Arrivati nella grande mela, per un giorno ho fatto sciopero culturale, si fa per dire; please arimortis, niente musei, mostre, collezioni o visite impegnative, semplicemente andare in giro a piedi e guardare dove le gambe ti portano. Sarebbe stato un peccato perdermi per esempio i bambini che se ne vanno in gita scolastica, il quartiere di SoHo in cartone sistemato in valigia, l'annuncio delle unghie laccate sushi style e meno male che c'era scritto "don't eat" e che dire delle ciglia all'altezza del naso? Peccato non vedere in vetrina la testa di alano arlecchino con su una bella giacca da uomo, ignorare la succursale del famoso Sant Ambreus milanese o che si può ordinare un grilled kosher hot dog a 4 dollari e 35 cents; tutte cose inutili e futili, lo so, però divertenti e loquaci di un certo "way of life" di questa metropoli d'oltreoceano.
Oltretutto l'appartamento che abbiamo affittato non si trova mica in una landa desolata o in una brutta periferia ma a SoHo, in Sullivan street e a un tiro di schioppo dal Greenwich Village, quanto c'è di meglio in fatto di quartieri trendy, chiaro che vanno curiosati. La Sullivan street è tranquillissima, ci si sente come in un paese, talmente tranquilla e senza traffico che c'è persino chi gioca a basket per strada e l'appartamento appartiene a un musicista il cui zio gestisce la pasticceria alla moda proprio di fronte (tutto in famiglia, sembra di essere a "Napule") e accanto alla porta di ingresso c'è affisso un articolo del New York Times che ne decanta le prelibatezze. L'amica Magda, golosa di dolci, fa finta di sorvegliare la mia valigia, ma in realtà osserva i cake e sogna!!!
Comunque, e questa la devo proprio raccontare, la prima cosa che ho notato in Sullivan Str. perché abbiamo parcheggiato proprio davanti, è stata la chiesa di Sant'Antonio da Padova. Ma quante chiese dedicate a lui ci sono nel mondo? Possibile che dovunque vada mi ritrovo sempre davanti Sant'Antonio da Padova, persino in un paesino del lella a nome Gigante in Colombia (http://www.saranathan.it/2014/03/no-quien-tiene-pero-quien-sabe.html), persino in Kerala??? (http://www.saranathan.it/2009/03/paradiso-e-inferno-sempre-vicini-cest.html). D'accordo che è un santo santissimo, d'accordo che ha conosciuto e frequentato di persona San Francesco, d'accordo che i francescani hanno diffuso la parola evangelica dappertutto nel mondo, però sto Sant'Antonio ha davvero il dono dell'ubiquità. Nella chiesa leggo che formatasi nel 1886, la congregazione cattolica francescana è la più antica degli Stati Uniti, sorta per gli immigranti italiani e sono loro ad avere costruito questa chiesa nel 1888; leggo anche che i francescani sono stati i primi missionari a mettere piede in America nella seconda spedizione di Cristoforo Colombo.
Dal sacro sono subito riapprodata nel profano, che mi è più congeniale, mostrando qui sopra due allestimenti di negozi che mi hanno colpita: quello delle edizioni divulgative d'arte, il Taschen Center, e l'avveniristico Google Shop. A percorrere la Sullivan str. fino in fondo si arriva nel Greenwich Village a Washington Square dove non ero mai stata nei miei viaggi precedenti e il ritorno lungo la lunghissima Bowery sarà l'occasione per costeggiare Little Italy e Chinatown. Gran bella piazza Washington square con l'omonimo parco centrale, ai bordi un dipartimento della New York University, la casa dove dal 1942 al 1947 ha abitato Eleanor Roosevelt, moglie del presidente Franklin Delano nonché strenua paladina dei diritti umani e un mercatino improvvisato di strada ovvero due signore che vendono le loro creazioni all'uncinetto. Dentro i viali del parco, invece, scoiattoli a volontà e un virtuoso solista del sassofono che un po' suona e un po' si riposa ai piedi della statua di Giuseppe Garibaldi.
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