Altro che annoiati gomiti distesi sui banchi, altro che barbosi e obsoleti manuali di storia, verrebbe da fare subito una petizione al Ministero della Pubblica Istruzione per perorare l'adozione, quale libro di testo per tutte le scuole di ogni ordine e grado, di "I libri sono pericolosi. Perciò li bruciano" (Edizione Rizzoli 2014), una chicca di Pier Luigi Battista che fa davvero riflettere. Con la scioltezza del suo linguaggio giornalistico l'autore punta il dito su pagine nere della storia mondiale e sull'eterno tormentato rapporto fra cultura e potere.
"I libri sono pericolosi, perciò li vogliono sempre bruciare. Lo sapeva bene Pol Pot, uno che in gioventù a Parigi, aveva frequentato con profitto la Sorbona e i caffè dell'intellighentsia alla moda, abbeverandosi all'esistenzialismo di Sartre. Era terrorizzato dal potere dei libri, che avevano nutrito il suo famelico fervore rivoluzionario. Ne sentiva il profumo esplosivo. E ora, arrivato al potere, voleva disfarsi per sempre dei libri e di chi li leggeva....."
"....il Fuehrer aveva un culto feticistico dei libri. Portò con sé una parte della sua biblioteca da oltre sedicimila volumi persino nel bunker della disfatta....Hitler odiava i libri pericolosi mentre li collezionava con passione bulimica. Ordinava i roghi dei libri per metterli in condizione di non nuocere....."
"Khomeini era un uomo colto. Nel suo esilio parigino divorò quantità immense di libri, ma considerava un dovere sacro, giunto al potere, scatenare l'orda di assassini sparsi nel mondo per sgozzare uno scrittore anatemizzato come blasfemo" (chiara allusione a Salman Rushdie e ai suoi "Versi satanici")
"Mao, che con la rivoluzione culturale ha fomentato e scatenato la più cruenta rivolta della storia contro i libri e contro la cultura "impura", conosceva bene i libri. Da giovane era stato un diligente bibliotecario di Pechino. E tra i tanti volumi che gremivano gli scaffali fece la scoperta di quelli di Marx che gli avrebbero cambiato per sempre la mente e la vita...."
"Come Mussolini che si vantava....di aver divorato un sacco di libri...
"Come Stalin che amava civettare con i libri e con la cultura, riconoscendone l'importanza e temendone il contagio..."
E non è certo stata da meno la Chiesa se è vero che tra gli illustri inquisitori dell'istituzione ecclesiastica si sono trovate: " grandi figure di intellettuali, bibliofili appassionati, uomini che avevano per il libro un vero e proprio culto" basti pensare a un Savonarola o a un Torquemada. Tra il 1557 e il 1559 durante il Concilio di Trento il Papa Paolo IV pubblica il primo "Indice dei libri proibiti" e inizia così la storia della censura, altro tipo di fuoco in fondo, una messa al bando di opere "impure" fra i cui autori figurano Casanova con le sue Memorie ma anche Dante Alighieri e il filosofo Kant di cui l'Istituzione Ecclesiastica proibirà pubblicazione, diffusione, vendita e lettura e che, in vigore per secoli, verrà ufficialmente soppressa solo nel 1966. (Molto interessante a questo proposito l'articolo "E l'Indice dei libri finì all'indice" di Marco Ventura sulla Lettura del Corriere della Sera del 21 febbraio 2016).
Ho proposto alcuni passaggi del libro di Battista che confermano sostanzialmente tre cose, primo: che i libri sono effettivamente pericolosi perché veicolano idee e non è certo detto che tutte le idee siano sempre buone e che leggere certi libri ci renda migliori. Secondo: che contrariamente a quanto si potrebbe pensare, l'incitamento al rogo non è appannaggio di capi carismatici rozzi e incolti, anzi, sono proprio coloro che li conoscono e che ne hanno fatto un larghissimo uso a volerli eliminare. Terzo: che tutti i regimi autoritari e dittatori in particolare ne sono i più acerrimi nemici; considerazioni queste che purtroppo non riguardano solo un passato remoto, " ancora oggi oltre la metà della popolazione mondiale vive in regimi in cui i libri sono proibiti e distrutti e i loro autori perseguitati e uccisi....", annota l'autore.
Questione quanto mai attuale di radicalismo, fanatismo, oscurantismo, comunque lo si voglia chiamare, ovvero, il programma folle di una sola idea dominante che rifiuta la pluralità del pensiero. "Vuole bruciare le idee chi è dominato da un'Idea. Dall'Idea assoluta e sacra, che fa della propria esclusività e superiorità un culto esigente, da portare fino alle estreme conseguenze".
Se sono vere le parole di Umberto Eco: "la biblioteca è simbolo e realtà della memoria collettiva", allora dobbiamo piangere lacrime amare perché nei secoli biblioteche intere e milioni e milioni di libri sono finiti in cenere. Per conservarne la trasmissione per fortuna non serve più che un manipolo di resistenti impari a memoria un libro vagando per boschi come avviene nel magistrale "Fahrenheit 451" di Bradbury, perché il web ha permesso la smaterializzazione del libro con la sua conseguente indistruttibilità. Ormai è salvaguardata dalla tecnologia moderna la memoria di quanto viene scritto e pubblicato, sempre in agguato però la pericolosa forza di azioni simboliche: "Ora ci sono i social network dove, lo raccontano le cronache più recenti, i libri vengono bruciati in effigie per mezzo di uno smartphone".
Comunque leggendo questo libro ho pensato che mi è andata di lusso: con Hitler sarei finita in fumo in un battibaleno perché sono ebrea da svariate generazioni e di arianità non c'è ombra, Pol Pot altrettanto mi avrebbe liquidata perché porto gli occhiali e lui tutti quelli con gli occhiali li faceva sterminare sic et simpliciter, per quanto concerne Mao non ne parliamo neanche perchè ho fatto l'insegnante, delitto imperdonabile durante la rivoluzione culturale. Evviva, l'ho sempre pensato che sono molto fortunata!
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