Il museo viene inaugurato il 7 luglio del 1973 alla presenza dell'allora ministro della cultura, lo scrittore André Malraux e di Marc Chagall che compiva quel giorno 86 anni; in Francia il primo museo nazionale consacrato a un artista ancora in vita e la cui collezione era costituita da un insieme eccezionale di opere donate allo stato dall'artista e dalla seconda moglie Valentina fra il 1966 e il 1972. Opere ispirate dalla Bibbia e alla Bibbia, " la più grande fonte di poesia di tutti i tempi" come ha avuto più volte modo di dire l'artista e le 17 tele del Messaggio Biblico sono ancora oggi presentate nelle sale secondo la disposizione progettata da Chagall. Una casa dal carattere quasi intimo piuttosto che un museo, secondo il desiderio dell'artista stesso che è rimasto fedele a questo luogo fino alla fine dei suoi giorni.
Chagall scopre Nizza nel 1926 dove sarà colpito dall'esuberanza cromatica dei bouquet esposti al mercato de fiori di Cours Saleya, ma sarà solo dopo la seconda guerra mondiale e in seguito al rientro dall'America, suo rifugio durante la follia nazista, che l'artista si stabilirà in Costa Azzurra, prima a Vence a partire dal 1950 e poi a Saint-Paul de Vence dal 1966 al 1985, anno della morte. ( "La liste Noire" di Varian Fry edito da Plon nel 1997 è un libro interessantissimo che racconta del salvataggio in America dall'Europa di intelletuali ed artisti nella II guerra). Figuriamoci cosa deve essere l'incontro con la luce mediterranea del sud per un pittore che viene dal nord, la lontana bielorussa Vitebsk!
Per Chagall Nizza è innanzitutto la "Baie des Anges", la Baia degli Angeli, questa grande curva che è la Promenade, cuore pulsante di una certa anima mediterranea, linea di confine fra i cieli di sopra e quelli di sotto, cioè volta celeste, terra e mare, inizio e fine di un mare verde e blu e della città che si snoda davanti. Paesaggi della notte e del giorno nelle sfumature di colore dell'intera tavolozza, ma anche coppie di innamorati, sirene, pesci, sfavillanti bouquets di fiori, il carnevale, sogni e visioni, tutti gli ingredienti della personale visione onirica dell'artista.
In più documenti Chagall ringrazia la Francia, il sud in particolare, maestro generoso "dans le domaine des couleurs" e come solo un artista sa e può fare, ricambia il dono di questa natura felicemente rigogliosa con le sue opere solari, una visione biblica permeata di fiducioso ottimismo anche nei momenti più drammatici del percorso umano. Straordinarie le bianchissime ali di quegli angeli che annunciano ad Abramo e Sara la fine della loro sterilità e la nascita di un figlio malgrado la loro età avanzata. Un oceano di verde e di blu per togliere alla colpa originale quell'insopportabile peso che gli viene tradizionalmente attribuito, la mela rossa simbolo della conoscenza del male e del bene è in mano a un Adamo ed Eva divenuti un unicum, una coppia con tre gambe e due braccia che così fusi insieme affronteranno l'avventura della vita e non del dolore. Persino la cacciata dall'Eden annunciata dall'angelo con i due che se ne vanno volando a cavallo di un gallo rosso simbolo di vitalità e fertilità sottolinea in positivo l'inizio del percorso e non la fine dell'Eden.
Incredibile poi la bellezza di quella sala declinata in rosso come il fuoco dell'amore nelle sue svariate possibili interpretazioni; la traduzione visiva di Chagall del Cantico dei Cantici toglie il fiato; sposa di Dio? della Bibbia? dell'amore umano? Che importa, viene solo voglia di tuffarcisi dentro, di planare sulla città di bianco vestita su quel cavallo alato dalla criniera blu cobalto...
E mentre si annega nella sala rossa dell'amore, fuori lo sguardo vede il profeta Elia sceso in terra sul suo carro di fuoco, uno fra i grandi mosaici realizzati da Chagall. Il profeta Elia fa il suo ingresso nell'universo celeste, circondato dalle costellazioni che formano lo zodiaco; attorno a lui in un cerchio concentrico, animali, figure umane, oggetti associati ai dodici segni zodiacali. Nell'universo dell'artista c'è posto per tutti, per i riferimenti biblici e per quelli dell'antichità, una visione cosmica inondata dalla luce mediterranea
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