"Fortuna che è passato. Sì, cara Sara, perché mano a mano negli anni ho sviluppato una vera e propria idiosincrasia per il Natale con tutti i suoi finti “vogliamoci bene” e i suoi riti consumistici ormai all’eccesso". Ricevo questa mail e condivido il pensiero dell'amica Franca: anch'io sono contenta che per quest'anno col Natale abbiamo chiuso e non me la sono cavata male, nemmeno mezz'ora di shopping, due o tre panettoni in regalo solo a chi veramente di dovere e niente tovaglie rosse, renne, stelle e angeli, addobbi improponibili e abboffate letali; la vigilia cena in cucina con uno dei miei ragazzi e la sua fidanzata ed eravamo tutti e tre in pigiama grazie a una giornata di completo relax domestico e il 25, lunga passeggiata sulla promenade nizzarda con pic nic in riva al mare, pane formaggio e due mandarini. Il più grande rispetto, intendiamoci, per il Natale con la sua valenza religiosa per le centinaia di milioni di cristiani nel mondo, ma la sacralità dell'occasione non mi appartiene e sono contenta di avercela fatta ad uscire dalla kermesse godereccia di pranzi, cene e regali inutili a tutti i costi. Ricordo certo dei natali ben diversi a casa e mi piaceva pure, ma negli anni cambiano le circostanze e cambiamo pure noi, non mi arrischio a dire se in meglio o in peggio. Via uno, resta il secondo momento topico tormentone, l'ultimo dell'anno che inesorabilmente rimanda al tempo che avanza, un bilancio dell'anno che è passato, timori e speranze per quello che verrà. Francamente il 17 non mi sembra un gran bel numero, superstizioni a parte, però vedremo, qualcosa di buono ci scapperà senz'altro.

Gli auguri dovrebbero essere belli e gioiosi, sennò che auguri sono, ma quest'anno l'ottimismo risulta un po' difficile con tutto quello che ci succede intorno, terremoti, migrazioni epocali, un Mare Nostrum trasformatosi in cimitero, guerre, terrorismo e tanta sofferenza giornalmente davanti ai nostri occhi. Mi dispiace, ma quest'anno va così, riesco solo a dire....comunque adelante Pedro, il 2017 è alle porte.
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