Questa è bella! Sono italiana, vivo a Milano, ma, come in questo caso, è frequentemente un mio cugino a mandarmi da Tel Aviv filmati, notizie, articoli che appaiono sui media del mio paese che non ho letto o saputo vedere... Non parlo quasi mai di politica e ne scrivo ancora di meno, da una parte non ne so abbastanza, dall'altra le situazioni " in loco" sono molto più complesse della semplicità manichea con la quale vengono spesso tradotte e poi mi disturba discettare di nobili ideali e di pacifismi impossibili stando comodamente seduti con tè e biscottini nel salotto di casa a migliaia di chilometri di distanza. Tutte le posizioni, anche le più estreme, magari non sono condivisibili ma legittime quando si vive "sul posto", all'interno di una certa realtà, ma da lontano, in balia di informazioni parziali, spesso manipolate o condizionate da ideologie "a priori", troverei più opportuna una maggiore precauzione nell'esprimere certezze, nell'emettere sentenze . Così quest'estate, mentre mio cugino moriva di paura perché un razzo era caduto proprio vicino all'asilo di sua nipote, mentre probabilmente la madre novantenne della mia amica Miriam aveva delle difficoltà ad andare di corsa ogni due per tre nel rifugio sotto casa, mentre civili palestinesi morivano drammaticamente per le strade perché nei bunker sotterranei i loro dirigenti politici di stampo terroristico ci proteggono le armi e non gli uomini (è stato trovato e pubblicato un manuale propedeutico di Hamas sull'uso strumentale delle vittime civili), ho letto e sentito parole, prese di posizioni, giudizi a cui non ho saputo rispondere come avrei voluto. Forse per questo mi è piaciuto tanto questo articolo del giornalista Christian Rocca in cui mi riconosco pienamente e seppur in ritardo lo condivido.
Criticare Israele si può, ma così è nuovo
antisemitismo
4 settembre 2014 IL – Il mensile del Sole 24 ORE
"Mai un appello di intellettuali occidentali rivolto ad Hamas o ad Al Qaeda o agli Ayatollah affinché rinuncino alla violenza, all’odio razzista, ai missili, ai kamikaze, al terrorismo. Mai. Nemmeno un tweet. Gli intellettuali occidentali si appellano solo a Israele, perché si ritiri, perché rimuova l’embargo, perché fermi l’esercito. E poi boicottano. Boicottano gli studenti israeliani, i professori israeliani, anche le aziende israeliane di acqua gassata. In teoria, ma solo in teoria, tutto questo potrebbe anche avere un senso perché Israele è un Paese democratico con un’opinione pubblica che può influenzare le scelte del governo, mentre le altre sono organizzazioni terroristiche di stampo religioso non particolarmente sensibili alle prediche peace&love.
Ma è inutile girarci intorno: l’antisionismo è il nuovo antisemitismo. È una versione aggiornata, ipocrita e politicamente corretta dell’antico pregiudizio antiebraico ben radicato a destra come a sinistra nella tradizione europea. Non c’è altro esempio di Paese messo in discussione in quanto tale. Non c’è altro esempio di Stato circondato da nemici che non ne riconoscono l’esistenza e da detrattori internazionali che lo mettono costantemente in discussione. Non c’è altro esempio di nazione criticata perché si difende da attacchi continui e ripetuti contro la sua popolazione e nonostante sia sempre pronta a deporre le armi, come ha già fatto, nel momento esatto in cui le autorità vicine smettano di voler spillare sangue ai «porci» e alle «scimmie» ebree.
Certo che è lecito criticare il governo di Israele, come quello di qualsiasi altro Paese. Certo che è giusto piangere le troppe vittime civili di un conflitto armato drammatico e infinito. Epperò quando si criticano le politiche russe o tedesche o siriane o iraniane o nordcoreane nessuno nega il diritto di russi, tedeschi, siriani, iraniani o nordcoreani a vivere serenamente in uno Stato, fianco a fianco con vicini rispettosi e pacifici. Nessuno vuole cancellare la Russia, la Germania, la Siria, l’Iran o la Corea del Nord dalla cartina geografica. Nessuno li chiama con disprezzo «entità» né definisce «razzista» con egida Onu il diritto alla loro esistenza.
Qual è dunque la differenza tra le critiche a questi e altri Paesi e quelle a Israele? Una soltanto: Israele è lo Stato degli ebrei. Come è possibile, inoltre, criticare il governo di Israele sempre, comunque e in ogni occasione, quando è di sinistra ma anche quando è di destra, quando è di unità nazionale e quando è di minoranza, quando cerca la pace con i vicini e quando non si fida degli interlocutori? Possibile che questo governo sia sempre criminale, ogni singolo giorno dell’anno dal 1948 a oggi? Che cosa nasconde la critica indistinta e imperitura al «governo di Israele» sia che lo guidi Begin sia che lo guidi Rabin, quando il leader è Sharon e quando lo è Peres, se al potere c’è Barak e anche se c’è Netanyahu?
Delle due l’una: o dietro questa fanatica e ingiustificata ossessione anti israeliana ci sono le ultime scorie ideologiche delle dottrine comuniste, antimperialiste e antiliberali oppure, appunto, è una critica radicata nell’antisemitismo. In entrambi i casi siamo in zona spazzatura della storia, e senza necessità di raccolta differenziata.
Ai firmatari degli appelli contro lo Stato ebraico evidentemente non importa che Hamas abbia come obiettivo principale distruggere Israele, instaurare la legge islamica e proclamare una Palestina Judenfrei. Non gli interessa che le guerre mediorientali di aggressione araba siano cominciate il giorno stesso della proclamazione all’Onu dello Stato di Israele. Non gli risulta che lo Stato palestinese non sia nato, contemporaneamente a quello israeliano come previsto dalla risoluzione Onu 181, per espressa scelta dei Paesi arabi che invece hanno preferito attaccare gli ebrei per provare a impedire la nascita di Israele. Non importa che da sessantasei anni Israele non faccia altro che difendersi e per questo sia diventato più che sospettoso dei suoi interlocutori e vieppiù arrogante, spietato e crudele con i nemici (sul trionfo e la tragedia di Israele leggete My Promised Land del giornalista pacifista israeliano di Haaretz Ari Shavit e scaricate la nuova serie tv della Bbc The Honorable Woman con Maggie Gyllenhaal). Ma che deve fare, Israele, farsi gentilmente annientare?
Gli israeliani, per i firmatari degli appelli, non si possono difendere del tutto, non devono esercitare la loro superiorità militare, forse dovrebbero morire un po’ di più in modo da pareggiare i conti con le vittime dell’altra parte. L’ebreo buono è sempre quello che muore, e non è nemmeno detto. In L’eterno antisemita, Henryk Broder cita uno psichiatra israeliano, Zvi Rex, che offre una spiegazione apparentemente paradossale e grottesca del rancore e del risentimento occidentale contro gli ebrei noto come "antisemitismo secondario": «I tedeschi non perdoneranno mai gli ebrei per Auschwitz». Qui i tedeschi non c’entrano niente, ma su certi intellettuali da appello meglio non scommettere".
Christian Rocca
Sara mia, grazie per questo tuo post che esula dalla tua linea generale.
RispondiEliminaSo che sei reticente a parlare di politica, e io come te, per cui ti capisco. Credo che tu abbia fatto bene, anche se mi sento di intervenire per chiarire alcuni punti.
Da sempre sostengo Israele e nel 1979 ho voluto "toccare con mano" la vita in quel Paese così interessante. Sono stata testimone a 360 gradi di espressioni di grande ammirazione - addirittura fanatismo - e altre di disprezzo profondo da parte di non ebrei nei confronti degli Israeliani e dello Stato di Israele.
Penso che ci sia molta verità in quello che scrive Christian Rocca (dal nome ovviamente non ebreo): ci sono forti correnti antisioniste sia nella politica sia nella società che in molti casi sfociano in sentimenti di estrema antipatia verso gli Ebrei. Però secondo me non si tratta di "nuovo" antisemitismo, piuttosto del solito vecchio tignoso problema mai risolto di rivalità/avversione verso un diverso percepito come privilegiato, o arrogante; problema strisciante che ogni tanto esplode in maniere odiose.
Sacrosanta la sfiducia nei confronti di Hamas che continua ad auspicare la distruzione di Israele, a dispetto della rinuncia ufficiale (del 2008?) dell’articolo della propria costituzione che ne faceva punto irrinunciabile.
E’ vero che l’opinione pubblica occidentale, particolarmente in Italia, ma non solo, tende ad amplificare le notizie di guerra mediorientali più dalla parte palestinese che da quella israeliana.
E’ vero che i firmatari dei vari appelli tendono a essere più di un’area politica anti imperialista e filo socialista e che le critiche ai vari governi israeliani sono sempre infarcite di termini spregiativi.
E’ vero che Hamas ha sempre cercato di boicottare le iniziative di cessate il fuoco e di tregua con attacchi di missili.
Però:
- Parlare di antisemitismo nei confronti di Israele è un ossimoro, perché anche i Palestinesi sono un popolo semita.
- Hamas rappresenta la maggioranza dei votanti nei Territori, ma non la maggioranza della popolazione, che invece è la vittima dei bombardamenti.
- La stragrande maggioranza delle vittime dell’ultima fase di conflitto era palestinese, civile e per di più si trattava di bambini, e l’opinione pubblica occidentale ha assistito esterrefatta allo strazio di tanti innocenti grazie a video e reportages.
- Esiste in Israele una minoranza consistente di cittadini contrari alla guerra e favorevoli ad azioni di pace, che non si sentono rappresentati da Netanyahu.
- Non mi pare che nemmeno Netanyahu sia un sostenitore del processo di pace, considerato il numero sempre crescente di insediamenti che favorisce nei Territori.
Infine, noi “intellettuali da salotto” discettiamo di notizie che ci arrivano tramite terzi – tv, web, giornali, anche familiari sul campo – e non siamo quindi completamente coinvolti, compreso il buon Christian Rocca.
Daniela, lo sai, che Gaza ha drammaticamente tante vittime civili perché non protegge i propri cittadini, anzi li incita a star fuori mentre nei bunker ci custodisce le armi?
RispondiEliminaLo sai che Israele ha fatto cadere dagli aerei dei biglietti in cui informava dei prossimi bombardamenti e invitava la popolazione civile ad allontanarsi? Esattamente il contrario di quanto incitava a fare Hamas.
Lo sai che è risultato che il bombardamento all'ospedale ONU con vittime fra i bambini che ha suscitato tanto scalpore si è poi rivelato essere "un fuoco amico", un razzo di Hamas tirato a distanza troppo ravvicinata?
Lo sai quanti palestinesi di Gaza vengono regolarmente curati negli ospedali israeliani?
Posso non condividere anch'io i territori occupati, ma quando si è firmato l'accordo con Abu Mazen in Cisgiordania, Israele si è tirato indietro e essendoci la volontà da entrambi le parti, il compromesso necessario è saltato fuori. Da Gaza Israele si è ritirato unilateralmente, mi sai dire con quale successo? Penso profondamente che i palestinesi vadano aiutati, aiutati ad avere la forza e la consapevolezza di cambiare i loro dirigenti accecati dall'ideologia e non dal benessere della gente.
Si, naturalmente, sono tutte notizie che ho sentito anch'io, che arrivano filtrate però dai mezzi di informazione, a meno che tu non abbia informatori ufficiali sul campo. La storia dei biglietti gettati dagli aerei è tragicomica, perché annunciavano bombardamenti imminenti e la gente non faceva in tempo a mettersi in salvo. Quanto ai palestinesi curati negli ospedali israeliani è giusto e auspicabile. In tutte le guerre i feriti sono - o dovrebbero essere - curati a prescindere che siano amici o nemici.
RispondiEliminaChe i dirigenti palestinesi siano corrotti e irresponsabili non ci piove. Israele ha avuto grandi capi di governo (Ben Gurion, Meir, Rabin, Begin, Peres), ma anche alcuni pessimi. Netanyahu per me è il peggiore.
Sono al 100% favorevole al diritto di Israele all'autodifesa. Per carità, è un diritto importantissimo che significa anche sicurezza per l'Europa e il resto del mondo. Si tratta dell'unica democrazia in una zona rovente e gli appelli si fanno a Israele proprio perché si riconosce il suo ruolo ufficiale; che scopo avrebbe appellarsi ad Hamas, allo Stato Islamico o Al Qaida ai fini di ragionevolezza e impegno per la pace? Sarebbe ridicolo.
Insomma, che Israele sia incriticabile mi sembra eccessivo: io non sono d'accordo, perché nessuna democrazia lo è. Pare che Rocca invece la pensi così.
No Daniela, non interpreto l'articolo di Rocca nel tuo stesso modo: certo che la critica è autorizzata, sempre, sale indispensabile di ogni democrazia, ma est modus in rebus. Un conto è criticare analizzando e cercando di capire le ragioni degli uni e degli altri, altro è sparare sempre e comunque giudizi negativi su Israele, osservato costantemente con una lente di ingradimento speciale che "a priori", per una certa sinistra sbaglia sempre. C'è molta letteratura in proposito, l'ultimo libro che ho letto sull'argomento è "Sinistra e Israele" di Fabio Nicolucci Salerno Editrice.
RispondiEliminaNon mi sognerei mai di litigare con te su un argomento del genere. Sui sei del tutto d'accordo con Rocca, io no. Forse sono ancora influenzata da una "certa sinistra". Shalom.
RispondiEliminaCara Sara, anch'io non sono d'accordo con Christian Rocca e non lo sono neppure 43 ufficiali e militari israeliani (pure loro antisemiti??!???) membri dell’unità di élite 8-200, che si occupa di intelligence intercettando palestinesi e cercando di trasformarli in spie, che è una delle agenzie più prestigiose dei servizi segreti israeliani, spesso paragonata alla Nsa (National security agency) americana. Come già ti ho scritto, a settembre (notizia del 12 settembre 2014) questi militari israeliani hanno indirizzato una lettera a Netanyahu annunciando di non essere più disposti a “raccogliere materiale che colpisce palestinesi innocenti e che serve alla loro persecuzione politica”. La finalità di 8-200, ha detto alla radio militare israeliana uno dei firmatari della lettera, "non è tanto la difesa di Israele quanto la prosecuzione della occupazione dei Territori". Il portavoce dell’Idf, l'esercito israeliano ha risposto che i 43 potrebbero essere arrestati perché la renitenza alla leva in Israele è punita col carcere.
RispondiElimina- segue altro commento - Liliana
Di seguito posto, in più commenti per limite caratteri accettabili, la lettera di Stefania Sinigaglia chiedendomi se Rocca, in base a quanto ha scritto, possa arrivare a considerarla un'ebrea antisemita.
RispondiEliminaUn abbraccio, Liliana
Caro Israele, parola di ebrea
Stefania Sinigaglia
Sono un’ebrea italiana della generazione post-1945, ebrea da generazioni da parte di entrambi i genitori. Sento il bisogno impellente in queste ore di angoscia e di guerra tra Gaza Palestina e Israele di rivolgermi ad altri ebrei italiani perché non riesco a credere che non provino lo stesso sgomento e la stessa repulsione per la carneficina che Israele sta compiendo a Gaza.
Non si mira a distruggere un nemico armato, non sono due eserciti ad affrontarsi: si sta sterminando un’ intera popolazione civile, perché il nemico è ovunque, in un fazzoletto di terra che stipa in 365 km2 un milione e ottocentomila persone, il nemico è sotto la terra sopra la quale c’erano case e scuole e negozi e ospedali e strade, c’è la gente, e se vuoi colpire chi sta sotto la terra è giocoforza ammazzare chi ci sta sopra a quella terra, anche un bambino lo capisce; ma fanno finta di non saperlo gli strateghi sottili di questo orrore infinito che si dipana sotto i nostri occhi.
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