venerdì 22 aprile 2016
Roquebrune e l'ulivo millenario
sabato 16 aprile 2016
Nizza: requiem per un mercato
I sentimentalismi non vanno di moda e le nostalgie nemmeno, i nostri tempi divorano a velocità sorprendente il presente e spesso non resta tempo per volgere lo sguardo indietro, al tempo che fu, inutili romanticherie da strapazzo. Mi ribello e un pensiero al vecchio mercato nizzardo della Buffa lo voglio dedicare, perchè sta morendo, anzi è già morto, sta solo aspettando di chiudere definitivamente i battenti, tra pastoie burocratiche e processi vari la data delle ruspe che butteranno giù tutto resta ancora un mistero.
Ci sono capitata l'altro giorno dopo molti anni di assenza; che tristezza vederlo in questo stato, un silenzio pressoché irreale, saracinesche abbassate, solo tre o quattro bancarelle di frutta e verdura qua e là che testimoniano dell'agonia di quel che era un tempo il più bel mercato coperto di Nizza. L'ho frequentato per anni, mamma ci ritrovava giornalmente i suoi fornitori più fidati, il macellaio che le metteva da parte le code di vitello per il brodo d'orzo, il lattaio, il panettiere, un pastaio che faceva certi gnocchi eccezzionali, la sogliola più fresca, il coltivatore diretto che portava le sue patate ancora ricoperte di terra e le mele imperfette alla vista ma deliziose al palato, persino il ciabattino era il migliore, sue le suole e i tacchi più resistenti. Facevano file interminabili i clienti ma anche i negozianti negli uffici del comune per avere il loro banco al mercato della Buffa, tempi d'oro e guadagni assicurati. Andarci di sabato mattina o di domenica era altamente sconsigliabile, troppa gente e non solo gli "aficionados", ma anche frotte di turisti e di curiosi perchè i mercati, da che mondo è mondo, sono luoghi di vita, di colore, di allegria, uno spaccato vero dell'anima di un posto, doveroso metterci sempre il naso in qualunque parte del globo si trovino.
Ci mettiamo a parlare con un coltivatore diretto che è lì da 25 anni, superstite con pochissimi altri di un luogo in dissoluzione. Com'è possibile? Cosa è successo? Racconta che questa è la sua casa da sempre, il suo mondo in estinzione, racconta di tutti i tentativi falliti fatti perchè la municipalità, che ne era proprietaria, salvasse questa pagina di storia cittadina, il modernissimo supermercato e i negozi prospettati per il prossimo futuro non avranno certo lo stesso sapore d'antan, ci mostra il suo bel biglietto da visita con una melanzana sconsolata. Niente da fare, bisogna ottimizzare ed essere redditizi, chi se ne frega della storia, l'amministrazione pubblica ha preferito sbarazzarsi dell'area vendendola e frantumandola, vaglielo a dire che al mercato della Buffa circolava anche la letteratura più alta, negli anni '30 il grande Romain Gary appena sbarcato dalla Russia andava a farci la spesa con la sua mamma.
Una volta ancora l'amaro incontro con l'impermanente, con l'effimero, se ne vanno le persone care intorno a noi, ma avviene lo stesso per tutto quel che ci circonda, anche per i fiori quando non sono più amati, non si trovano più in circolazione garofani e gladioli che andavano per la maggiore nella mia infanzia. Muoiono i luoghi quando non sono più frequentati dalle persone, rischio che temevo corresse piazza Gae Aulenti a Milano con tutto quel cemento e invece no, la gente se n'è appropriata e la piazza vive. In 54 rue de la Buffa invece si respira aria di smobilitazione per non dire cimiteriale. Requiem per un mercato.
Ci sono capitata l'altro giorno dopo molti anni di assenza; che tristezza vederlo in questo stato, un silenzio pressoché irreale, saracinesche abbassate, solo tre o quattro bancarelle di frutta e verdura qua e là che testimoniano dell'agonia di quel che era un tempo il più bel mercato coperto di Nizza. L'ho frequentato per anni, mamma ci ritrovava giornalmente i suoi fornitori più fidati, il macellaio che le metteva da parte le code di vitello per il brodo d'orzo, il lattaio, il panettiere, un pastaio che faceva certi gnocchi eccezzionali, la sogliola più fresca, il coltivatore diretto che portava le sue patate ancora ricoperte di terra e le mele imperfette alla vista ma deliziose al palato, persino il ciabattino era il migliore, sue le suole e i tacchi più resistenti. Facevano file interminabili i clienti ma anche i negozianti negli uffici del comune per avere il loro banco al mercato della Buffa, tempi d'oro e guadagni assicurati. Andarci di sabato mattina o di domenica era altamente sconsigliabile, troppa gente e non solo gli "aficionados", ma anche frotte di turisti e di curiosi perchè i mercati, da che mondo è mondo, sono luoghi di vita, di colore, di allegria, uno spaccato vero dell'anima di un posto, doveroso metterci sempre il naso in qualunque parte del globo si trovino.
Ci mettiamo a parlare con un coltivatore diretto che è lì da 25 anni, superstite con pochissimi altri di un luogo in dissoluzione. Com'è possibile? Cosa è successo? Racconta che questa è la sua casa da sempre, il suo mondo in estinzione, racconta di tutti i tentativi falliti fatti perchè la municipalità, che ne era proprietaria, salvasse questa pagina di storia cittadina, il modernissimo supermercato e i negozi prospettati per il prossimo futuro non avranno certo lo stesso sapore d'antan, ci mostra il suo bel biglietto da visita con una melanzana sconsolata. Niente da fare, bisogna ottimizzare ed essere redditizi, chi se ne frega della storia, l'amministrazione pubblica ha preferito sbarazzarsi dell'area vendendola e frantumandola, vaglielo a dire che al mercato della Buffa circolava anche la letteratura più alta, negli anni '30 il grande Romain Gary appena sbarcato dalla Russia andava a farci la spesa con la sua mamma.
venerdì 8 aprile 2016
i libri al rogo!
Altro che annoiati gomiti distesi sui banchi, altro che barbosi e obsoleti manuali di storia, verrebbe da fare subito una petizione al Ministero della Pubblica Istruzione per perorare l'adozione, quale libro di testo per tutte le scuole di ogni ordine e grado, di "I libri sono pericolosi. Perciò li bruciano" (Edizione Rizzoli 2014), una chicca di Pier Luigi Battista che fa davvero riflettere. Con la scioltezza del suo linguaggio giornalistico l'autore punta il dito su pagine nere della storia mondiale e sull'eterno tormentato rapporto fra cultura e potere.
"I libri sono pericolosi, perciò li vogliono sempre bruciare. Lo sapeva bene Pol Pot, uno che in gioventù a Parigi, aveva frequentato con profitto la Sorbona e i caffè dell'intellighentsia alla moda, abbeverandosi all'esistenzialismo di Sartre. Era terrorizzato dal potere dei libri, che avevano nutrito il suo famelico fervore rivoluzionario. Ne sentiva il profumo esplosivo. E ora, arrivato al potere, voleva disfarsi per sempre dei libri e di chi li leggeva....."
"....il Fuehrer aveva un culto feticistico dei libri. Portò con sé una parte della sua biblioteca da oltre sedicimila volumi persino nel bunker della disfatta....Hitler odiava i libri pericolosi mentre li collezionava con passione bulimica. Ordinava i roghi dei libri per metterli in condizione di non nuocere....."
"Khomeini era un uomo colto. Nel suo esilio parigino divorò quantità immense di libri, ma considerava un dovere sacro, giunto al potere, scatenare l'orda di assassini sparsi nel mondo per sgozzare uno scrittore anatemizzato come blasfemo" (chiara allusione a Salman Rushdie e ai suoi "Versi satanici")
"Mao, che con la rivoluzione culturale ha fomentato e scatenato la più cruenta rivolta della storia contro i libri e contro la cultura "impura", conosceva bene i libri. Da giovane era stato un diligente bibliotecario di Pechino. E tra i tanti volumi che gremivano gli scaffali fece la scoperta di quelli di Marx che gli avrebbero cambiato per sempre la mente e la vita...."
"Come Mussolini che si vantava....di aver divorato un sacco di libri...
"Come Stalin che amava civettare con i libri e con la cultura, riconoscendone l'importanza e temendone il contagio..."
E non è certo stata da meno la Chiesa se è vero che tra gli illustri inquisitori dell'istituzione ecclesiastica si sono trovate: " grandi figure di intellettuali, bibliofili appassionati, uomini che avevano per il libro un vero e proprio culto" basti pensare a un Savonarola o a un Torquemada. Tra il 1557 e il 1559 durante il Concilio di Trento il Papa Paolo IV pubblica il primo "Indice dei libri proibiti" e inizia così la storia della censura, altro tipo di fuoco in fondo, una messa al bando di opere "impure" fra i cui autori figurano Casanova con le sue Memorie ma anche Dante Alighieri e il filosofo Kant di cui l'Istituzione Ecclesiastica proibirà pubblicazione, diffusione, vendita e lettura e che, in vigore per secoli, verrà ufficialmente soppressa solo nel 1966. (Molto interessante a questo proposito l'articolo "E l'Indice dei libri finì all'indice" di Marco Ventura sulla Lettura del Corriere della Sera del 21 febbraio 2016).
Ho proposto alcuni passaggi del libro di Battista che confermano sostanzialmente tre cose, primo: che i libri sono effettivamente pericolosi perché veicolano idee e non è certo detto che tutte le idee siano sempre buone e che leggere certi libri ci renda migliori. Secondo: che contrariamente a quanto si potrebbe pensare, l'incitamento al rogo non è appannaggio di capi carismatici rozzi e incolti, anzi, sono proprio coloro che li conoscono e che ne hanno fatto un larghissimo uso a volerli eliminare. Terzo: che tutti i regimi autoritari e dittatori in particolare ne sono i più acerrimi nemici; considerazioni queste che purtroppo non riguardano solo un passato remoto, " ancora oggi oltre la metà della popolazione mondiale vive in regimi in cui i libri sono proibiti e distrutti e i loro autori perseguitati e uccisi....", annota l'autore.
Questione quanto mai attuale di radicalismo, fanatismo, oscurantismo, comunque lo si voglia chiamare, ovvero, il programma folle di una sola idea dominante che rifiuta la pluralità del pensiero. "Vuole bruciare le idee chi è dominato da un'Idea. Dall'Idea assoluta e sacra, che fa della propria esclusività e superiorità un culto esigente, da portare fino alle estreme conseguenze".
Se sono vere le parole di Umberto Eco: "la biblioteca è simbolo e realtà della memoria collettiva", allora dobbiamo piangere lacrime amare perché nei secoli biblioteche intere e milioni e milioni di libri sono finiti in cenere. Per conservarne la trasmissione per fortuna non serve più che un manipolo di resistenti impari a memoria un libro vagando per boschi come avviene nel magistrale "Fahrenheit 451" di Bradbury, perché il web ha permesso la smaterializzazione del libro con la sua conseguente indistruttibilità. Ormai è salvaguardata dalla tecnologia moderna la memoria di quanto viene scritto e pubblicato, sempre in agguato però la pericolosa forza di azioni simboliche: "Ora ci sono i social network dove, lo raccontano le cronache più recenti, i libri vengono bruciati in effigie per mezzo di uno smartphone".
Comunque leggendo questo libro ho pensato che mi è andata di lusso: con Hitler sarei finita in fumo in un battibaleno perché sono ebrea da svariate generazioni e di arianità non c'è ombra, Pol Pot altrettanto mi avrebbe liquidata perché porto gli occhiali e lui tutti quelli con gli occhiali li faceva sterminare sic et simpliciter, per quanto concerne Mao non ne parliamo neanche perchè ho fatto l'insegnante, delitto imperdonabile durante la rivoluzione culturale. Evviva, l'ho sempre pensato che sono molto fortunata!
domenica 3 aprile 2016
il matrimonio del secolo



Certo non avevo nessuna intenzione di mettere in piazza sul web la storia della bella famigliola, ma guardare stamani tutte quelle foto ha scatenato diverse riflessioni e non ho resistito. Tanto per cominciare una rabbia tremenda perché avrei voluto essere lì anch'io a godermi lo spettacolo, non è che capita tutti i giorni l'occasione di un matrimonio dal vivo bollywood style che finora ho visto solo al cinema. Secondo, lo choc dell'Adriana in sari, stupenda davvero con tutti quei colori sgargianti.


E per ultimo, "last but not laest" penso ai ragazzi, "piezz 'e core" e non solo i nostri, ma anche quelli dei nostri amici che abbiamo visto crescere e seguito fin da piccoli, praticamente anche loro come dei figli. Del Lolli poi sono stata negli anni un'accanita sostenitrice, lo difendevo sempre dagli attacchi della madre che lo trovava troppo indomabile e scavezzacollo e guardalo lì, dall'altra parte del mondo con le ghirlande fiorite intorno al collo e il red bindi in mezzo alla fronte. Roba da matti questi nostri ragazzi, sono veramente cittadini del mondo ma che cosa non ci fanno fare.....Lolli e Saranta vi voglio bene, al secondo e terzo matrimonio non mancherò e in bocca al lupo, HAPPINESS e SAFURMENT!!!!!!!
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