean me couvrit de « foulards-robes », de « mini-maxi » indiennes, de chaînes afghanes, de « pantalons-jupes », de coloris fondus et acidulés. Il fût l’inventeur de cette mode extravagante dite hippie que je portais avec tant de joie, qui me colla à la peau pendant tant d’années et qui revient aujourd’hui en force dans tous les journaux à ma mode ! » (dalla biografia di B.B.)
Negli anni 60 ha creato vestiti per la vita privata e per la scena per tutti quei nomi che a Hollywood come in Europa hanno riempito schermi, ribalte e le pagine dei rotocalchi, una lista interminabile con la mitica Greta Garbo in testa. Ad ogni nome citato Jean Bouquin aggiunge un ricordo, un commento, una battuta, assolutamente straordinario. La donna che l'ha colpito di più? Monica Vitti risponde, De Sica e Mastroianni erano dei gran signori, per Claudia Cardinale ha cucito un vestito in una notte, Picasso non l'ha fatto pagare, non ha mai ceduto alle lusinghe di Marlene Dietrich che si era invaghita di lui. No, non ha mai tradito la moglie, ma a Marlene ha permesso di lavargli i capelli, proprio così, qualche volta le ha concesso uno shampoo! Jean Bouquin ha poi lasciato la moda, non aveva più niente da dire e nel '76 si è lanciato nella sua grande passione, il teatro e la cultura.
Aspetto con impazienza l'uscita del libro della sua vita, se ne leggeranno delle belle e appuntamento a Parigi al 10 marzo 2014 per applaudire Eugenio.
http://www.froggydelight.com/article-2343-Jean_Bouquin_Directeur_du_Theatre_Dejazet
Sara inesuribile fonte di curiosita' e questa e' una vera chicca !
RispondiEliminaAh wonderful! You are a vacation!
RispondiEliminaI would live in that bee hive!!!