Da noi in Italia si cita sempre Adriano Olivetti come esempio di "imprenditore illuminato" e nella stessa direzione ho avuto modo di visitare il bellissimo Villaggio Crespi a Vaprio d'Adda , da queste parti si tratta di fare la conoscenza di Henry Frugès, industriale zuccheriero girondino che per fortuna non pensa solo al business, ma è anche un erudito, un curioso e un grande estimatore d'arte. Il Signor Frugès scopre le idee di Le Corbusier attraverso la lettura dell'opera "Verso un'architettura" pubblicata dall'architetto nel 1923 e ne sollecita la collaborazione. (http://www.saranathan.it/2011/03/bellitalia.html)
Il committente dapprima chiederà la realizzazione a Lège, vicino a Cap Ferret, del primo ridotto quartiere per i lavoratori realizzato dall'architetto e poi, immaginando una più corposa "città-giardino operaia", acquista una vasta radura fra i pini a Pessac, a sud-ovest di Bordeaux, cittadina ricca di verde, rinomata all'epoca come stazione climatica per la sua aria salubre ( non a caso vi si trovava un sanatorio) e facilmente raggiungibile grazie alla ferrovia proprio accanto. L'ambizione è quella di edificarvi un agglomerato modello e di favorire così l'accesso alla proprietà delle classi meno favorite, nelle intenzioni, infatti, una casa non deve costare più di un anno di salario. Il Signor Fugès sogna in grande circa 200 moduli abitativi, ne vengono progettati 127 e ne saranno concretamente realizzati 51.
Frutto dell'incontro fra un architetto urbanista audace, quel Charles-Eduard Jeanneret detto Le Corbusier e Henry Frugès, un industriale bordelese lungimirante, nasce così, fra il 1924 e il 1926 la Cité Frugès a Pessac che all'epoca rappresenta una vera rivoluzione sia sul piano dell'habitat sociale che su quello dell'architettura. Le Corbusier ha finalmente l'occasione di passare dalla teoria alla pratica, di applicare i suoi principi costruttivi base, di sperimentare la produzione in serie e il prefabbricato, la sua "filosofia del vivere" che rispetta l'uomo e le sue esigenze non resterà più solo sulla carta. Da parte loro gli abitanti godranno di ben 75 metri quadri di appartamento, di comodità moderne inimmaginabili all'epoca persino nelle ricche case borghesi di Bordeaux come ripostiglio-lavanderia, stanza da bagno con doccia, riscaldamento centralizzato, garage o tetti- terrazza, luminosi spazi individuali e collettivi per i diversi momenti del vivere quotidiano.
Cinque tipologie di case, "la maison Gratte- Ciel", "la maison Arcade", "la maison Jumelle", "la maison Zig-Zag" e "la maison Quinconce", come un gioco del lego con i pezzi rispondenti a caratteristiche comuni che vengono assemblati ogni volta diversamente e la policromia quale protagonista. Il colore è un fattore determinante nella composizione della Cité Frugès, giochi cromatici non solo sulle pareti all'interno, ma anche negli esterni. Previste inizialmente bianche, strada facendo ci si accorgerà che il colore ha il potere di valorizzare gli elementi architettonici, da la sensazione di uniformità a certi gruppe di case o viceversa può creare alternanze, variazioni fra le diverse costruzioni. "J'ai toujours attaché la plus grande importance à la polychromie et j'ai cherché depuis des années à découvrir les fonctions naturelles de la couleur" ha avuto occasione di dire l'architetto Le Corbusier che però, non a caso, era anche pittore.
Ho chiesto a Cyril Zozor se alla Cité Frugès si respira la stessa atmosfera comunitaria e associativa che ho riscontrato a Marsiglia alla Cité Radieuse e la sua risposta è stata in parte negativa, ma bisogna tener conto delle differenze strutturali poiché a Marsiglia si tratta di un grande condominio mentre qui sono diverse unità immobiliari separate da giardini e strade alberate. L'esperto mi conferma comunque che presso gli abitanti c'è la consapevolezza di vivere in un luogo particolare che rappresenta una pagina di storia dell'architettura moderna del XX° secolo e la volontà di procedere alla salvaguardia delle unità nel rispetto dei piani originali anche se la ristrutturazione è molto più lunga e costosa se paragonata a una casa comune, vige infatti una severa normativa rispetto questa Zona di Protezione del Patrimonio Architettonico. Interessante leggere, sul prospetto informativo fornito, le affermazioni di alcuni inquilini: "On essaie de rester à l'essentiel. C'est une nouvelle façon de voir les choses et de vivre. C'est une philosophie de vie dictée par la qualité spéciale de la maison " oppure "Il est nécessaire d'habiter le lieu pour le comprendre" o ancora "Ces maisons correspondent à une date dans l'histoire de l'architecture moderne. Pour nous, elles appartiennent à tout le monde. Il faut le vivre comme une chance et avec la volonté d'ouvrir sa maison". (http://www.saranathan.it/2013/10/la-casa-del-matto.html)
Non c'entra niente con Pessac, ma con Bordeaux si e la strada del ritorno in città dopo l'interessante visita alla Cité Frugès ha fornito l'occasione per vedere la grande Place de la Victoire con la Porta d'Aquitania e soprattutto l'antica Università di Medicina che adesso ospita le facoltà di Scienze Umane. L'Università di Bordeaux ha una lunga storia di più di cinque secoli e la periferia della città brulica di modernissimi istituti e campus universitari certamente più avveniristici e attrezzati, ma ho trovato pieno di charme questo avamposto del sapere con le sue vecchie costruzioni e il moderno arredo verde.
Bravo pour ce résumé d'une "journée particulière"ment sympathique sur un site exceptionnel.
RispondiEliminaProchaine visite : LEGE au Cap Ferret pour rester dans le contexte LE CORBUSIER que nous avons découvert grâce à l'association "Eileen Gray, Etoile de mer,le Corbusier, mais surtout à nos très chers Robert et Magda
Amitiés de Brigitte et Pascal.
Oui Brigitte et Pascal merci, moi aussi j'ai pensé que la prochaine fois nous ne pouvons pas rater lège. Bisous bisous
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