Oltrepassate nuvole e brume durante l’atterraggio subito il primo sguardo sulla Cordigliera e sul modernissimo aeroporto, poi in pulmino in direzione dell’albergo si incontrano grattacieli e condomini dei quartieri residenziali, favelas e vecchie case coloniali diroccate o restaurate, coloratissimi murales e due giovani che si baciano, gran bella cosa, mi mette sempre allegria.
Nella mia centralissima stanza d'albergo ho anche un balconcino, postazione di osservazione che notoriamente prediligo, alle nove di sera i cani randagi giustamente pasteggiano, gli ultimi passanti si affrettano verso casa e nel giro di pochissimo tempo per le vecchie strade della Candelaria ci sarà il deserto e silenzio assoluto.
Guardando per terra mi è subito chiaro che andando in giro i miei occhi dovranno fare un duplice lavoro, lo sguardo in su per osservare palazzi e monumenti e in giù per evitare cacche di cani e buche, non deve più succedermi come a Vigna del Mar in Cile di ritrovarmi in ospedale con 15 punti di sutura sul ginocchio per un tombino dissestato. Dovunque targhe persino in latino per l'eroe Simon Bolivar liberatore della patria e poliziotti di tutti i tipi, con cane al guinzaglio o con mitra spianato.
In un punto equidistante dai due fiumi San Francisco e San Agustin Plaza de Bolivar, con al centro la statua in bronzo del Liberatore, è il cuore della Candelaria, concepita al tempo come luogo emblematico dell'autorità spagnola.
La Plaza de Bolivar è immensa, tradizionale punto di partenza per le visite di Bogotà presenta vari edifici pubblici di diversi epoche e stili architettonici. C'è il neoclassico "Capitolio Nacional" sede del Parlamento della Repubblica, la Cattedrale "Catedral Primada", il Palacio Liévano in stile francese sede del municipio cittadino e il recente Palazzo di Giustizia che ha sostituito i due precedenti dati alle fiamme dalla folla e distrutti in momenti difficili della vita politica del paese; sul frontone sono incise le seguenti parole: "Colombianos: las armas os han dado independencia. Las leyes os daran libertad". In piazza c'era gran fermento, manifesti, dichiarazioni al microfono, raccolta di firme, tende piantate per una evidente protesta in atto, ma non sono riuscita a capire per chi e perché, "contro il sindaco" mi è stato genericamente detto.
Nelle strade adiacenti la sede del senato, vari ministeri e Casa de Narigno, il presidenziale edificio neoclassico di primo novecento che nel suo giardino ospita anche un osservatorio astronomico. Visti passeggiando per la Candelaria case di personaggi importanti nella storia del paese, diversi istituti universitari ( ce ne sono 12 a Bogotà ma tutti privati e uno solo è statale), l'antico Collegio Salesiano con la chiesa dedicata a Don Bosco, il Museo Militare con i carri armati in bella vista in cortile; in America latina si sentono sempre molto forte presenza e importanza di militari e Armada.
Ricchissima la chiesa delle Carmelitane fra intarsi, ori e stucchi e delle rappresentazioni femminili per le quali una compagna del gruppo, storica dell'arte, ha fatto riferimento a copie di Francisco de Zurbaràn, il "Caravaggio spagnolo", grande mistico del secolo d'oro della Spagna.
Personalmente mi hanno impressionato un grande, drammatico murales dedicato alla Pachamama, la Madre Terra: "Madre Terra soffriamo e lottiamo con te" e il chiostro restaurato di San Agustin al cui interno su un muro c'era scritto: "La Tierra no es una herencia de nuestros padres, sino un préstamo de nuestros hijos" Antiguo refràn indio (la terra non è un'eredità dei nostri padri ma un prestito dei nostri figli). Attribuito alla tradizione ebraica ho sentito spesso esprimere questo concetto dal mio Maestro di ermeneutica biblica Haim Baharier e a Bogotà scopro con stupore che fa anche parte e espresso con le stesse parole dell'antico patrimonio andino.
In giro ho anche visto questo cartello: la compreresti la giacca di uno che è stato assassinato? E allora perché compri il suo cellulare?
Acquistare un cellulare rubato è come rendersi responsabili di un delitto che non si è commesso.
Non farlo
Fa riflettere questa campagna di sensibilizzazione del governo colombiano......
La signora monoscarpata della prima foto starà parlando su un cellulare rubato che ha acquistato? Mi ha anche colpito la sua somiglianza con Ivy, mia "figlia", anche se Ivy non sembra così vecchia. Del resto l'urbanistica di Bogotá mi ricorda quello delle città filippine: un pot-pourri di moderno e tradizionale, sfacciatamente affluente e squallidamente fatiscente.
RispondiEliminaUn'altra osservazione che ho fatto è che in due città colombiane dove sei stata hai visto piazze immense. Qualcosa a che vedere con le parate militari dei Paesi sottoposti a dittatura? Se ci pensi, nelle città dei Paesi di più antica democrazia il centro è quasi sempre un intrico di viuzze con molti incroci e piazze di medie dimensioni, certamente non progettate per parate militari.
Se vuoi leggere un blog su un luogo diametralmente opposto alla Colombia, vai vedere cosa ho scritto sull'Islanda.
Buona settimana!
http://daniblue.blogspot.it/2014/02/viaggio-in-islanda-prima-parte.html
http://daniblue.blogspot.it/2014/02/viaggio-in-islanda-seconda-parte.html