-Sara, vai al MA*Ga a vedere la mostra di Missoni- mi dice Gastone e io nicchio perché non amo particolarmente le creazioni di questo stilista, ma poi ricevo una foto straordinaria su WhatsApp e non ho più esitazioni, mi fiondo in un battibaleno, potere di un'immagine! Certo il MA*GA di Gallarate non ha i volumi del Musée d'Art Moderne de la ville de Paris e di conseguenza anche il numero di opere esposte era minore, ma si tratta di un mostra stupenda che ha suscitato in me lo stesso entusiasmo di qualche mese fa all'esposizione di Sonia Delaunay (http://www.saranathan.it/2015/03/sara-elievna-stern-alias-sonia-delaunay.html). Sarà che modestamente la penso come Rosita Missoni che in un'intervista-video afferma: "Non posso vivere senza il colore", sarà che il MA*GA, rimesso a nuovo dopo l'incendio del febbraio 2013, è una garanzia di qualità, anche la mostra di Alberto Giacometti vista nel 2011 era stata bellissima (http://www.saranathan.it/2011/05/ma-ga-il-moma-del-varesotto.html).
Tutto coordinato, tutto studiato e curato nei minimi particolari, già al bar all'ingresso si entra in atmosfera, un "mood" in bianco e nero, con le tazzine del caffé e i piatti della collezione Missoni Home. La mostra inizia con una significativa affermazione della celebre illustratrice e giornalista di moda Maria Pezzi e poi al piano terra un video del 2009 realizzato nei laboratori della Maison a Gallarate da Alì Kazma, artista di Istambul che si interroga sull'estetica dei processi industriali e una serie di quadri di pittori futuristi e astratti provenienti da collezioni museali e da collezione privata che immagino arbitrariamente essere quella dei Missoni, beati loro.
Dall'alto al basso e da sinistra a destra: Gino Severini "Ballerina" 1957, Fortunato Depero "Architettura sintetica di uomo" (doppio ritratto di Marinetti) 1916-17, F. Depero "Panciotto di Tina Strumia" 1923-24, Giacomo Balla "Linee forza di mare" 1919, Bruno Munari "Un punto azzurro" 1937, Auguste Herbin "Jeudi" 1950, Emilio Vedova "L'urto" 1949-50
E ne ho mostrati solo alcuni, ma sfilano tanti altri nomi importanti con le loro opere, Sonia Delaunay, Prampolini, Paul Klee, Osvaldo Licini, Lucio Fontana, Carla Accardi, Giuseppe Capogrossi, un parterre di grande livello. Lungo la scala per accedere al piano superiore con la mostra della produzione vera e propria Missoni, un arazzo di Ottavio del 2013 che se lo guardi da vicino c'è da perdere la testa per la ricerca di geometrie e colori e il lavoro minuzioso che comporta.
Credo di essere rimasta un'ora davanti a questa foresta incantata, un bosco di righe come spiega un pannello, un'installazione veramente STRAORDINARIA. Visto da vicino si scopre essere semplice filato colorato intorno e dentro al quale si alternano giochi di luce. Seguono al piano un'esposizione dei modelli di casa Missoni e di nuovo quadri, fonte di passione per l'arte, studio e ispirazione, ma anche lavori dello stesso Ottavio Missoni e i suoi studi e bozzetti tessili.
Ottavio Missoni: "Senza Titolo" 1973
Piero Dorazio: "Serpente" 1968
La mostra si chiude con un'esposizione di arazzi Missoni all'ultimo piano. Bello vedere dei ragazzi di una scuola di grafica al lavoro; bellissimi anche gli esiti collettivi dei Workshop del Dipartimento Educativo del Museo MA*GA delle scuole di Varese, decisamente il colore è contagioso.
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