Se l'Art Nouveau a cavallo fra fine '800 e inizi '900 è il primo movimento internazionale che investe tutti i campi della creazione, dall'architettura alle arti figurative e a quelle applicate, se il futurismo di primo novecento esalta la velocità, la tecnica, il progresso, ( Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa: canteremo le maree multicolori e polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne; canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri incendiati da violente lune elettriche; le stazioni ingorde, divoratrici di serpi che fumano; le officine appese alle nuvole pei contorti fili dei loro fumi; i ponti simili a ginnasti giganti che scavalcano i fiumi, balenanti al sole con un luccichio di coltelli; i piroscafi avventurosi che fiutano l’orizzonte, le locomotive dall’ampio petto, che scalpitano sulle rotaie, come enormi cavalli d’acciaio imbrigliati di tubi, e il volo scivolante degli aeroplani, la cui elica garrisce al vento come una bandiera e sembra applaudire come una folla entusiasta" dal Manifesto Futurista di Marinetti pubblicato nel 1909 sul Figaro)
si può forse dire che Sonia Delaunay riassume e rielabora tutte queste tendenze della modernità nascente. La sua cifra però, espressa in più campi, dipinti, moda, design, arredamenti, scenografie, non sarà floreale o fitta di ghirigori formali come a fine secolo , né la sua curiosità per cambiamenti, innovazioni e scoperte del secolo nuovo si fisserà sulle fabbriche a scrutare macchinari, operai al lavoro o catene di montaggio.
In comune sentire con le avanguardie del primo novecento, il suo lavoro esprime l'entusiasmo e l'energia della vita urbana moderna, ma la sua attenzione si concentrerà fondamentalmente sulle forme e i colori con tutte le applicazioni possibili in un percorso che dal figurativo delle sue prime opere la porterà fino alla completa astrazione dei suoi lavori degli anni '50-'60. Esemplare di questa progressiva smaterializzazione delle forme un suo olio celeberrimo del 1913, "Le bal Bullier", una sala da ballo di boulevard Saint-Michel dove le figure sembrano diluirsi nel colore fino a quasi scomparire, dove i ballerini di tango, nel volteggiare al suono della musica sotto la luce dell'artificiale fata elettricità, si scompongono in prismi e forme elicoidali, dove il movimento diventa protagonista quanto i danzatori.
Sonia e il marito Robert sono affascinati dalla luce elettrica della città, vogliono farsi promotori di un'arte che sappia tradurre frenesia e brulicare della vita moderna, proclamano la nascita di una nuova arte globale che si fondi sul potere costruttivo e dinamico del colore, il "Simultaneismo", ricerca volta a creare effetti di forma e movimento nello spazio attraverso l'interazione dei colori. Al di là della pittura Sonia Delaunay esplorerà una varietà di supporti e di tecniche legate alle arti applicate: l'appartamento dei due artisti, fucina di idee e di frequentazioni avanguardiste verrà decorato, come altri luoghi, dalle creazioni "simultanee" di Sonia che nel '24 aprirà il suo "Atelier simultané" dedicato alla creazione tessile, una casa- bottega dove l'artista impiega delle operaie russe per ricopiare, disegnare e confezionare i suoi progetti di tessuti e i suoi modelli, ricamare sciarpe e cappotti di lana. A una ricca clientela chic e cosmopolita "L'atelier simultané" proporrà in vendita una gamma straordinaria di articoli, frutto delle ricerche tecniche, formali e coloriste dell'artista e il cappotto dell'attrice Gloria Swanson, lavorato in dieci toni di lane differenti, ne è un chiaro esempio.
Forse inconsapevole antesignana dell'Optical Art degli anni '60-70, Sonia Delaunay è un vulcano sempre attivo che fino all'ultimo istante di vita non smette di eruttare preziose lave artistiche: i suoi "vestiti-poesia" dove con i versi dei poeti che ama sperimenta le proprietà plastiche della parola sul tessuto, decori e arredamento della libreria dadaista "Au sans pareil", costumi di scena geometrici e coloratissimi per gli eventi teatrali degli amici avanguardisti, Tristan Tzara in testa, decori e costumi per film, e fra le opere monumentali la decorazione del Padiglione delle Ferrovie, la realizzazione del Palais de l'Air e la tela di 5x6 metri "Rythme", creata per il XV° Salon des Tuileries e da ammirare proprio all'ingresso della mostra.
Davvero grande entusiasmo per questa mostra e non solo per la conoscenza ravvicinata di Sonia Delaunay, ma anche per la qualità dell'allestimento delle sale dove, con sapiente regia scenografica, pareti e volumi degli spazi sembravano accordarsi al ritmo delle opere. Nel bookshop del museo ho persino trovato un libro pop-up dell'artista per la mia collezione, evviva!
Ancora un momento, per favore, il post non è finito e le sorprese neppure perché non mi soffermo sulle ricche collezioni permanenti del museo, ma almeno tre sale straordinarie meritano alla grande di essere condivise. Le due sale con "la Danse inachevée" e "La danse de Paris" di Matisse. La prima iniziata nel 1931 e mai ultimata su commessa della Fondazione Barnes a Filadelfia che riprende il tema del "Bonheur de vivre" del 1905-06; è stata riscoperta a Parigi arrotolata non so in quale angolo nel 1992. La seconda è stata acquistata dalla città nel 1937 proprio per questo museo.
E ciliegina finale la terza sala con "La fata elettricità" dipinta da Raoul Dufy per la hall d'ingresso del Palazzo della Luce e dell'Elettricità, lavoro architettonico di Robert Mallet-Stevens al Champ de Mars nel quadro dell'Esposizione Internazionale del 1937. Una composizione monumentale quella di Dufy che riprende la storia dell'elettricità e delle sue applicazioni in una sintesi fra mitologie e allegorie della luce legate all'antichità e descrizioni tecnologiche del presente. L'opera è stata trasferita nel 1964 nel Museo d'Art Moderne de la Ville de Paris. Semplicemente strepitoso!!!
Che magnifici colori! E che fuoco in questo post!
RispondiEliminaf.