Puerta Puerto 2012 |
E questa pagina ignominiosa della Storia durata tre secoli consecutivi non è tutto, nella Spagna illuminata, gemma di quell'impero talmente vasto in cui non tramontava mai il sole, sorgerà anche l'Inquisizione. Nell'alberata plaza de Bolivar si erge maestoso il Palazzo dell'Inquisizione, uno degli edifici più belli di Cartagena intra muros, con il suo magnifico portale barocco in pietra incoronato dallo stemma spagnolo, costruito nel 1610 e completato soltanto oltre un secolo più tardi per ospitare la sede del Tribunale del Santo Uffizio. Il Santo Uffizio dell'Inquisizione, istituzione della chiesa creata da Papa Gregorio IX° nel 1233 per vegliare su tutta la cristianità europea e che a partire dal 1480 assumerà quel carattere coercitivo tristemente noto. (Rifiutando in quanto ebrei la conversione forzata, rifiutando di diventare "marrani" come sono stati chiamati in senso dispregiativo , la mia famiglia paterna l'inquisizione se l'è scampata, emigrando a fine 1400 in quello che era allora l'impero ottomano, ma a casa mia, con la nonna e con papà ho sempre parlato quella lingua che si è trasmessa oralmente nei secoli, ovvero il castigliano del 1500, quello che si parlava in Spagna ai tempi della cacciata; il famigerato 31 marzo 1492 la data dell'Editto di espulsione ).
Nelle colonie lontane ovviamente la tragedia slitta di qualche anno e a Cartagena de Indias il Tribunale diventerà operativo per due secoli, dal 1610 al 1811. A parte quelli accusati di eresia, fra i crimini più gravi figuravano la pratica delle arti magiche, la stregoneria e la bestemmia, ma fra delazioni e denunce si fa presto a far fuori chiunque risulti scomodo sporcandolo di colpe inesistenti. Gli accusati riconosciuti colpevoli, praticamente tutti perché non si ha notizia di nessun accusato risultato poi innocente, venivano sottoposti all'autodafé, la cerimonia pubblica in cui si eseguiva la condanna decretata in un'atmosfera da nemesi collettiva. Leggo che a Cartagena si sono tenute cinque autodafé per un totale di circa 800 persone giustiziate. L'unica notizia positiva che sono riuscita a trovare è che i nativi locali sono stati risparmiati poiché né giudicati né mai giustiziati dal Tribunale del Santo Uffizio (probabilmente perché considerati uomini di serie B). Sistemata adesso nel patio interno una ricca esposizione di tutti gli strumenti di tortura con tanto di spiegazioni "tecniche" dei vari metodi usati, in nome di Dio s'intende, ma preferisco soprassedere.
Oltre a strumenti di tortura e documentazione sull'Inquisizione, il palazzo offre anche una ricca panoramica su tutta la storia di Cartagena, in particolare del periodo coloniale e della lotta per l'indipendenza. La città è stata infatti fra le prime a dichiarare la propria indipendenza dalla Spagna già nel 1810, inducendo Bogotà e altri centri del paese a seguire il suo esempio. Nel museo si tengono anche mostre temporanee e ce n'era una che ho trovato bellissima. Dal titolo "Otras Meninas", "altre Meninas" è stata organizzata dall'associazione "Women Together" con il duplice scopo di presentare il lavoro di artisti spagnoli e colombiani emergenti e nel contempo far riflettere sulla condizione della donna nel presente.
Diego Vélazquez: Las Meninas 1656 Museo del Prado |
Con questo post trovo finalmente il fascino di Cartagena, grazie al particolare autobiografico, ma soprattutto grazie al peso della storia. Il tuo precedente articolo su Boca Grande mi aveva dato l'impressione di una grossa città "globalizzata" malamente. Avevo usato l'aggettivo senza sapere che in effetti l'avresti descritta più o meno così anche tu riferendoti al passato. Tremendo, raccapricciante, purtroppo reale.
RispondiEliminaCarina la mostra sulle Meninas. Proprio un anno fa ero al Prado e mi incantavo davanti alla grande tela di Velàzquez. La rigidità a cui erano costrette le donne della corte ha impiegato secoli a sciogliersi, ora las infantas circolano in jeans e infradito. Forse non sono più così maestose.