Marc Chagall: Nu rouge relevé 1909 |
Chagall torna in Russia nel 1914 dopo il soggiorno parigino e berlinese. Nel '17 viene nominato Commissario dell'Arte e a Vitebsk, sua città natale, fonda una scuola e crea il Museo di Arte Moderna. L'artista rimane sempre legato al figurativo, alla rappresentazione di un mondo reale seppur tradotto con l'occhio poetico del visionario, non fa certo per lui l'astrazione geometrica proposta dal collega Malévitch capofila delle tendenze militanti avanguardiste, eppure le prospettive multiple, i diversi piani prospettici del cubismo attraversano le opere di questo periodo presentandoci uno Chagall forse meno conosciuto. Significativi in questo senso "L'introduction au théâtre juif" (1920) immensa vivacissima tela commissionata da Lenin per il teatro ebraico di Mosca e poi finita per anni nelle cantine della Galleria Tret'jakov per volere di Stalin, "L'amour sur scène" (1920), "Composition à la chèvre" (1917).
Natalia Gontcharova: La Pesca (1909), Larionov: Ritratto di Igor Stravinsky (1915)
Natalia Gontcharova: "Il velocipedista" (1913); Alexeî Jawlensky: "Jeune fille au tablier gris" (1909)
Neo-Primitivismo, Raggismo, Cubofuturismo, Suprematismo, Costruttivismo: nuove tendenze artistiche, nuove direzioni di ricerca magistralmente espresse in più di 200 opere fra pitture, disegni, documenti, sculture che testimoniano dell'incredibile fermento di quell'impero tzarista in procinto di diventare repubblica popolare, un linguaggio rivoluzionario alla ricerca di una nuova identità, sociale, politica, artistica.
Diventeranno realtà le premonitrici parole di Tolstoj di fine '800 nel suo trattato filosofico "Che cos'è l'arte", dove "l'arte buona è sempre comprensibile a tutti", dove sia gli attori, ovvero gli artisti che gli spettatori, coloro che osservano, non saranno esclusivamente più le élite del paese, ma la comunità umana nella sua globalità, le masse in cammino. Inebriante utopia di giustizia sociale, di libertà, di egualitarismo, di cambiamento, di sperimentazione....come non buttarcisi a capofitto? E poi, grazie alle grandi collezioni di Shukin e Morozov, a Mosca si conoscono i fermenti dell'arte a Parigi e nel mondo occidentale, opere cubiste o futuriste sono appese nei saloni di questi collezionisti -mecenati (http://www.saranathan.it/2011/11/shukin-e-morosov-brera.html). Nel campo della musica o della danza, della pittura o della scultura poco importa, gli artisti, sempre in prima linea come porta-parola di una società avida di cambiamento e di libertà, si metteranno a creare. nell'effervescenza di una storia che promette grandi novità.
Importante e interessante leggere gli anni della composizione delle opere, risulta più chiaro il percorso dell'artista e delle sue ricerche; si scoprirà così che negli ultimi anni Malévitch ritorna al figurativo e ai suoi "contadini". Perché? Quelle suprematiste erano state scelte formalmente troppo radicali? O è forse che il sogno di libertà si è solidificato in una dittatura, che la disillusione ha preso il posto di entusiasmo e speranza, che il regime impone un'arte di propaganda in cui l'artista stenta a riconoscersi? I suoi meravigliosi "Sportivi" (1930-31) sembrano fuori dalla Storia, solo manichini colorati, i "contadini" di questo suo secondo ciclo non sono più uomini al lavoro nella campagna, non hanno più un volto e se ce l'hanno, hanno comunque perso i contorni della realtà, come icone senz'anima.
Natalia Gontcharova e Larionov già nel 1915 avevano lasciato la Russia per Parigi dove inizieranno a lavorare con Diaghilev concependo scenografie e costumi per i suoi famosi balletti, Chagall vuole la sua libertà creativa, far volare, se gli gira, innamorati e capre, non può certo respirare la radicale air du temps del suo paese e se ne riparte per Parigi nel '22. Non è la rivoluzione che ha creato le avanguardie e la modernità, sono stati gli artisti ad essere stati rivoluzionari prima della rivoluzione stessa sperando che questa avrebbe incarnato e concretizzato i loro ideali. "La barca dell'amore si è spezzata contro la vita come si suol dire, l'incidente è chiuso": sono gli ultimi versi intensi del poeta Vladimir MaÏakovsky prima del suo suicidio a Mosca il 14 aprile 1930. Mi hanno fatto pensare al poeta giapponese Yukio Mishima anche lui morto suicida davanti alla televisione nel 1970, quarant'anni dopo. Uno di sinistra, l'altro di destra, il primo aveva perso ogni speranza nel futuro, il secondo provava nostalgia per il passato, in entrambi i poeti l'impossibilità di vivere e di accettare il presente.
Vladimir Tatlin: progetto di monumento costruttivista per la Terza Internazionale Comunista (1919) Di Tatlin anche l'opera sopra esposta "Pescivendolo" ((1911)
Mikhail Matouchine: "Movimento nello spazio" (1921)