Meta del giorno è "Le domaine du Rayol", un parco naturale protetto situato fra Le Lavandou e Cavalaire, a una ventina di chilometri da Saint Tropez. E qui vorrei parlare di quell'egregia istituzione pubblica francese che si chiama "Le Conservatoire du littoral" sorta nel 1975 che ha come missione quella di acquisire, proteggere e valorizzare siti e aree della costa. Solo nel dipartimento Provence-Alpes-Côte d'Azur veglia alla preservazione di 143 chilometri di costa e ben 73 siti, fra cui il Domaine du Rayol, acquisito dal Conservatoire nel 1989 e quello di Cap Martin con il Cabanon di Le Corbusier.
Nel prospetto del Domaine du Rayol c'è un sottotitolo che trovo interessante: "Il giardino dei Mediterranei". Mediterranei al plurale perché nella concezione paesaggistica delle varie aree l'ideatore Gilles Clément si è prefisso di creare un giardino planetario associando alcune specie di flora che vivono in condizioni climatiche affini anche se a migliaia di chilometri di distanza e che abbiano come caratteristiche comuni quella di resistere al fuoco e alla siccità.
Nella bella villa primi novecento del "domaine" presentazioni didattiche sulle linee guida di piante e climi; esiste certo un solo Mediterraneo, ma il clima mediterraneo è presente in più paesi, le regioni affini da questo punto di vista rappresentano il 2% della superficie della terra e sono la California, certe regioni dell'Australia e del Cile, il Sud Africa più, ovviamente i paesi del Mediterraneo e le sue isole, le Canarie per esempio. I vari settori del Domaine du Rayol evocano dunque queste aree con una scelta di piante emblematiche e significanti nel loro contesto storico e geografico.
Particolarmente affascinante in questo contesto la mostra di Land Art in corso e che si è appena terminata. Di questa forma di arte contemporanea sorta negli Stati Uniti verso la fine degli anni '60 e caratterizzata dall'intervento diretto dell'artista sulla natura, prediletti in particolare gli spazi incontaminati, ne so veramente poco, ma ho trovato affascinante l'opera "Fleuve Rouge" di Alexandra Dior e Benoît Floquart. Facendo sicuramente riferimento all'immane problema dell'acqua, i due artisti hanno creato un'immaginaria sovrabbondanza del prezioso elemento, un fiume rosso sinonimo di vita che attraverso dei fili tesi scaturiva da un pozzo e invadeva vari punti del Domaine creando inattese coreografie paesaggistiche.
"Anémochores" di Marie-Hélène Richard e Stephan Bohu, come dei semi giganti sparsi con studiata casualità in giro per il terreno.
Sotto le fresche frasche un squisito pranzo mediterraneo; olive, verdure, formaggio, salse e salsette in coni di legno, in fondo è arte anche questa.
Ho lasciate per ultime le foto più belle, quelle realizzabili grazie alle creazioni di Daniel Van de Velde, "Prendre la Tangente", segmenti di tronchi in parte svuotati al loro interno, come un immenso cannocchiale naturale; ho guardato dentro e ho ingrandito sempre di più.
Bello e interessante. Quanto alle donne al volante non mi pronuncio. Potrei dire altrettanto di un sacco di signori autisti.
RispondiEliminaVoglio solo segnalarti un paio di altri giardini botanici al di qua dell'ex-confine: Villa Hanbury a Ventimiglia e i Giardini Pallanca a Bordighera. Se ti interessano, quando verrai ti porto a vederli.
grazie Daniela, li conosco entrambi e sono bellissimi solo che all'epoca della mia visita non facevo ancora la blogger. Ho preso anche il caffé con i signori Pallanca nella favolosa terrazza della loro casa privata, una terrazza come sospesa sul mare che ho loro molto invidiato. Volentieri un giorno ci ritorniamo insieme......promesso
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