Fra montagne, pale eoliche e distese infinite di ulivi, eccoci arrivate a Cordova. Uno choc termico e visivo: termico perché nonostante fossimo solo ai primi di maggio, c'erano 45° gradi all'ombra e il caldo era così intenso che si poteva quasi tagliare col coltello, visivo perché non ho mai visto così tanti fiori tutti insieme e diversi in vita mia, semplicemente favoloso! Vicoli, piazze, davanzali, balconi, gronde e soprattutto gli ombrosi patii cordovesi, una sola e immensa esplosione di colore più ricca e variegata della tavolozza di un pittore, come solo la natura sa fare.
Dalla finestra della nostra stanza al vecchio Hotel Posada de Vallina nel centralissimo quartiere Juderia e proprio dietro alla grande moschea, la Mezquita-Catedral, vedo una palma solitaria, il vicolo vociante gremito di gente che cerca refrigerio in bibite e gelati e il ponte romano sopra il Guadalquivir. Scoprirò in seguito che poco lontano c'è un altro ponte, ma stavolta modernissimo, il Puente de Miraflores. L'albergo, come indica il suo nome è una posada, ovvero tradizionalmente quel complesso di abitazioni per i viaggiatori le cui stanze si articolavano intorno a un patio centrale. Famosa a Cordoba la Posada del Potro (la scultura del puledro ) nell'omonima piazza: questa locanda risale al XV° secolo, ha ispirato Gòngora e Cervantes che nel suo Don Chisciotte l'aveva descritta come "un covo di ladri". Però tranquilli, non c'è più nessun pericolo, adesso è diventata un centro culturale.
Gastone, come al solito, ha fatto il suo dovere e la fortuna ci ha arriso: siamo capitate a Cordova proprio nei giorni de "La Fiesta de los Patios", una manifestazione che attira spagnoli e gente di tutto il mondo che viene ad ammirare i cortili interni più belli, un vero festino per gli occhi. Lunghe code sotto un sole battente o al tramonto, ma ne vale la pena, i patii in fiore sono uno spettacolo.
Una giuria designerà il vincitore dell'anno e chi il premio l'ha già avuto in passato, con una targa lo segnala fieramente. Non è un festival che si tiene in anonime sale espositive, c'è il calore e il sapore dell'intimità di una casa privata amata e vissuta, i proprietari accolgono il pubblico, chiacchierano con amici e conoscenti, offrono a tutti racconti e consigli della loro passione. Capita persino di incontrare delle tartarughe che camminano felpate su dei pavimenti che più lucidi non si può.
Con i loro muri tappezzati di vasi di gerani e cascate di bouganvillee, i "patios" di Cordova offrono da secoli ombra e riparo dalla calura, mosaici di ciottoli o piastrelle come tappeti, fontane silenziose o allegramente zampillanti nel centro.
L'origine del patio va probabilmente fatta risalire al "megaron" greco, fulcro della vita sociale, un grande ambiente dove si ricevevano gli ospiti e "all'atrium" tipico della domus patrizia romana. Gli arabi continueranno questa tradizione architettonica con l'aggiunta di una fontana centrale e ricchezza di piante che favoriscono e incrementano la frescura. Il cortile interno era il luogo della casa presso cui le donne trascorrevano buona parte della giornata e attendevano alle faccende domestiche.
Consiglio d'amica: la Fiesta de los Patios a Cordova, dichiarata dall'Unesco Patrimonio Culturale Immateriale dell'Umanità nel 2012, è un "must" da non perdere!!! Aperto a tutti, è un concorso iniziato nel lontano 1933, quasi un secolo di bellezza gratuita che si perpetua.
Una favola, impossibile da realizzare per me, sfortunatamente. Soffro il caldo molto più del freddo e a quelle temperature soccomberei senza dubbio. Assolutamente favoloso.
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