Di nuovo alla Fondazione Prada per vedere le tre proposte appena inaugurate: "L'image volée", "To the son of man who ate the scroll" e "An Introduction". " La prima, ovvero "L'image volée" (L'Immagine rubata) è una mostra curata dall'artista Thomas Demand che propone vari esempi di furto o appropriazione artistica, indebita o meno; nulla si crea ex nihilo e in varie forme e modalità il già esistente rappresenta e ha sempre rappresentato il punto di partenza, la base ispiratrice cui attinge ogni artista. Ricordo di aver letto che quando Picasso si presentava in visita a un atelier, velocemente gli artisti coprivano con dei teli il loro lavoro perché il malaguegno passava per un temutissimo "ladro" di idee. ( foto di sinistra- John Baldessari: L'image volée- poster 2015. Foto di destra- Stolen Pictures è una brochure che il museo statale di Stoccarda pubblicò nel 1948 nel tentativo di recuperare delle opere d'arte sottratte negli ultimi mesi della seconda guerra mondiale. Il testo contiene le illustrazioni di 68 opere)
Riunendo opere storiche, lavori recenti e creazioni inedite, l'esposizione rivela i vari espedienti e le varie tecniche usati dagli artisti per rielaborare idee e immagini dei loro predecessori, ma non solo, in certi casi si parla anche di furti veri e propri. Non ne posso parlare perché la Fondazione stava chiudendo e ho fatto in tempo a vederne solo una minima parte, mi limito a dire che "L'Image volée" in un certo senso mi è sembrata la continuazione di "Serial Classic" la riflessione proposta da Salvatore Settis nella mostra dell'estate scorsa. Se in "Serial Classic" l'analisi espositiva si concentrava sul rapporto tra originale e copie nel mondo artistico greco-romano, questa volta si analizzano i meccanismi leciti o illeciti, celati o manifesti attraverso i quali, partendo da un "originale", si crea un "nuovo originale". (http://www.saranathan.it/2015/05/fondazione-prada.html)
Mi sono invece concentrata su "To the son of man who ate the scrall " (al Figlio dell'Uomo che mangiò il rotolo), una mostra ideata e progettata dall'artista polacca Goshka Macuga che vive e lavora a Londra. Già il titolo è intrigante, fa pensare al percorso del genere umano, ciò che l'uomo ha imparato e saputo costruire nei millenni, il rapporto con il sapere, la conoscenza, rappresentati dai primi testi scritti sulle pergamene. Mi è venuto in mente quell'immenso rotolo, riproduzione dei testi rinvenuti a Kumran, i cosidetti rotoli del Mar Morto, che si trova al Museo di Gerusalemme.(foto a destra)
To the Son of Man who ate the Scroll 2016 Androide -Goshka Macuga
The Golden Sphere: 1992 bronzo dorato- James Lee Byars
E' al piano superiore, nell'ambito dell'installazione "Before the Beginning and After the End" che troverò il dipanarsi sapienziale di quel "rotolo" a cui il titolo della mostra mi aveva fatto pensare. Frutto della collaborazione di Goshka Macuga e Patrick Tresset, distesi su tavoli industriali di vari colori, sei rotoli di carta lunghi nove metri e mezzo recano testi e disegni tracciati a biro a formare un'originale narrazione illustrata della storia dell'umanità fra tappe, cambiamenti e progressi. Manufatti e varie opere d'arte accompagnano questa passeggiata visiva nel tempo della storia fin dai suoi albori, come una grande matassa che via via si srotola e si scompone.( foto di destra: scheletri in ceramica di Marzia Migliora)
Brockhaus Enzyklopedie 1995 -Odires Mlaszho
Lungo la carta sfilano, così per esempio, scritte in ebraico, Adamo e Eva, sigilli mesopotamici di 4000 anni fa, la scultura "The Rock Drill" 1913-14 (fusione 1962) di Jacob Epstein (foto di sinistra),
un frammento di statua di Amenophis IV°-Akhenaton del 1350 circa prima dell'era volgare, la riproduzione del manoscritto originale di "Così parlò Zarathustra" di Nietzsche, le sculture "Gli archeologi" 1969 di Giorgio de Chirico (foto di sinistra), una copia del libro "Farenheit 45" di Bradbury e molto, molto altro ancora..."Brick" 2005 - Peter Fischli & David Weiss
"Concetto Spaziale. Natura, 1959 -Lucio Fontana- Terracotta dipinta
In questo originalissimo excursus che ha certo il merito di far riflettere, mi è piaciuto ritrovare la lettera che Einstein scrisse a Freud nel luglio 1932 e "Perché la guerra?", il testo del carteggio pubblicato nel 1933 con anche la risposta del padre della psicanalisi. E' una riflessione che proponevo ogni anno di leggere insieme in classe ai miei studenti liceali ed è certo pleonastico sottolineare quanto sia drammaticamente attuale. Secondo Einstein nazionalismo e sete di potere rappresentano senza dubbio dei fattori determinanti nello scatenarsi delle guerre, ma non sono sufficienti per capire come masse intere accettino la distruzione di altri e il sacrificio di se. Lo scienziato formula l'ipotesi che l'uomo sia aggressivo per natura e chiede se esistano dei mezzi per liberare l'uomo dalla fatalità della guerra "...Gibt es einen Weg, die Menschen von dem Verhaengnis des Krieges zu befreien?....." Freud risponderà evocando la sua teoria delle pulsioni, quella di vita (Eros) e quella di morte (Thanatos). Poiché secondo Freud l'aggressività è parte insopprimibile della natura umana, bisogna rafforzare la pulsione di vita attraverso i legami affettivi all'interno della comunità e favorendo l'instaurazione di sentimenti comuni a tutti, processo comunque lunghissimo.(http://www.iisf.it/discorsi/einstein/carteggio.htm)
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