Sotto l'occhio vigile di un pappagallo di stoffa che insieme a Melpomene, la musa della tragedia che piazzata a un angolo del teatro Heredia con le altre sorelle veglia sui divertimenti nobili della città, fra balconi fioriti e patii interni stupendi, nel dedalo di vicoli della vecchia Cartagena intra muros succede di tutto.
Per esempio ci si fa fare pedicure per strada, si va in giro col carretto, si aspetta bello tranquillo che passi un cliente, si fanno due chiacchiere tra amici e conoscenti.
Si osservano i turisti in giro alla scoperta della città fra le generose natiche boteriane riscaldate dal sole.
Nei locali si balla a ritmi frenetici. E per le architetture, per i colori, per quel decadente miscuglio di certe case troppo restaurate e altre sgarrupate, per l'atmosfera che si respira, per il fluire lento del tempo, per l'animazione delle strade, per la dolcezza di quella lingua che è lo spagnolo, impossibile non pensare a Santa Fé, alla Havana, a certe cittadine lungo la costa cubana, al Casco Viejo di Panama, che visiterò a fine di questo viaggio.
Soprattutto si gioca dappertutto, in piazza San Pedro Claver ci sono persino delle sculture in ferro di giocatori. Ogni angolo di strada, ogni giardino, ogni muretto vanno bene per una partita di scacchi, a dama con le pedine che sono dei tollini, a carte. Mi hanno colpito le loro carte, hanno i numeri grossi grossi e ne ho comprato due mazzi, sarebbero state perfette per mia madre che negli ultimi anni ci vedeva proprio poco, in futuro magari serviranno a me nelle partite di burraco con le amiche.
A Cartagena ho fatto un bell'incontro. Il gruppo se ne era andato a pranzo in un ristorante al chiuso e con l'aria condizionata a manetta, fuori era talmente bello, proprio non mi andava e così ho preferito bighellonare da sola e mangiarmi uno yogurt con frutta in una barettino. Mi si siede accanto e attacca bottone la deliziosa Hildegunn, per gli amici Hilde. E' norvegese, ma studia medicina in Danimarca. Sembrerà anche fragile ed eterea ma ha coraggio da vendere perché si è presa otto mesi sabbatici e se ne è venuta tutta sola a studiare lo spagnolo e fare un giro per Cuba, il centro e il sud America; quando sarà laureata le piacerebbe fare il dottore da queste parti. Mi racconta che a da Panama se n'è andata a visitare alcune isole del meraviglioso arcipelago panamense di San Blas con una grande barca a vela di tredici metri e altri 12 compagni casuali di viaggio. Ha passato 38 ore terribili di fifa blu perché l'Atlantico era agitato, il capitano ciuco tradito e lo skipper fatto di hashish, una vera avventura caraibica, sulla nave c'era anche un pappagallo, proprio come sulla spalla di Capitan Uncino. Mamma mia, che tosta la ragazza, francamente non me la sentirei proprio di andarmene per otto mesi in giro da sola e in paesi lontani.
La invito a visitare insieme e a berci un caffè nella più bella libreria di Cartagena, me l'hanno segnalata e si chiama Abaco, veramente un bel posto da non mancare. C'è un poster di Marquez, chissà quante volte è venuto qui lui che a Cartagena ha casa ed è di casa. Auguri a tutti e due, a Hilde, coraggiosa viaggiatrice solitaria e allo scrittore che se non sbaglio è ricoverato in questi giorni in un ospedale messicano.
Cartagena de Indias: credo proprio di aver esagerato con le foto, ma sono stata affascinata da tutto quel colore!!!!
Nessun commento:
Posta un commento