Libourne è una città fortificata reale fondata nel XIII° secolo per volere di Enrico III d'Inghilterra ed è il suo fedele amico, il cavaliere Roger de Leyburn che la fa erigere nel 1270, da cui il suo nome. A quell'epoca numerosi bastimenti carichi di botti di vino della regione partivano dal porto di Libourne sulla Dordogna verso l'Inghilterra e negli anni recenti la cittadina ha recuperato la sua storia portuale sviluppando il turismo fluviale. Non me ne intendo né di vino né di degustazioni, ma tutta questa regione della Gironda ha indissolubilmente legato la sua storia alla produzione vinicola e percorrendola si incontrano tenute, castelli, proprietà magnifiche dedite a coltivare distese infinite di vitigni e itinerari eno-gastronomici studiati ad hoc. Tra l'altro ho pensato che non serve andare fino in New England per godere della gamma di gradazioni autunnali di foglie e natura, fantastici rossi e gialli a perdita d'occhio.
E con tutte le sue vigne intorno ecco spuntare il bel borgo di Saint Emilion. Il suo prestigioso vino era qualificato di "onorifico" già nel Medio Evo perché lo si offriva in omaggio ai sovrani e alle personalità importanti e il consiglio municipale aveva l'incarico di controllarne la qualità; questo consesso di esperti si chiamava "la Jurade" e ricostituito nel 1948, esercita tuttora questa funzione. Tutti gli anni in primavera i giurati, con le loro vesti scarlatte bordate di ermellino e la cuffia di seta in testa, ascoltano la messa, vanno in processione e poi si riuniscono per decidere se la raccolta dell'anno precedente merita di ricevere il sigillo che ne attesta l'eccellenza. Ogni coltivatore poi presenta la sua produzione e, quando va bene, si vede attribuire il marchio di "Saint Emilion, origine controllata". In autunno, gli stessi giurati, dall'alto della Torre del Re, proclamano solennemente l'inizio della vendemmia. Pleonastico dire che tutte queste cerimonie si accompagnano con gran mangiate e abbondanti libagioni.
Saint Emilion: una distesa di vecchi tetti contigui fra loro quasi senza soluzione di continuità: da un parte il castello del re fatto erigere da Luigi VIII° secondo gli uni, da Enrico III° Plantageneto nel 13°secolo secondo altri, dalla parte opposta del borgo la Collegiale con il suo chiostro del 1300, entrambi a perpetuare nel tempo che fu potere religioso e potere temporale. Nel chiostro varie pitture e mi sono piaciuti molto gli angeli dell'artista François Peltier che pratica indistintamente l'arte religiosa e quella profana sostenendo che in fondo la ricerca artistica è la stessa: il tentativo di trasmettere un senso di sacralità attraverso l'uso della materia. Nel centro del borgo l'antica piazza del mercato.
Dalla piazza del mercato si accede alla particolare chiesa monolitica tutta in roccia calcarea che purtroppo abbiamo visto solo dall'esterno. Pare che sia la chiesa sotterranea più importante di Francia, scolpita completamente nella pietra fra il 9° e il 12° secolo, ingrandendo grotte e cave preeesistenti.
E visto che si sta parlando di vino, l'indomani siamo andati a fare una capatina a Bordeaux alla "Cité du vin" in fondo al quartiere di Chartrons di cui volevo vedere la particolare architettura che vuol far pensare a un ceppo nodoso della vite. Ci siamo andati col BatCub, il traghetto fluviale che attraversando ponti vecchi e nuovi solca la Garonna e che passa ogni mezz'ora.
Nessun commento:
Posta un commento