Tranne che alle grandi città non è che abitualmente dedico un intero post ad ogni tappa di un viaggio, questione di non esagerare e poi non sempre vedi luoghi di rilievo o trovi cosa dire; con questa benedetta Puglia infrango le abitudini perché, e mi ripeto una volta ancora, è proprio tutto bello e interessante, mi sembra alla grande che ne valga la pena. Per esempio arrivi a Otranto, non fai in tempo a parcheggiare la macchina e subito, oltre a una luce intensissima e al blu di mare e cielo, ti ritrovi davanti l'imponente Castello Aragonese fatto erigere da Alfonso d'Aragona a fine XVI° secolo e le mura difensive con la Torre Alfonsina. Come si fa a non condividere, a non parlarne?
In piazza del Duomo, stupendi nella Cattedrale fatta costruire dai Normanni nell'XI° secolo, i mosaici pavimentali opera di un giovane monaco che si chiamava Pantaleone. Tutto un universo composito fatto di sacre scritture, mostri, animali, figure mitologiche, perfino re Artù e Alessandro Magno risaltano magicamente da quelle tessere rimaste intatte al suolo malgrado che all'epoca i turchi abbiano usato la cattedrale come stalla per i loro cavalli, mentre fuori erano intenti a sgozzare gli abitanti.
Accanto alla Cattedrale, un negozio di mosaici e il Palazzo della famiglia nobile Lopez che adesso ospita il Museo Diocesano: sezioni dedicate alla scultura, alla pittura e arredi liturgici, ma anche frammenti di un mosaico pavimentale risalente al IV-V secolo, come dire che da queste parti il passato è sempre presente.
E per i vicoli, anche a Otranto come in tutti questi borghi pugliesi è un tripudio di profumi, sapori, colori di questa terra generosa; un vociare di turisti in non so quante lingue, tavole di ristoranti e trattorie imbandite a tutte le ore, varietà e ricchezza dell'artigianato locale che sembra non avere bisogno di paccottiglia importata dalla Cina per riempire le sue bancarelle, balconi in ferro battuto e davanzali pieni di poesia. Piante grasse a profusione, fioriscono al sole cactus veri ma anche uno speciale, tutto colorato, fatto di lana, non produrrà fichi d'india, ma lì in un angolo di strada mette proprio allegria.
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