E per i capricci della storia, l'importanza di Granada con la dinastia Nasride sorge proprio quando intorno alla metà del XIII° secolo tramonta quella degli Almohadi, che dovranno cedere all'avanzata cristiana i loro regni di Cordoba e Siviglia. Il regno di Granada, vassallo dello stato cristiano di Castiglia, ma autonomo, divenuto rifugio per ebrei e mussulmani scappati dal resto del paese, per oltre due secoli e mezzo (dal 1237 al 1492) diventerà l'ultima roccaforte di El-Andalus e Granada una delle città più ricche in tutti i sensi d'Europa con una popolazione di oltre 350.000 abitanti.
Oltre alla gemma più preziosa di questo glorioso periodo del passato, ovvero il palazzo-fortezza dell'Alhambra, visitiamo La Madraza, la Madrassa diremmo noi, fondata nel 1349 come scuola e università coranica, l'unica scuola pubblica del periodo Al-Andalus. Trasformata dai Re Cattolici dopo la conquista di Granada nella sede del Comune, nel primo 700 l'edificio era stato ristrutturato in chiave barocca e permane tuttora la facciata esterna dipinta e con stucchi ai bordi per impreziosire i materiali poveri originari. Il barocco deve colpire e stupire, mal si accorda con il rigore delle geometrie moresche. Da notare la ricchezza di lavorazione del "Mihrab", cioè la nicchia di preghiera all'interno della moschea che indica la direzione della Mecca.
Mausoleo dei Re Cattolici (foto presa da una cartolina perché proibito fotografare nella Cappella) |
Si gira pagina della storia e proprio accanto alla Madrassa, la Cappella Reale, l'ultima chiesa in stile gotico costruita in Spagna. Infatti i Re Cattolici, Isabella di Castiglia e Ferdinando II d'Aragona, così nominati dalla bolla di Papa Alessandro VI in omaggio al loro lavoro di diffusione del cattolicesimo mediante l'unione territoriale del paese e l'evangelizzazione (forzata) delle Americhe, vollero che essa fosse il loro mausoleo e il nuovo stile rinascimentale dell'epoca non era di loro gradimento. Leggo che il 2 gennaio con un'iniziale funzione religiosa proprio alla Cappella Reale si celebra la più importante festa di carattere storico della città. Ricorda il momento in cui Boabdil, l'ultimo sultano nasride di Granada il 2 gennaio 1492 consegnò le chiavi dell'Alhambra ai Re Cattolici. Le parole finali del cerimoniale recitano così: "Per gli incliti Re Cattolici, Ferdinando V di Aragona e Isabella I di Castiglia. Viva la Spagna, Viva il Re, Viva l'Andalusia, Viva Granada".
Passeggiando lungo il Rìo Darro, alle pendici dell'Alhambra che si erge maestosa con le sue mura, è una gran festa umana: ristoranti e caffè gremiti, miriadi di persone a zonzo, artisti di strada, un gruppo di ragazze che festeggiano l'addio al celibato di un'amica che rincontrerò più tardi a cavallo di un asino. Per la futura sposa deve essere stata una giornata memorabile. Gastone nota l'affiche del Palacio de los Olvidados e questo nome fa subito tilt nella mia mente. Il "Palazzo dei Dimenticati", e i dimenticato sono loro, quelli della mia tribù, perfettamente integrati per secoli in quel Al-Andalus prima della cacciata del famigerato 1492. Dei "conversos", ovvero quelli che hanno scelto di restare convertendosi e dei "marrani", ovvero porci, quelli formalmente convertiti ma che continuavano in segreto a coltivare fede e tradizioni, della loro nutritissima presenza in Andalusia non c'è quasi più traccia, se non i resti di una sinagoga che visiteremo a Cordoba, il quartiere Juderia a Siviglia e degli spazi museali costituiti da qualche benemerito che ha raccolto testimonianze, foto, documenti manoscritti, libri, oggetti di culto, ridando loro dignità storica e memoria collettiva.
E' questo il caso del Palacio de los Olvidados, spazio per trasmettere attraverso la musica, il teatro e altri eventi culturali il mondo sepharad e favorire l'incontro fra le diverse anime del passato di Granada. Dovuto al mecenatismo del Signor Fernando Crespo che tra l'altro a Ubeda, dove vive, ha scoperto durante dei lavori di ristrutturazione "La sinagoga del agua" oggi visitabile (http://www.drymartinez.net/2011/11/la-sinagoga-del-agua-de-ubeda-jaen-tres.html) al Palacio de los Olvidados proprio quella sera davano un concerto a cui siamo naturalmente andate. Musica sepharad di ispirazione marocchina che per la verità non conoscevo proprio, mio cugino Nissim che aveva una grande collezione di cassette del genere mi faceva ascoltare altre cose, ma quello che mi ha colpito di più è stata la fissa serietà dei musicisti durante l'intera performance musicale, manco a un funerale mi metto una faccia così.
Granada è una città davvero superba, con una storia di tolleranza religiosa notevole per il medioevo e il Rinascimento. Triste che sia stata integrata nel resto della Spagna senza potere diventare una felice enclave di libertà di culto. Comunque è sopravvissuta a tante vicissitudini e fortunatamente è di nuovo casa di ebrei osservanti che riprendono le antiche tradizioni musicali. Bizzarro l'atteggiamento cupo degli esecutori. La musica, almeno, ha un carattere meno severo? Forse ci vorrebbe un po' della chutzpah dei musicisti kletzmer...
RispondiElimina