Finalmente in Puglia! Uscendo dall'autostrada a ovest di Rodi Garganico, lungo la strada costiera si estendono il lago di Lesina e il lago di Varano, questo secondo lo visiteremo al ritorno del nostro periplo. Vengono chiamati erroneamente laghi perché in realtà si tratta di lagune salmastre costiere collegate al mare da due canali e la zona costituisce una riserva naturale. Sul lago non abbiamo preso il pedalò come consigliava la Lonely (mi è venuto da ridere pensando a Ferrini e ad Alto Gradimento).
Pieno di poesia il giro tutto intorno a Lesina, visto cavalli e bufali al lavoro per divine mozzarelle, visto anche le palafitte di legno in mezzo all'acqua che servono per attaccarci le paranze, le reti con le quali si pescano le anguille, specialità locale. Laghi pescosissimi ma di anguille ce ne sono molte di meno di un tempo, ci dice un signore del luogo e poco male, non le avrei mangiate manco morta, tutte molli e viscide mi fanno un po' senso. Adoro invece le situazioni lagunari e lacustri e qui ci siamo in pieno.
Nel frattempo è arrivata l'ora del pranzo e ci è venuta fame; il compagno di viaggio Cesare dice che gli fa tristezza mangiare in autostrada e, siccome è l'unico uomo che abbiamo, con Gastone lo trattiamo bene, cercando di soddisfare ogni suo desiderio. Una modesta deviazione e siamo a Canosa di Puglia, città fondata nel VII secolo prima dell'era volgare, considerata la principale località pugliese per importanza archeologica. Nell'antica Canusium si sarebbero rifugiati i sopravissuti della battaglia di Canne (216 a.C.), una delle più pesanti sconfitte di Roma di fronte al cartaginese Annibale, a me vengono solo in mente le famigerate versioni di latino dei banchi liceali.
Vediamo il ponte romano sull'Ofanto, una splendida dea Minerva, la necropoli del Ponte della Lama attiva per nove secoli a partire dal primo secolo prima dell'era volgare e percorrendo a piedi la via principale S. Sabino vediamo più o meno restaurati diversi palazzi nobiliari dell'8OO e '9OO, ma che non mi si chieda che faccia hanno gi abitanti di Canosa perché non ne ho la più pallida idea, per le strade un deserto umano assoluto, anche gli avventori del ristorantino avevano tutti l'aria di turisti come noi. Questo è il sud, ragazzi, solleone più ora di pranzo e siesta conseguente sono sacri.
Tutt'altra atmosfera e gran via vai di gente invece a Polignano a Mare, ma ormai erano le cinque del pomeriggio e siamo in una località di mare. Mamma com'è bella Polignano, è stato un amore a prima vista! Sono perfettamente consapevole di fare un uso smodato dell'aggettivo "bello" e sinonimi vari, e non siamo che all'inizio del nostro periplo, ma cosa ci posso fare se l'Italia è splendida? se la Puglia è splendida?
Prima si attraversa il Ponte Lama Monachile, da cui passava la via Traiana, che si affaccia sulla spiaggia nella caletta di Cala Porto e poi si entra nella città vecchia attraverso l'Arco Marchesale in pietra locale della seconda metà del 1600. Per l'antico problema "mamma li turchi" molte città pugliesi e non solo quelle marine sono circondate da mura e quelle che restano a Polignano risalgono al XVI° secolo. Polignano non si è fatta mancare niente, ne ha di storie da raccontare: colonia greca dal VI secolo prima dell'era volgare, poi importante centro di traffici in epoca romana, poi sotto la giurisdizione dell'impero bizantino e a seguire normanni, angioini e aragonesi; è una costante storica che nel nostro sud ci abbiano bazzicato proprio tutti.
Bellissima, soprattutto all'interno così bianca e luminosa, la chiesa Matrice di Santa Maria Assunta, ex cattedrale, che si tramanda essere sorta sui resti di un tempio pagano. Con una imponente torre campanaria di fattura più tardiva, la Matrice è in stile romanico-pugliese con inserimenti gotici, rinascimentali e barocchi e si hanno notizie certe della chiesa a partire dal XII secolo.
Sui balconi di Polignano abbiamo notato per la prima volta "i pumi", che avremo poi occasione di vedere in vari colori e dimensioni ovunque nei nostri giri esplorativi. Sono dei semplici elementi decorativi lisci o più articolati come una pigna, frutto della fantasia dei ceramisti pugliesi. Leggo che il termine pumo deriva certamente dal latino "pomum", cioé frutto e si ricollega al culto della dea Pomona, antica divinità romana dei frutti. In alcuni dialetti pugliesi si usa dire "pumo dè fiure" cioè bocciolo di fiore e la forma dei pumi in ceramica si ispira in effetti a un germoglio che sta per schiudersi. I pumi sono simbolo di prosperità e di fecondità, ma nella cultura meridionale hanno anche funzione apotropaica, di buon auspicio cioè contro il male e viene da pensare alla mano di Fatima appesa nelle case del mondo mediorientale.
Numerose le balconate panoramiche dalle quali affacciarsi sullo strapiombo blu-azzurro, ma la più suggestiva è quella di Santo Stefano ricavata dal basamento di un antico bastione che faceva parte della cinta muraria fino agli inizi del '900. Proprio accanto la piccola omonima Cappella sconsacrata che era la sede del Museo dedicato all'opera di Pino Pascali, rinomato esponente dell'Arte Povera nativo del luogo; adesso è solo una galleria d'arte che porta il suo nome perché il Museo-Fondazione che espone la sua collezione permanente è ubicato nell'ex mattatoio comunale in una nuova sede fuori del centro storico. Le opere dell'artista sono presenti nei più prestigiosi musei del mondo, io ne ho vista una per la prima volta di recente durante la visita della Fondazione Prada.( http://www.saranathan.it/2015/05/fondazione-prada.html)
E per finire in bellezza con un altro figlio illustre di Polignano ecco sul lungomare Domenico Modugno una statua del nostro Mister Volare in procinto di librarsi nell'etere. Ho visto di recente alla televisione un bel filmato sulla vita del cantante interpretato magistralmente da Fiorello. In quell'occasione hanno detto che Volare è stata la canzone più venduta al mondo; certo che se uno nasce in Irlanda o a Cherbourg dove piove sempre, "nel blu dipinto di blu" non gli viene da comporla, ma a Polignano a Mare ci sta, eccome se ci sta.
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