giovedì 6 marzo 2014

a proposito di nuove definizioni

La trans che riscrive i generi "Così Facebook è più giusto". Questo articolo a firma Elena Tebano è sulla mia scrivania dal 19 febbraio scorso, giorno in cui è stato pubblicato sul Corriera della Sera a pagina 33. Oltre all'articolo in sé che informa che il social network Facebook ha aggiunto ai profili dei suoi utenti più di 50 diversi modi per definirsi oltre ai tradizionali "uomo" e "donna" e adesso 159 milioni di americani non avranno che l'imbarazzo della scelta per il termine in cui si riconoscono, c'era un trafiletto con alcuni esempi di nuove definizioni. Per "Pangender" per esempio c'è scritto che è "una persona la cui identità comprende tutte le espressioni di genere". Ma cosa vuol dire esattamente? L'articolo è sulla mia scrivania dal 19 febbraio perché mi ha messo a disagio, disorientata e ci dovevo pensare, volevo capire il perché. E' solo questione di un nuovo vocabolario, termini a cui non sono avvezza o sono i significati che sottintendono? Mi credevo aperta e moderna e invece scopro che non lo sono? Ho sempre sostenuto che tutte le "diversità" sono una ricchezza e continuo a crederlo, ma in fondo non sono preparata ad accettare "certe diversità"? Mi sconcerta forse la vastità della gamma delle diversità in questo campo? Non amo le definizioni e tanto meno le etichette, se abbreviate ancora peggio; il lungo percorso, certamente difficile, tortuoso e doloroso che porta una persona a cambiare sesso si riduce a tre sole fredde consonanti FTM, female to male o MTF male to female e, secondo questa nuova terminologia io, soddisfatta di come mamma mi ha fatta, sarei Cisgender? Mi sento come in un film di fantascienza, sarò all'antica ma francamente femmina e basta mi piace molto di più. Non so bene, non ho le idee chiare, ma credo che mi disturbi questa fusione senza più confini tra pubblico e privato, questo bisogno di mettersi a nudo dappertutto, in rete o alla televisione poco importa, di dire e/o mostrare tutto di sé, anche quanto riguarda la propria sfera più intima e personale. Credo mi spaventi anche questo immenso potere che ha la medicina oggi, demiurga di tutte le trasformazioni e nessuno più accetta di convivere con problemi, difficoltà, disagi e inadeguatezze che gli appartengono. Sono consapevole che quello dell'identità è un tema fondamentale, su altri fronti, ma è una vita che ci combatto, è un percorso doveroso sapere chi si è e come tale accettarsi e farsi accettare dagli altri, però mi sembra più significativo definirsi per le idee, i valori, i comportamenti, le scelte di vita, la qualità della comunicazione con le persone che ci circondano e non scegliendo fra una gamma di 50 anonime sigle su un social network.

4 commenti:

  1. Ciao Sara! Avendone parlato ieri sera, visto che non conoscevo tutti i termini da te elencati (cisgender evocava in me cheeseburger), mi sono presa il tempo di cercare qualche notizia in più e ho scoperto che i generi della specie umana censiti dall’Australian Human Rights Commission sono ben 23!. Alla tradizionale distinzione tra uomini e donne basata sul sesso (concezione genetico-biologica-fisico-anatomica), vanno aggiunti gli omosessuali, i bisessuali, i transgender, i trans, i transessuali, gli intersex, gli androgini, gli agender, i crossdresser, i drag king, i drag queen, i genderfluid, i genderqueer, gli intergender, i neutrois, i pansessuali, i pan gender, i third gender, i third sex, le sistergirl e i brotherboy. Un’assoluta conferma della complessità di cui siamo portatori noi esseri umani. Siamo complessi, ognuno di noi è in sé unico, il sesso ci definisce biologicamente, il genere aggiunge al dato biologi quello culturale ed esperienziale. Maschi e femmine si nasce, a volte con entrambi gli attributi anatomici come nel caso de gli ermafroditi, uomini, donne e altro si diventa con un inalienabile diritto di tutti alla felicità che passa necessariamente attraverso la realizzazione del sé. I nativi americani chiamavano le persone di genere multiplo “due spiriti”, a conferma che la nostra complessità è vecchia quanto il mondo. La differenza credo sia rappresentata dalla chirurgia che oggi può trasformare e, a volte, “illudere” che la felicità passi attraverso la scorciatoia di un bisturi. Difficile parlare di temi che per molti sono tanto dolorosi, ciò che sento emergere con forza dal profondo è il desiderio e l’ augurio a tutti di trovarsi e di riuscire a volersi bene, l’unico percorso in grado di fare di ognuno di noi un essere umano capace di amore … questo è ciò che davvero conta a qualunque dei 23 o 23.000 generi si appartenga. Grazie Sara di aver provocato in me questa riflessione. Con affetto, Liliana

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  2. appunto Liliana, sono perfettamente d'accordo con te, lo confermi anche tu che è un gran casino e allora lo si risolve riducendosi a una sigla piuttosto che a un'altra?

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  3. Non conosco gli intenti della trans che ha riportato su facebook l’elenco delle 50 identità di genere di cui parli nel tuo intervento . Per quanto riguarda invece i ricercatori credo si tratti di una classificazione che permette di distinguere, per identità di genere, individui che hanno in comune l’ appartenenza alla specie umana e questo con finalità legate a medicina, sociologia, diritti umani, ecc. E chissà se sono riusciti a classificarle tutte o se ce ne sono altre ancora da scoprire!? Certo, la classificazione è solo uno strumento. Certo, anche il bisturi è solo uno strumento. Certo, per noi che abbiamo creduto nel principe azzurro può risultare disorientante un elenco così ampio di opzioni. Tu scrivi: “è un percorso doveroso sapere chi si è e come tale accettarsi e farsi accettare dagli altri, però mi sembra più significativo definirsi per le idee, i valori, i comportamenti, le scelte di vita, la qualità della comunicazione con le persone che ci circondano e non scegliendo fra una gamma di 50 anonime sigle su un social network.” Sono talmente d’accordo con te da pensare che l’importante sia proprio che ognuno di noi riesca a rapportarsi con le persone che ci circondano in base alle idee, ai valori, ecc. prescindendo e senza farsi condizionare dall’ appartenenza ad una delle identità di genere classificate ... o ancora da classificare. Baci, Liliana

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  4. E il sesso degli angeli dove lo mettiamo? [Scusa la battuta...]

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