Un altro luogo irrinunciabile di Trieste è il Museo Sartorio, interessante perchè ha le stesse caratteristiche del Revoltella, non solo cospicua esposizione museale, ma uno spaccato di vita vera con il suo sapore d'epoca ancora integro. Il Museo conserva infatti inalterata l'atmosfera della dimora dei Sartorio, ricca famiglia di mercanti originari di Sanremo e permette di rievocare un modo di vivere e arredare tipico dell'Ottocento triestino nel quale gli spazi delle attività quotidiane si associano a quelli dell'ospitalità e si gode della passione per l'arte e il collezionismo dei padroni di casa.
La villa è una caverna di Alì Babà di arredamenti e opere d'arte in cui tutto è visitabile: il giardino, la serra, la scuderia, la rimessa delle carrozze, l'edificio principale con i suoi tre piani dove, splendidamente conservate, sfilano sale, salotti e saloni di rappresentanza, le biblioteche e anche le stanze private ( ho molto amato un Canaletto) e la superba cucina, testimone di chissà quali prelibatezze del tempo che fu.
E le sorprese non finiscono qui: alcuni ambienti della villa Sartorio ospitano le collezioni dei Civici Musei, vale a dire per esempio un'interessante mostra di ceramiche (maioliche italiane e triestine dal XV° al XVIII° secolo), lo straordinario Trittico di Santa Chiara (dipinto veneziano su tavola del XIV° secolo), soprattutto la rinomatissima raccolta di disegni di Giambattista Tiepolo ed è questione di un tesoro di 254 disegni (249 di Giambattista e 5 del figlio Domenico) esposti a rotazione che testimoniano dell'intensa attività artistica del Maestro dalla giovinezza alla sua partenza per la Spagna nella seconda metà del Settecento. La raccolta triestina è stata acquistata con lungimiranza nel 1893 dal barone Giuseppe Sartorio presso un antiquario triestino.
Ultima chicca di questo inesauribile prezioso scrigno Sartorio è la Gipsoteca-Gliptoteca organizzata nell'ex deposito carrozze. Da ammirare circa 600 sculture dell'Ottocento e Novecento.
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