domenica 24 agosto 2014

Siviglia oggi e ieri

Né da vicino né da lontano, dall'alto della struttura del Metropol Parasol,  mi è piaciuto il ponte dell' Alamillo sul Guadalquivir dell'architetto Calatrava. E' stato realizzato in occasione dell'Expo Siviglia 92 per raggiungere l'isola de la Cartuja dove aveva luogo l'esposizione. Estetica certo di grande impatto questo ponte ad un unico pilone  che come una gigantesca arpa di cemento e acciaio sembrerebbe voler suonare le acque del fiume, ma inserire armonicamente la modernità nel tessuto antico di una città non è connubio facile e questo matrimonio non mi è sembrato felice, troppo freddo e imponente nella geografia circostante. Mi è capitato di leggere ultimamente che il celebre architetto non se la passa troppo bene, ha un sacco di processi in giro per il mondo per problemi legati alle sue realizzazioni (vedi Venezia) che oltretutto triplicano i loro costi nel corso dei lavori.

In fatto di modernità, straordinaria invece la sorpresa del Metropol Parasol del geniale tedesco Jurgen Mayer via via che ti avvicini alla piazza de la Encarnacìon, una delle più antiche di Siviglia, un tempo piazza del mercato e poi anonimo parcheggio prima della riqualificazione attuale. Pare sia la struttura di legno più vasta al mondo, eppure, malgrado estensione e imponenza, gli ondulati ombrelloni a nido d'ape, che come tanti funghi dopo la pioggia invadono tutta la piazza, comunicano ariosità e leggerezza. E non è finita qui: da un ascensore optical art si accede al livello -1 dove le rovine romane rinvenute durante gli scavi sono state abilmente incorporate nella costruzione e al livello 2 si passeggia su una passerella panoramica che ti regala lo spettacolo di tutta Siviglia. Ragazzi che sballo, la fine del mondo! 

Ritorno al passato, malgrado i negozi dai marchi dell'oggi, nell'antichissima Calle Sierpes, sempre menzionata nell'opera di Cervantes e per eccellenza la via perdonale dello shopping e soprattutto nel contiguo Palacio de la Condesa Lebrija, sontuosa residenza signorile del XVI° secolo che la defunta contessa, di professione archeologa, ha completamente fatto restaurare a inizio '900.

 Rigorosamente proibito fotografare le sale interne del palazzo con mosaici e tutti gli antichi reperti romani che la padrona di casa ha raccolto nel corso dei suoi viaggi, altrettanto dicasi della sua biblioteca e delle ricche collezioni di oggetti dedicati all'arte araba, barocca e spagnola che sfilano in bella mostra per tutta la dimora,  ma posso dare un assaggio dello splendido patio rinascimentale in stile mudéjar e del sorriso dell'affascinante studentessa di cui non ricordo il nome, e le chiedo scusa, che ci ha accompagnate nella visita.  
Non potevo certo mancare di visitare la Juderia,  ovvero il vecchio quartiere ebraico di Siviglia, un suggestivo labirinto di viuzze sinuose (animate al mattino presto dalle voci dei bambini che andavano a scuola) e romantiche piazzette all'ombra di alberi d'arancio che al momento giusto  chissà che profumo! Per scoprirlo non abbiamo proprio dovuto fare molta strada perché l'amica Gastone che, ben conosce i miei gusti, ha prenotato la nostra stanza d'albergo nel barrio di Santa Cruz, in piena Juderia. La via Ximénez de Inciso e la piazza Santa Maria la Blanca ne rappresentavano il cuore. Barocchissima e bellissima la chiesa di Santa Maria la Blanca, costruita dove un tempo c'era una delle  sinagoghe del quartiere.   

Tempo di partire per la tappa successiva, Jerez de la Frontera, ma prima ci facciamo un "café caliente" nientepopodimeno che all'Alfonso XIII, mitico lussuosissimo albergo in stile classico con inserzioni neomudéjar, costruito nel 1928 insieme all'edificio di Plaza de Espagna in occasione dell'Esposizione Ibero-americana dell'anno successivo. Pernottare lì immagino costi un patrimonio, ma un cafferino se po' fa!

















Nessun commento:

Posta un commento