"I don't have another country even if my land is burning......" Non ho un altro paese anche se la mia terra brucia....." iniziava con questa parole una canzone di grande successo negli anni '90 in Israele e in questi giorni è ridiventata quanto mai attuale, tutti se la ricordano e la citano. A scopo precauzionale 70.000 persone nei giorni scorsi sono state evacuate dalle loro dimore, 1616 non hanno potuto rientrare, 527 le case totalmente inagibili e questi dati si riferiscono solo a Haifa, ma il fuoco ha lambito anche i dintorni di Gerusalemme, il villaggio di Zikron, Carmiel in Galilea, Daliat, un villaggio druso anche lui sul monte Carmelo. Complessivamente nel paese si è parlato di più di 500 focolai d'incendio, certamente dolosi.
Con l'allerta generale e una buona organizzazione, perché il Monte Carmelo il problema degli incendi lo conosce da sempre, l'aiuto di canadair locali e di altri stati, tutti i fuochi sono stati spenti, nessuna vittima e Haifa non brucia più. La città è tutto un agglomerato di case e di alberi, di costruzioni e boschi fianco a fianco, sono più di cent'anni che gli israeliani piantano alberi e verde per trasformare questa terra ostica e brulla, bastano drammaticamente pochi gesti e qualche istante di follia per distruggere tutto e curiosamente nessun villaggio arabo israeliano è stato toccato dal fuoco, nei loro villaggi non avviene mai nessuna calamità. I media stasera hanno comunicato di tenere in stato di fermo 23 persone fra arabi israeliani e palestinesi dei territori.
C'è stata l'intifada dei sassi, quella dei coltelli, adesso sembrerebbe arrivato il turno della "Eshtifada", l'intifada del fuoco (esh=fuoco in ebraico) eppure questa è anche la loro terra e potrebbe essere bella per tutti; qui ci lavorano, ci vivono, per niente al mondo rinuncerebbero alla loro cittadinanza israeliana che garantisce loro diritti che non avrebbero mai in nessuno degli altri paesi del circondario. Invece fan festa, Israele brucia e c'è chi fa festa, basta leggere i commenti, guardare i siti.
Sono fatalista e non superstiziosa, ma quando mi hanno annullato il volo diretto Milano -Tel Aviv all'ultimo momento per due giorni di seguito e che mi è toccato un viaggio avventuroso passando per Roma e una levataccia alle 4 del mattino, ho pensato che magari era un avvertimento del cielo. Un colpo di culo, altro che storie, se fossi arrivata come da programma due giorni prima mi sarei trovata in mezzo alle fiamme, non avrei potuto dormire a casa di mio cugino Eldad che con la famiglia aveva trovato ospitalità per la notte altrove. Giunta invece solo ieri sera, oggi abbiamo passato la mattinata andando in giro per la città a vedere i danni e i quartieri più sinistrati e come noi hanno fatto gli abitanti di Haifa; la città sembrava vuota, tutti si concentravano dov'era passato il fuoco.
Nel pomeriggio abbiamo continuato per En Hod, un villaggio di artisti di cui ho già scritto in passato (http://www.saranathan.it/search?q=En+Hod). Ho guardato un gregge di capre, un cavallino fra gli alberi, qualche scultura qua e là, ma ero svogliata; la mia attenzione si è concentrata sulle manichette antincendio già pronte srotolate in vista dappertutto.