Con l'amico Giorgio siamo usciti dall'autostrada Milano-Bologna a Fidenza, per raggiungere Fontanellato ci sono circa 11 chilometri fra campi coltivati, il bucolico panorama dell'operosa campagna parmense. La nostra curiosità di vedere il Labirinto di Franco Maria Ricci è grande: un labirinto è di per se un luogo particolare, mistero, fascino, meditazione o gioco, possibili più corde interpretative e Franco Maria Ricci ha notoriamente grandi idee e le realizza sempre in eccellenza.
All'arrivo ci troviamo davanti un austero muraglione e non sono proprio sicura che mi piaccia, mi fa pensare all'ingresso inviolabile e inespugnabile di una fortezza. "Da sempre i Labirinti mi affascinano, Insieme ai Giardini, sono tra le fantasie più antiche dell'umanità. Com'è noto, quando fece costruire il suo Labirinto, che era una prigione, Minosse nutriva intenzioni cupe e crudeli; io immaginai un equivalente addolcito, che fosse anche un Giardino, dove la gente potesse passeggiare, smarrendosi di tanto in tanto, ma senza pericolo" - le parole di FMR sul dépliant di presentazione.
Nel primo corpo architettonico bar, ristorante, negozio gastronomico e l'ingresso alla parte museale, con il magnifico bookshop. Tutto è studiato nei minimi dettagli, ritroviamo precisione e rigore a cui l'editore FMR ci ha abituati con le sue riviste. I set dei tavoli sono dei labirinti cartacei, non solo edizioni rare, libri e riviste, ma anche prosciutti e forme intere di parmigiano si offrono alla vendita in esposizione perfetta, allineati al millimetro. E poi si continua verso il secondo corpo architettonico, una cappella a forma di moderna piramide circondata da un peristilio. Questa piazza di duemila metri quadrati dovrebbe ospitare concerti, feste, esposizioni e altre manifestazioni culturali
La struttura vuole far pensare a un tempio maya o azteco? Proporre un'intuizione di assoluto, imponderabile e, atemporale? Offrire uno spazio di raccolta meditazione o di preghiera? O è il mausoleo che un giorno dovrà ospitare le spoglie di FMR, gli auguro il più tardi possibile? Non conosco la risposta, certa è però la presenza della piramide dentro la quale mi sembra lecito porsi questi interrogativi. Tutto intorno si articola il labirinto di cui però non si ha la percezione mentro lo si percorre perché non è il solito bosso tagliato basso che permette alla vista di spaziare oltre, ma diverse specie di solo bambù, lunghi viali di altissimo bambù. "La passione per il bambù - questa pianta elegantissima, ma così poco utilizzata in Occidente, e specialmente in Italia- mi suggerì la materia prima ideale" (FMR)
Un progetto divenuto realtà di grande respiro e non solo per le dimensioni del luogo. Nei suoi sette ettari di estensione, il Labirinto ospita spazi culturali per più di 5000 metri quadrati. All'interno trovano collocazione la preziosa collezione d'arte di Franco Maria Ricci (500 opere dal Cinquecento al Novecento), una biblioteca con circa 1200 volumi (molti dei quali dedicati al grande tipografo Giambattista Bodoni) e le edizioni curate da Ricci stesso nei suoi cinquant'anni di carriera editoriale.
Nella magnifica esposizione museale della collezione di FMR si susseguono i secoli, le sale e le opere, quadri, oggetti, sculture, mobili; nella sala napoleonica per esempio mi colpisce sul tavolo una Beatrice in marmo del Canova con dietro un Busto di Paride di Lorenzo Bartolini, ma sono troppo ignorante per conoscere i nomi di molti artisti, i loro lavori e i contesti in cui hanno creato. Più a mio agio nella sala dell'arte del Novecento, ho apprezzato tantissimo i bozzetti del pittore, scenografo e disegnatore di moda Romain de Tirtof, famoso come Erté, suoi all'epoca i costumi di scena della mitica Mata Hari, il ritratto della moglie fatto da Alberto Savinio e le creazioni del rumeno Demetre Chiparus, il più grande Maestro della scultura Art Déco. Ammirando la perfezione delle sue "donne" scopro cos'è la tecnica "crisoelefantina" adottata da Chiparus per le sue superbe sculture, ovvero una combinazione di più materiali pregiati. Una tecnica usata e sviluppata nella Grecia antica, dal grande Fidia in primis, che consisteva nel ricoprire con un sottile strato di avorio una struttura di sostegno che restava invisibile; si usava l'avorio per le varie parti del corpo mentre drappeggio delle vesti e parti decorative venivano ricoperte di lamina d'oro.
Collezioni raffinate, rare e preziose quelle di FMR che Vittorio Sgarbi provvede a presentare nell'atmosfera aulica del luogo:
Curata da Vittorio Sgarbi anche la prima mostra temporanea del Labirinto, in concomitanza con i tempi dell'EXPO. E' la prima volta che vedo le opere di Antonio Ligabue dal vivo e Pietro Ghizzardi confesso che non lo conoscevo proprio, per entrambi gli artisti un'espressività prorompente che mi ha affascinata. Emarginazione e follia possono rappresentare potentissime molle per la creazione, la storia dell'arte l'ha dimostrato svariate volte, come un terzo occhio scevro da condizionamenti e pregiudizi che sa vedere lontano all'interno di se come all'esterno.
E poi ho pensato che questo è proprio l'anno della riflessione fra arte e follia tenuto conto della mostra di Gérard Garouste vista in agosto alla Fondazione Maeght a Saint Paul de Vence. (http://www.saranathan.it/2015/08/gerard-garouste-figlio-pittore-pazzo.html). In Garouste un recupero artistico delle sue crisi di alienazione, difficile da decifrare per lo spettatore, totalmente intellettuale e introspettivo, in Ligabue e Ghizzardi un selvaggio, autentico, impetuoso buttar fuori sulla tela. "Artista solitario e misconosciuto, deriso in vita ed esaltato dopo morto, illetterato che sconfigge la cultura ufficiale affascinandola e piegandola alla proprie leggi, l'emarginato e il diverso che si riscatta attraverso la pittura e la scultura..." scrive di Ligabue, " il Forestiero sul Po" il critico Marzio dall'Acqua sul catalogo della mostra e Sgarbi: "..."Ligabue è pittore di animali di un mondo vicino, domestico e di cortile, ed è anche e soprattutto un pittore di animali esotici, trasportati in quella foresta che è cresciuta intorno al fiume, dove arrivano tigri mai viste, leoni mai visti... Ligabue li immagina in una foresta vergine, una giungla che è in prossimità di Gualteri, di Guastalla, sul Po. Proprio lì circolano tigri, leoni, serpenti a sonagli, animali, belve feroci, in un mondo in cui l'uomo è il più feroce di quegli animali". Semplicemente mi viene da aggiungere che le più belle giungle, le più belle fiere, le hanno dipinte pittori "incolti" che non le avevano mai viste, anche Rousseau il Doganiere era un autodidatta che non si è mai mosso da Parigi.
A proposito dei ritratti di Ghizzardi VittorioSgarbi scrive:
Un'esperienza molto ricca quella al Labirinto della Masone di Franco Maria Ricci e sono contenta di averla vissuta. Quello che ho preferito in questa cittadella della cultura è stata la mostra "Arte e Follia", l'incontro diretto con le opere che vibrano di passioni e di una liricità toccante, nell'apparente asprezza, di due artisti decisamente fuori da ogni schema; il complesso del Labirinto invece è troppo perfetto e la perfezione si fa ammirare, ma difficilmente regala emozioni.
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